PALIO, L'ONORE DI ESSERE SENESI

News inserita il 24-06-2016 - Ok Siena

La maschera che si indossa durante l'anno, si getta via sul tufo di Piazza.

 

Avete presente quando per tutto l’anno siete costretti ad indossare una maschera? Quella della persona così adulta che non si lascia intenerire o impaurire da situazioni esterne?

Ecco, forse per noi senesi il Palio rappresenta l'occasione per abbandonare. Noi le maschere che tanto Machiavelli ha descritto nella sua opera nella nostra corsa le gettiamo via, cadono una dopo l' altra. C' è  la maschera che un momento ci fa sembrare forti e intrepidi, quella che ci vuole furbi e astuti in grado di rispondere a tutte le “intemperie della vita”, quella amatissima che indossiamo insieme ai bei vestiti, alle giacche, alle cravatte che danno “quel non so che” di inavvicinabile, di intoccabile. Tutte maschere affascianati ma che in quella manciata di secondi della corsa, quando gli zoccoli dei barberi battono forte il tufo, ecco proprio in quei momenti, cadono e torniamo ad essere gli esseri più “umani” (o per altri “disumani” per le grida, per i pianti) di questo mondo.

In quei secondi di corsa, le difese di ciascuno di noi si abbassano, c’è solo l’onore nostro, della nostra Contrada da portare avanti e per quello siamo in grado di piangere, di buttarci a terra con il volto tra le mani, siamo in grado di correre senza sentire il peso delle gambe (o forse sentirlo fino in fondo, come se l’energia, dopo pochi passi, non ci fosse più).

Alle volte mi domando come sia possibile fare tante cose insieme: piangere, urlare, magari far scappare qualche "cazzotto" di straforo, disperarsi di quell’angoscia così strana, così gloriosa. So che è un ossimoro, ma quando si vince il Palio, prima della contentezza, almeno per quel che mi riguarda, ci sono tutta una serie di tremolii, di sensazioni anche di paura, di incredulità che non sono facili da spiegare e con tutta sincerità, forse, a chi è esterno al meccanismo, non voglio neanche dire.

E’ un onore. E’ un onore grandissimo essere senesi. E’ un onore vedere abbracciarsi persone di tutte le età, baciare il “Re della Piazza” vittorioso, soprattutto, passatemelo, quando quel barbero ha vinto “scosso”, ha vinto da sé, ha dato lena alle zampe perché voleva vincere.

Pura follia per chi è distante da noi, ma per me, concretissima realtà.

Correva l’anno 2001, era il 2 luglio e Ugo Sanchez, barbero del Leocorno, scosso (Trecciolino infatti era caduto durante la corsa) arrivò primo, facendosi spazio a destra e a sinistra, proprio davanti alla Civetta. L’arrivo fu molto combattuto, la vittoria una sorpresa.

Ed il sorriso di Ugo Sanchez (avete letto bene! Era un sorriso!) un po’ beffardo, ma certo e sicuro, scatenò la gioia più profonda del popolo di Pantaneto.

Chiara Lenzini

 

 

 

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