Dalla Nigeria a Chiusi con bagaglio di speranza
Guardare un tg, sfogliare un giornale, scorrere la home di Twitter significa quasi sicuramente imbattersi in una notizia che parla di migranti, profughi, richiedenti asilo. Un affollamento di nomi, non sempre usati in modo consono, che spesso si accatastano nella mente del lettore dove rimangono per poi essere riutilizzati, quasi con la stessa frequenza, in modo errato. Tutto ciò nasce da una profonda ignoranza nei confronti di un argomento sempre più attuale, ostico e urgente. Un' urgenza che non sembra però metter molta fretta quando è il tempo di documentarsi, di capire, di fare chiarezza. Blessing è una ragazza di 23 anni, nativa della Nigeria, ed è una richiedente asilo. Il sito di Melting Pot Europa ne fornisce una esauriente definizione: “Richiedente protezione internazionale è la persona che, fuori dal proprio Paese d’origine, presenta in un altro Stato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale. Il richiedente rimane tale, finché le autorità competenti (in Italia le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale) non decidono in merito alla stessa domanda di protezione”. Blessing oggi vive a Querce Al Pino (Chiusi) insieme ad altre 6 ragazze, 5 come lei vengono dalla Nigeria, una dalla Costa D'Avorio. Proprio dietro all'unica chiesa del paese è ubicato un piccolo appartamento e salite due rampe di scale si raggiunge la porta di ingresso. Dal 31 di Agosto la casa ha una nuova inquilina, Marvellous, anche lei ha fatto il viaggio della speranza, ma a differenza di quelli che lo possono raccontare, lei non lo può neppure ricordare, per la sola ragione che si trovava nella pancia della madre, Blessing. Il viaggio di questa ragazza incomincia prima del mare, prima della Libia, parte da un piccolo paese del Sud della Nigeria dove è nata, dove ha lasciato la madre ed i fratelli. È lì che il marito, Joseph, è stato minacciato di morte perché la sua famiglia era Cristiana. Così è fuggito in Libia, un anno prima di Blessing, è stato lui a pensare al viaggio verso l'Italia, per entrambi. Blessing è piuttosto timida, parla del suo passato a fatica, dice che non riesce a spiegarsi bene, a trovare le parole, con difficoltà parla della sua fuga, ma le parole non ci sono affatto per descrivere il tragitto in mare di due giorni per raggiungere la Sicilia. Dopo pochi giorni è avvenuto lo smistamento ed è arrivata a Querce al Pino dove si è vista accogliere dalla Misericordia di Chiusi che ancora provvede a loro e come dice Blessing “take care of us” si prendono cura di noi. In attesa del permesso di soggiorno le ragazze partecipano a varie attività di formazione, frequentano il corso di lingua italiana e da poco anche uno di cucito. Blessing in Nigeria ha studiato Fashion design, quando pensa al futuro vorrebbe trovare un lavoro, non specifica quale, vorrebbe vivere serena insieme alla sua famiglia. Vederla finalmente riunita. Joseph infatti non si trova a Chiusi, come altri suoi connazionali, ma in Sicilia. Le pratiche per il ricongiungimento familiare sono aperte, ma ancora non è riuscito a vedere sua figlia. La storia di coloro che salgono su quei barconi un po' si assomiglia, fatta di speranze che accomunano tutti gli uomini, un futuro sereno, una famiglia unita, delle note che ritornano, come delle onde. Conoscere Blessing non significa conoscere quel mare ma vuol dire non navigare in un altro, quello dell'indifferenza.
Elisabetta Crezzini