SEMIDARTE 2.0: DICIASSETTE CHIUSINI E UNA PASSIONE, IL TEATRO

News inserita il 02-03-2017 - Chiusi

Una ventata di aria fresca al Mascagni

Cosa hanno in comune diciassette ragazzi con esperienze scolastiche e lavorative diverse? Andrea e Flavio studiano medicina, Benedetta Giurisprudenza, Irene invece Filosofia, Alessandro Scienze della Comunicazione, Enrico Matematica, Elena per diventare estetista, Greta studia al DAMS, Gianmarco al Conservatorio, Pietro frequenta il Liceo Scientifico, Noemi quello Classico, Carlotta il Linguistico, Anna Ragioneria, Diletta e Teddy lavorano in un’azienda locale, Alex come magazziniere, Alessandro vive a Londra. Qualcuno potrebbe pensare sia la vicinanza di età o il fatto che tutti sono di Chiusi o dintorni, in realtà è una passione, forte, durevole e radicata per il teatro. Questi diciassette ragazzi sono infatti i componenti della compagnia teatrale Semidarte 2.0. Il numero non è messo lì a caso, il nome è pensato e volutamente ripreso, apparteneva ad una compagnia di un’altra generazione che ora si è sciolta, ma che il seme l’ha lasciato e da due anni ha iniziato a portare un nuovo frutto. In realtà è dal 2014 che Andrea e Benedetta covano quest’idea ma forse è più corretto parlare di sogno, quello di formare un gruppo di giovani che volessero mettersi in gioco e coltivare il loro amore per il teatro che nel loro caso è legato all’infanzia. Alle medie erano passati dal sedere su quelle poltrone rosse del Mascagni a salire sul palco per una recita e un musical realizzato con la scuola, e nonostante fossero passati anni, quell’emozione aveva lasciato loro qualcosa, un “seme”. Così nel 2015 si sono detti “basta dirlo! Facciamolo!”, hanno iniziato a mettersi in contatto con chi aveva fatto la loro stessa esperienza e la risposta c’è stata. Il gruppo c’era, la volontà e la passione pure ma di certo questo non basta: “era tutto nuovo, non avevamo come in passato una figura che ci guidasse, non avevamo un regista, si partiva da zero.” Ma questo non li ha spaventati, si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato con qualche ricerca su internet per trovare un copione, “volevamo cominciare con un genere più accessibile e per questo abbiamo optato per una commedia brillante” e così “Attento alla cioccolata Callaghan” è stato il loro trampolino di lancio. Dove sono atterrati? In un Mascagni colmo di gente, in uno scroscio di applausi, in tanta soddisfazione dopo mesi di prove e sacrifici. L’anno dopo è stato la volta di “Rumors”, e la risposta non è cambiata. Lo stesso auspicano per l’11 e il 12 Marzo quando torneranno di nuovo sul palco con la commedia “Se devi dire una bugia dilla grossa”.

Intanto intensificano il lavoro, cominciato già da settembre, ma adesso nonostante per molti sia periodo di esami, dopo un pomeriggio di studio, la sera dopo cena si esce e si va a provare! Se il primo anno sono stati sostenuti dalla rassegna “Ragazzi in gamba” e per il secondo si sono affiancati alla fondazione “Orizzonti Festival”, adesso sono un’associazione a tutti gli effetti, “ci siamo istituiti, non dobbiamo sottostare ad altre persone, ma questi due anni ci hanno fatto capire come gestire al meglio le spese”. In questo tempo di “rodaggio” hanno compreso anche come coordinarsi tra loro se pur grandi difficoltà non le hanno mai trovate. Alla domanda se tra loro viga democrazia o dittatura, Andrea sorride e commenta “quando si parla di teatro è sempre difficile parlare di democrazia”. Umiltà e rispetto, questi sono gli ingredienti all’interno del gruppo, “è quello che serve per accettare le correzioni che sappiamo dover rivolgerci a vicenda”. Una crescita continua che li sta portando anche ad allargarsi come gruppo e specializzarsi, “vorremmo far sì che ognuno possa avere un ruolo, sia sul palco che nelle quinte, abbiamo anche avuto richieste per entrare a far parte della compagnia”. Hanno avuto risposte positive anche da coloro che questa passione gliel’ha trasmessa, dopo la prima rappresentazione assieme ai complimenti sono arrivati anche i consigli, e così hanno organizzato degli incontri per mettere appunto qualche perfezionamento. Una compagnia che è diventata come una seconda famiglia. La casa? Il teatro, una costante per questi ragazzi, al quale hanno associato tanti bei ricordi e momenti. Uno dei motivi per cui hanno iniziato era proprio quello di portare i giovani a teatro, di farlo vivere dai loro coetanei, far sì che tutti i Chiusini possano affezionarvisi come è successo a loro. Non disdegnerebbero portare i loro spettacoli anche in teatri delle zone limitrofe “sarebbe un modo per confrontarsi e crescere…” ma il loro cuore rimane al Mascagni.

Elisabetta Crezzini

 

 

 

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