MIEI CARI, IL GIOCO E' UNA COSA SERIA!

News inserita il 27-08-2016 - Ok Siena

Per qualche giorno lasciamo da una parte il "dover fare" e abbracciamo il "poter fare"

 
Il gioco è una cosa seria! Comunemente, quando parliamo di "gioco", il discorso relativo alla serità si discosta nettamente.

In realtà, come sosteneva anche Montaigne, riferendo la parola gioco ad un bambino, bisogna valutarlo come l'azione più seria che, in quel momento, può fare.

Ogni bambino gioca perchè prova "benessere" nel farlo", si diverte, e, attraverso di esso, il piccolo comincia a capire come stanno le cose, a sviluppare le abilità che consentono di mettere in evidenza il legame che si porterà dietro nella vita, quello tra "causa ed effetto".

Tale legame non è da sottovalutare, aiuta fare in modo che il bimbo, una volta adulto sia in grado di operare delle scelte, vagliando i benefici ed i costi/conseguenze che tale scelta comporta.

In secondo luogo, il piccolo, attraverso il gioco, si rende conto anche si cosa si può fare e di cosa, invece non si può fare: insomma esistono delle regole, delle leggi che vanno rispettate.

Avendo già ampiamente messo in evidenza l'importanza del gioco per i bambini, parliamo oggi del gioco per gli adulti. Ne abbiamo bisogno? Quando e perchè?

Si, ne abbiamo bisogno, ogni giorno della nostra vita. Abbiamo bisogno di non prenderci troppo sul serio e di non vergognarci ad intonare una canzone un po' strampalata che ci ricorda i tempi più spensierati, in cui non avevamo scadenze o bollette da pagare.

Abbiamo bisogno di prendere il nostro piccolo e fare i castelli nella spiaggia per vedere quanto sono venuti male rispetto agli altri, abbiamo bisogno di correre con il nostro cane, di cantare a voce alta una canzone in inglese inventando esattamente ogni parola (esattamente ogni singola parola), abbiamo bisogno di ritrovarsi a giocare a calcetto anche se i goal non li facciamo più.

Abbiamo bisogno un po' di liberarci dal giudizio degli altri per tornare un po' ad assaporare quella sana emotività e sponataneità che avevamo da fanciulli.

In poche parole, anche noi, abbiamo necessità di liberareci dall'imperativo del "DOVER FARE" per abbracciare un'altra locuzione verbale, molto più gradevole, quella del "POTER FARE", semplicemente per provare piacere, per non trascinare la vita, per non ritrovarsi all'interno di un cerchio e non sapere più dove andare. Alle volte è molto più sano ammettere di doversi fermare e sentire in quel "vuoto" a cui non siamo più abituati,. E poi che fare? Non lo so, ed è proprio questo il bello! Non esiste una ricetta ad hoc, esiste quello che noi scegliamo per noi, per il nostro benessere e se gli altri ci giudicheranno pazzi, meglio! In fondo... come diceva Marcel Proust "chi vive senza follia non è tanto saggio come crede!"

Chiara Lenzini

 

 

 

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