Per qualche giorno lasciamo da una
parte il "dover fare" e abbracciamo il "poter fare"
Il gioco è una cosa seria!
Comunemente, quando parliamo di "gioco", il discorso
relativo alla serità si discosta nettamente.
In realtà, come sosteneva anche
Montaigne, riferendo la parola gioco ad un bambino, bisogna valutarlo
come l'azione più seria che, in quel momento, può fare.
Ogni bambino gioca perchè prova
"benessere" nel farlo", si diverte, e, attraverso
di esso, il piccolo comincia a capire come stanno le cose, a
sviluppare le abilità che consentono di mettere in evidenza il
legame che si porterà dietro nella vita, quello tra "causa
ed effetto".
Tale legame non è da sottovalutare,
aiuta fare in modo che il bimbo, una volta adulto sia in grado di
operare delle scelte, vagliando i benefici ed i costi/conseguenze
che tale scelta comporta.
In secondo luogo, il piccolo,
attraverso il gioco, si rende conto anche si cosa si può fare e di
cosa, invece non si può fare: insomma esistono delle regole,
delle leggi che vanno rispettate.
Avendo già ampiamente messo in
evidenza l'importanza del gioco per i bambini, parliamo oggi del
gioco per gli adulti. Ne abbiamo bisogno? Quando e perchè?
Si, ne abbiamo bisogno, ogni giorno
della nostra vita. Abbiamo bisogno di non prenderci troppo sul serio
e di non vergognarci ad intonare una canzone un po' strampalata che
ci ricorda i tempi più spensierati, in cui non avevamo scadenze o
bollette da pagare.
Abbiamo bisogno di prendere il
nostro piccolo e fare i castelli nella spiaggia per vedere quanto
sono venuti male rispetto agli altri, abbiamo bisogno di correre con
il nostro cane, di cantare a voce alta una canzone in inglese
inventando esattamente ogni parola (esattamente ogni singola
parola), abbiamo bisogno di ritrovarsi a giocare a calcetto anche se
i goal non li facciamo più.
Abbiamo bisogno un po' di liberarci
dal giudizio degli altri per tornare un po' ad assaporare quella
sana emotività e sponataneità che avevamo da fanciulli.
In poche parole, anche noi, abbiamo
necessità di liberareci dall'imperativo del "DOVER FARE"
per abbracciare un'altra locuzione verbale, molto più gradevole,
quella del "POTER FARE", semplicemente per provare
piacere, per non trascinare la vita, per non ritrovarsi all'interno
di un cerchio e non sapere più dove andare. Alle volte è molto più
sano ammettere di doversi fermare e sentire in quel "vuoto"
a cui non siamo più abituati,. E poi che fare? Non lo so, ed è
proprio questo il bello! Non esiste una ricetta ad hoc, esiste
quello che noi scegliamo per noi, per il nostro benessere e se
gli altri ci giudicheranno pazzi, meglio! In fondo... come diceva
Marcel Proust "chi vive senza follia non è tanto saggio come
crede!"
Chiara Lenzini