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LA "NUMERO 9" DI CECCHERINI, UN TUFFO NELLA STORIA CHE FA BENE ALLA MENS SANA

News inserita il 23-09-2014

Domani sera al palasport il ritiro della maglia indossata per tante stagioni dall' indimenticato campione senese

Sei, nove, quattordici. Sta racchiusa in questi tre numeri, i numeri delle maglie che ha indossato fra il 1974 ed il 1984, l’avventura di Alberto Ceccherini in biancoverde: ricerca statistica e memoria storica si sono messe d’accordo individuando nella numero nove quella che la Mens Sana (mi perdonino i puristi se nello scrivere, nel commentare e nel tifare tralascio spesso e volentieri la datazione 1871, del resto non credo di aver quasi mai sottolineato la specifica Basket in precedenza: per me è solo Mens Sana, poi ciascuno fa bene a pensarla come vuole) fra qualche ora ritirerà e, successivamente, appenderà al soffitto del palasport andando a colmare una lacuna creatasi in dodici anni nei quali, vincere tutto ciò che si è vinto, ha finito per comportare un miope smarrimento di certe pur nobili radici precedenti.

Duecentonovantuno presenze in campionato con la solita canotta sulle spalle non sono uno scherzo, anzi sono state per tanti anni un record. Lo hanno battuto, in tempi recenti e con molte partite in più a disposizione, altri due grandi capitani di nome Carraretto e Ress, per i quali sarebbe bella stessa celebrazione a fine carriera (portava il nove sulla schiena anche il Carra, vero, ma c’è posto per tutti, nel frattempo è un buon segno vedere che il quattordici quest’anno è vacante) e con i quali Alberto condivide la hall of fame dei mensanini più amati di ogni epoca. Forse è retorica, ma nel momento in cui si riparte dal semiprofessionismo della serie B avere sopra la testa la maglia del Cecchera può darci un spinta, se non cestistica, almeno emotiva: del resto Alberto era uno di noi, uno che alla domenica sputava sangue per la maglia della sua città e magari si guadagnava stima e buone recensioni in giro per l’Italia, ma poi al lunedì tornava ad essere un ragazzo normale, verrebbe da dire una persona qualunque fra la sua gente, che proprio per questo lo ha sempre apprezzato. Poco cambia se con addosso una divisa da gioco, la montura della Contrada o l’abito da ufficio.

Il fatto che, in rete, non si trovino tanti ricordi del Ceccherini cestista è un cruccio (purtroppo la “letteratura mensanina” antecedente l’età dell’oro si sofferma, al massimo, sulla lunga parabola di Ezio Cardaioli o sui bagliori provocati dall’avvento di George Bucci, agli altri toccano le briciole), oltre che un’occasione mancata di far comprendere un’epoca e i suoi protagonisti ai ragazzi di oggi. Rimane traccia della famosa monetina che lo centrò in testa durante una trasferta a Bologna-Virtus, vinta poi a tavolino, ma certo i suoi tiri in sospensione o le sue entrate a canestro meriterebbero qualche spunto più dettagliato. Nella mia memoria, che per limiti anagrafici si è perduta gli anni della primissima serie A, quella giocata al Dodecaedro con la banda trasversale bianca e la scritta rossa Sapori sulle maglie verdi, rimangono un paio di partite dei primissimi anni Ottanta: un derby contro Livorno, la Libertas, battuta al palasport davanti a settemila persone dopo un supplementare nel quale Alberto mise in campo esperienza e saggezza per contenere gli ospiti ed una sfida all’altra Livorno, la Pallacanestro, giocata in campo neutro a Bologna a metà settimana, con botte da orbi dentro e fuori Piazzale Azzarita e Alberto, sempre lui, che sul rettangolo zittisce i quasi duemila portuali mettendo dentro un paio di tiri di tabella nel rush finale.

Lo ricordo, disponibilissimo, cordiale e sorridente, per un’intervista effettuata in orario d’ufficio (altri tempi…), quando nel 1997 la Polisportiva Mens Sana lo coinvolse per dare un contributo al rilancio della sezione minibasket. Poi i momenti difficili, la grande dignità nell’affrontare la malattia ed un destino crudele, il pianto di tanta gente in quella fredda giornata di febbraio di dodici anni fa.

Altri, più tempestivi o forse solo più sensibili, gli hanno nel frattempo intitolato impianti e tornei. La Mens Sana, da domani, imbocca la strada per iniziare a recuperare il tempo perduto.

Matteo Tasso

 

 

 

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