SIENA NOTIZIE NEWS

 

L'ATTESA PER I PLAYOFF E' UN CONTO ALLA ROVESCIA VERSO I TITOLI DI CODA

News inserita il 16-05-2014

Momento terribile per la Mens Sana ed i suoi tifosi, costretti a leggere la parola "fine" sulla lunga storia biancoverde

Aspettare la prima palla a due del playoff, l’ultimo playoff nella storia della Mens Sana Basket che la bufera dell’indagine “Time Out” sta spazzando via ancor più del decreto in arrivo dal giudice fallimentare, è un po’ come andare al cinema di domenica e assistere all’ultimo spettacolo serale. Ti godi il film portandoti dietro le endorfine del sabato sera, la ripartenza finalmente senza traumi da sveglia del mattino successivo ed una giornata trascorsa senza obblighi né troppe regole ma, improvvisamente, ti accorgi come la parola “fine” che scorre coi titoli di coda sia un po’ la metafora del weekend ormai concluso.

Si andrà insomma al palasport con tanta riconoscenza verso chi, nonostante tutto, in questi mesi ha indossato la maglia biancoverde come una seconda pelle, si farà il tifo che sempre si è fatto (forse anche qualcosina in più) per quei colori che ti porti dentro da una vita, magari ci si appassionerà anche per il susseguirsi di partite che mettono in palio lo scudetto ma, comunque vadano a finire le cose, tutti quanti sappiamo che ci sarà una parola “fine”. E purtroppo non serviranno cinque o sei giorni di lavoro per godersi un altro weekend, nel nostro caso una nuova stagione cestistica, perché la Mens Sana Basket è ormai morta e sepolta, uccisa dai non meglio precisati “servizi” che ne hanno fatto bocciare il bilancio a febbraio e  infangata dall’associazione a delinquere (non è un modo di dire, è ciò che sta scritto nei capi di accusa formulati dal p.m. nei confronti dell’ex presidente Minucci e delle altre tre persone arrestate nei giorni scorsi) finalizzata a frodi fiscali che altri tribunali, quelli penali, dovranno valutare nei prossimi mesi, verosimilmente anche anni, quando le imprese sportive degli ultimi lustri saranno diventate solo un ricordo. Se poi, alle spalle di tutto questo, esistesse o meno l’ennesimo ”sistema” (anche a livello nazionale), come qualcuno va reclamando da mesi, potranno chiarirlo le indagini e i vari gradi di giudizio. Di sicuro non è che l’eventuale emergere di nuovi colpevoli o complici attenui, meno che mai derubrichi, la gravità dei reati contestati in questi giorni: le responsabilità devono venire tutte a galla per comprendere meglio certe dinamiche e, se del caso, mettere in fila i nomi dei responsabili, non certo per scivolare nella retorica craxiana del “tutti colpevoli, nessun colpevole”.

Considerazioni sparse, prima di mettere il naso all’allenamento della Montepaschi e vedere come sta il ginocchio di Erick Green. La prima riguarda la passione che la gente ha riversato domenica scorsa prima sulle strade di Siena, poi sulle tribune del palasport, e che sta a dimostrare come il vero patrimonio da salvare sia il pubblico della Mens Sana, con il suo attaccamento febbrile e la sua maturità comprovata anche nel momento in cui si vede scippare tutto di mano: dal club alla prima squadra, dal settore giovanile alle…coreografie. Secondo appunto nei confronti della platea di addetti ai lavori interpellata da Legabasket che, per numero tre (3) voti, ha tolto a Marco Crespi un meritatissimo titolo di allenatore dell’anno: non ce ne voglia Paolo Moretti (artefice di una grande stagione, vero, per la cronaca anche idolo assoluto del sottoscritto quando vestiva l’orribile maglia biancoblu con sponsor Mister Day) ma, data la qualità certo non eccelsa del roster mensanino e tutti i ribaltoni che ha dovuto gestire, quel premio doveva andare ad occhi chiusi all’ottimo allenatore di viale Sclavo.

Terza ed ultima obiezione, non ci sono vincitori nelle sconfitte. E siccome la sconfitta è di proporzioni incalcolabili, nessuno oggi può presentarsi come salvatore della patria e millantare crediti: anche perché di crediti residui, in questa storia, purtroppo ce ne sono. Tutt’altro.

Matteo Tasso

 

 

 

 

Galleria Fotografica

Web tv