LA FINE DEI NEGOZI DI DISCHI A SIENA, IL CORSINI SE NE VA E UN'EPOCA SI CHIUDE

News inserita il 30-01-2017 - Ok Siena

Lo storico negozio ha annunciato che presto chiuderà definitivamente. Gli album non si compreranno più in città.

Al posto della puntina sopra il vinile passerà un lucchetto. Game over musica a Siena. I negozi di dischi, presto, non ci saranno più. L’ultimo, lo storico “Corsini”, ha annunciato che tra pochi mesi abbasserà definitivamente le serrande. La notizia in questi giorni ha scatenato una serie di commenti, amplificati dal megafono dei social, dai toni più o meno accesi. In tutta la provincia c’è rimasto (siamo aperti a piacevoli smentite) un solo punto vendita nel settore. A Poggibonsi.

Da dove partiamo? Premetto che ascolto tonnellate di musica e ciò si traduce in acquisto di tonnellate di dischi. L’album, opinione personale, rimane un’opera da toccare, vedere, persino “odorare” e da gustarsi dalla prima all’ultima canzone. Magari con la copertina in mano alla ricerca di significati visivi da accostare a quelli sonori. Un disco è arte pura e ha un prezzo da pagare. Giustamente. Si può discutere sul “quanto” (e da consumatore sono d’accordo) ma non sul “perché”. Altra opinione personale, ovviamente, ma credo che non ci siano dubbi in questo caso. Poi c’è chi gli album li compra ma solo sui grandi negozi del web. Perché è più comodo, si risparmia tempo e spesso pure denaro. Scelta legittima, basta poi non cadere dalle nuvole quando le attività della città cessano di esistere. Senza considerare quelli che ora “gridano” dietro a un post ma che magari l’ultima volta che hanno acquistato un album c’erano ancora le musicassette.

Personalmente preferisco fare i chilometri (e nemmeno pochi) e andare in un negozio di dischi. Perché ancora ha un senso? La mia risposta è e principalmente per l’esperienza di acquisto che un freddo "click" non riesce a pareggiare. Il gestore di un negozio di musica (anche se non tutti tra di loro l’hanno capito ed è un peccato) è colui che ne sa più di te e che ti consiglia nell’oceano di proposte musicali che nascono giorno dopo giorno. E’ la persona che ha la pazienza e la voglia di parlarti per ore e ore di concerti e cd. E’ anche quello che ti dice “non comprarlo questo disco” e che allo stesso tempo vuole sapere la tua opinione. Questo deve essere un negozio di dischi soprattutto in questi tempi di oggi dove tutti sanno (o credono di sapere) tutto: offrirti qualche cosa in più, lasciarti ascoltare un album appena arrivato e farti sfogliare il libretto con i testi delle canzoni. Far riscoprire il piacere del supporto fisico della musica. Che poi se ci pensiamo bene è anche quello che dovrebbe offrire un giornale cartaceo. La riscoperta del vinile è una tendenza che va (anche se lentamente) in questa direzione. Ecco perché non sarei tanto catastrofico: i tempi cambiano, è vero, ma tutto rinasce, magari con nuove forme e modalità. Non mi stupirei che nemmeno tra tantissimo tempo tornassimo a comprare un album musicale a Siena.

E allora perché tutta questa amarezza? Forse la motivazione è che se ne va un’altra tessera di un puzzle cittadino che fino a qualche anno fa proponeva tante cose in più in ambito di cultura (un negozio di dischi è anche cultura): c’erano librerie e cinema che hanno chiuso, sale concerti oggi sparite, alcuni bar e locali che da anni se ne sono andati non prima di aver lottato e stretto i denti per vari motivi. Inutile cercare i colpevoli, non ha senso. E forse nemmeno risposte. Ormai è tardi.

Rimane un’altra considerazione da fare. Un negozio di dischi non è un negozio uguale agli altri. Chi lo frequenta lo sa benissimo. C’è tutta una sfera emozionale in gioco quando si apre “quella” porta che dà accesso a un universo di sogni. Il negozio di musica si sposa inevitabilmente, e quasi in modo viscerale, a dei momenti della propria vita felici. Soprattutto legati alla gioventù. C’è l’album acquistato da innamorati e che, di fatto, ha fatto da colonna sonora a una storia importante. C’è il disco comprato con la paghetta dei genitori, quello della ricompensa personale per un esame all’università andato bene. Il negozio di dischi visto come toccasana in una giornata andata male e cambiata grazie a una nota o un assolo. L’album ordinato d’estate per viaggiare in auto in direzione del mare. Il cd atteso da giorni e la gioia di scartarlo e pigiare play nel lettore. Il primo vinile messo nel giradischi. Lo slalom alla Lizza, l’infinita Piazza Matteotti da superare e poi eccolo lì, il Corsini Dischi. Un rito di tutti i giorni con un occhio alla vetrina e un piede già dentro al locale per frugare negli scaffali degli artisti posti in ordine alfabetico. Chissà cosa ci sarà tra qualche mese.

Visioni troppo "romantiche", forse. Ma per tanti si chiude un’epoca e viene a mancare qualcosa che ha significato, comunque la si veda, tanto.

Luca Stefanucci

 

 

 

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