Divertirsi è il miglior modo di vivere: parola di un adulto che della "soddisfazione personale" ne ha fatto regola di vita.
Quando suona la campanella a scuola, si sa, per i bambini è momento di giubilio fortissimo: c'è l'intervallo. Finalmente sono liberi di correre, di parlare, di gridare, di giocare come solo loro sanno.
E questo è un aspetto che nella scuola, come in famiglia, non va proprio sottovalutato. Quante volte sentiamo mamme in preda a manie di protagonismo affermare con grande orgoglio: "mio figlio, è il primo della classe, ha "ottimo" in tutte le materie".
Ed infatti, come sottolinea anche lo psicologo americano Peter Gray, nella società occidentale, i risultati scolastici dei bambini stanno assumendo sempre più importanza a discapito del gioco che, invece, resta fondamentale e adesso andremo a vedere perchè.
Una volta il gioco faceva parte anche della didattica, mentre oggi sembra scomparire: l’importante, soprattutto in occidente, è sempre più il risultato nozionistico (attenzione, ho scritto esattamente "nozionistico" chè è un concetto ben diverso da quello dell' "imparare" – quando si "insegna ad imparare – scusate il gioco di parole – lo si mette in condizione di saper organizzare la propria mente di fronte e "nuove" conoscenze, gli si insegna ad avere una "mente aperta/fluida).
Tuttavia, come tengono a sottolineare gli psicologi ed i logopedisti, il gioco continua a essere fondamentale per lo sviluppo dei bambini così come succede, del resto, per i cuccioli di tutti i mammiferi, che imparano a conoscere il mondo che li circonda proprio attraverso il gioco.
In qualche modo, potremmo dire che, scusate l'ossimoro: "il gioco è una cosa seria".
“Con il gioco – sottolinea infatti Gray in un articolo pubblicato online su Aeon Magazine – i bambini imparano le più importanti lezioni della vita, che la scuola non può insegnare. Hanno bisogno di giocare, giocare e ancora giocare, senza interferenze da parte degli adulti”.
Infatti, indica Gray, “se amiamo i nostri bambini e vogliamo che crescano bene, dobbiamo dare loro più tempo e più opportunità di gioco, non meno”.
Ecco le 5 buone ragioni per far tornare i bambini a giocare:
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La creatività. Giocando ed esplorando da soli la realtà che li circonda, i bambini possono sviluppare la loro creatività. L’intervento degli adulti, attraverso attività o giochi guidati, o impedendo ai bambini di uscire da casa per andare a giocare con altri bambini, invece impedisce questo processo.
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La salute mentale. Giocare stimola la capacità nei bambini di trovare le soluzioni ai piccoli problemi che il singolo gioco gli presenta.
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Lo sviluppo sociale. I bambini hanno bisogno di giocare insieme per risolvere i propri problemi, per imparare a stare insieme agli altri e per “allenare” le capacità di leadership, di negoziazione e di compromesso. Questo un giorno renderà il bambino consapevole e responsabile, quindi in grado di scegliere e di non subire le scelte degli altri da adulto.
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Lo sviluppo cognitivo. La capacità di concentrazione nei bambini è limitata: tra i 6 e i 10 anni è al massimo di 30 minuti. Oltre questo periodo, “ogni insegnante – spiega Gray – sa che i bambini si distraggono, si agitano e non ascoltano più”. E qui, ancora una volta, si scopre l’importanza del gioco, “il cui ritmo è regolato autonomamente: ciò favorisce il recupero dell’attenzione e stimola i sensi”.
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Lo sviluppo fisico. “Quanti dei nostri bambini sono in grado di arrampicarsi agevolmente su un albero, di saltare un fosso, di correre a perdifiato?”, si chiede Gray. Pochi, si risponde. “Eppure, nelle aree più rurali, ai bambini viene naturale giocare in questo modo, restando in forma. In quelle più urbane e avanzate, invece, cresce l’incidenza dell’obesità”. Quindi, secondo lo psicologo, il gioco è utile anche sotto questo aspetto, che non è certo secondario.
In conclusione, se li amate, fateli giocare! Lasciate che si sporchino i pantaloni e le magliette, che si confrontino con gli altri (magari corregendoli quando sbagliano e quindi facendoglelo notare), ma lasciamoli giocare, insegnamogli (ed impariamo con loro) che la vita è un gioco, alle volte si fa più duro e proprio per questo bisogna ritornare alle regole base. Da lì, è un attimo per tornare a vivere bene.
I bambini sereni, saranno adulti sereni.
Chiara Lenzini