BLOCK NOTES: MONTE DEI PASCHI, COSE DI CASA NOSTRA

News inserita il 06-08-2021 - Attualità Siena

Trattativa in atto che prevede per Unicredit l'acquisto di Mps a condizioni di assoluto favore

Cose di casa nostra. E allora parliamo del Monte dei Paschi che, fino a prova contraria, fa ancora parte della nostra storia, cultura e territorio. Fa un certo effetto constatare come l'Europa e il Governo stiano conducendo le danze nel salotto di casa nostra, appoggiando le mire di Unicredit che per rafforzare la sua posizione in Italia, dopo che Intesa San Paolo ha assunto un ruolo di gran lunga predominante sullo scacchiere bancario italico, ha deciso, ma la manovra era partita da lontano con Padoan alla Presidenza dell'Istituto oramai Milanese e il Ronaldo della finanza europea,  Andrea Orcel, chiamato ad assumere il ruolo guida di CEO dall'aprile di quest'anno, di aprire una trattativa che prevede l'acquisto del Monte a condizioni sulla carta di assoluto favore. Orcel, salverebbe – si fa per dire - il Monte che gli stress test europei insediano all'ultimo posto fra le prime cinquanta banche passate al setaccio, prendendosi tutta la rete commerciale, crediti buoni e clientela, tralasciando le sofferenze e i rischi legali. Sembrerebbe che si debba chiudere baracca e burattini e “chi s'è visto, s'è visto”.

Vi ricordate “Accosta l'uscio”, la commedia vernacolare di Tambus? Se arriva Unicredit alle sue condizioni, al Monte non resta che accostare l'uscio e Siena diventa in un amen un bellissimo borgo antico. Ma non corriamo precipitosamente verso il baratro...sembrerebbe e basta, però, perché Daniele Franco, il Ministro del Tesoro che conosce a menadito tutti i sistemi finanziari e bancari del mondo intero – no, non è una iperbole – dopo aver ribadito che il Monte si salva solo cedendo alle pretese di Unicredit, visto che da solo non sta in piedi e rischia in tempi rapidi il crack, cerca di rassicurarci, sostenendo che il Governo difenderà l'occupazione dei 21.000 dipendenti...che il marchio della Banca più antica del mondo sarà salvaguardato, visto il suo valore storico e commerciale, valorizzandolo addirittura in determinate aree territoriali e alcuni servizi, con ricadute positive, anche culturali sul nostro territorio. Come? Franco lo sa...

E allora che si fa? Non ci resta che credere a queste rassicurazioni, pensando al posto di lavoro dei montepaschini –  ma ci saranno esodi concordati per almeno 2.500 lavoratori - lasciando in un cassetto il sogno di una Direzione Generale di stanza a Siena e di una Banca che sfida tutto e tutti.

Inutile rivangare il passato. Chi è stato autore del suo male ha poco, pochissimo da rivendicare. Anche se Pier Luigi Fabrizi, il Presidente Senese dal 1998 al 2006, ha fatto bene a puntualizzare con un breve appunto che il male non viene né dell'acquisizione della Banca Agricola Mantovana e nemmeno dalla ex 121, semmai da chi si oppose improvvisamente all'affare, quello sì un vero affare, della possibile incorporazione nel Monte della BNL, per veti politici romani e per chi a Siena non volle scendere qualche gradino sotto la soglia del mitico 51% in Fondazione. Leggi gli strateghi ottusi dell'allora partito dominante.

Ma poi Mussari, d'accordo con gli strateghi ottusi, avrebbe acquisito nottetempo l'Antonveneta, con la Fondazione, Mancini in testa, prona e supina, costretta a sostenere aumenti di capitale insostenibili. E senza nemmeno provare a fare quella “due diligence” per verificare lo stato di salute – marcia – della Banca Veneta che invece Orcel – vedi un po' - si appresta a fare, ora, a Piazza Salimbeni.

I giochi, datemi retta, sono già stati fatti. L'uscio è oramai accostato. Vediamo di capire se potremo ancora in qualche maniera, non dico vivere, ma almeno vivacchiare, sperando che Franco faccia seguito alle sue promesse Come? Lo vedremo. Fidando che almeno Lui sappia cosa fare e come farla.

Roberto Morrocchi

 

 

 

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