STORIA DEL PALIO: 2 LUGLIO 1928

News inserita il 01-09-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

La vittoria dell’Oca ed il rinnovo dei costumi del corteo storico.

Il Palio che andremo a illustrare quest’oggi presenta svariati motivi di interesse, sia per ciò che riguarda lo svolgimento della carriera, sia per gli accadimenti che la precedettero. Fu infatti questo il Palio del rinnovo dei costumi del corteo storico, il secondo del XX secolo dopo quello datato 1904, e della parziale revisione dello schema della passeggiata, il tutto grazie soprattutto all’impulso dato dallo storico senese Fabio Bargagli Petrucci, nominato poi Podestà nel 1926, che assunse la carica di presidente della commissione per la realizzazione delle nuove monture, le quali si sarebbero dovute ispirare al periodo rinascimentale (anni 1450 – 1480). Il corteo che entrò in Piazza per la prima volta quel lunedì 2 luglio 1928 riscosse consensi unanimi da parte dei senesi e della critica, e vide l’introduzione di nuove figure quali il palafreniere per il soprallasso, il Capitano del Popolo, i rappresentanti delle corporazioni delle arti, i gruppi dei musici e degli armigeri di Palazzo.

Inoltre, per ricordare la discendenza delle contrade dalle compagnie militari, il Paggio Maggiore di ciascuna contrada fu affiancato dai paggi con i vessilli di tali compagnie. I nuovi costumi vennero realizzati su bozzetti di noti artisti senesi quali Rofi, Joni, Masignani e Giunti. Anche i Carroccio fu totalmente rinnovato. Se nel corteo del 1904 si utilizzava un carro da guerra trainato da cavalli, nel nuovo corteo fu introdotto un carro di trionfo ideato e disegnato da Riccardo Meacci, ornato da decorazioni lignee e bronzee di Fulvio Corsini ed abbellito dalle allegorie delle 17 contrade, opera di Federigo Joni. Sul Carroccio, trainato da 4 buoi condotti da 2 bovari, prendevano posto 4 trombetti, i 4 magistrati di Biccherna ed un valletto incaricato di suonare la Martinella.

Venendo alla cronaca della carriera, possiamo notare come questa fu decisa alla mossa. L’Oca, che si presentava con Lina montata da Angelo Meloni detto Picino, aveva ben lavorato a livello di “diplomazia”e disponeva un buon numero di fantini in grado a favorirne la vittoria. Al canape infatti, Randellone, fantino del Leocorno, palesemente venduto all’Oca, non esitò a prendere per le redini il favorito Fiorello, toccato in sorte alla Civetta e monatto da Memmo (da ricordare come allora non esistesse ancora la rivalità tra le due contrade), estromettendolo così dalla corsa. Anche Cispa e Testina, che vestivano i giubbetti di Chiocciola e Selva, fecero il gioco di Fontebranda ed andarono ad ostacolare la Torre. Così, quando Picino forzò la mossa, prese diversi colonnini di vantaggio e concluse indisturbato i 3 giri, conquistando così il suo quarto Palio con il giubbetto tricolore. Nei giorni successivi, la scure della giustizia paliesca si abbatté sui fantini più indisciplinati: Randellone fu escluso a vita dal palio, Picino, reo di aver forzato la mossa nonostante i continui richiami del mossiere, fu squalificato per 4 carriere. Due Palii di sospensione anche per Cispa e Testina. Il Meloni, in totale disaccordo con la sanzione lui inflitta dal Comune, presentò addirittura un ricorso al Re, che fu però respinto. Il fantino di Canepina poté quindi tornare a calcare il tufo solo nel luglio 1930, quando conquistò per i colori dell’Onda il suo tredicesimo ed ultimo Palio.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

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