STORIA DEL PALIO: PIETRINO

News inserita il 30-10-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Pietro De Angelis: nel Campo trovò la gloria e la morte.

Sfogliando gli annali del Palio troviamo numerosi fantini che, pur avendo ottenuto pochi successi sul Campo, sono comunque rimasti nella storia della nostra festa. Tra di essi va sicuramente annoverato Pietro De Angelis, detto Pietrino, 2 volte vittorioso su 27 presenze. Pietrino debuttò a Siena nelle batterie del luglio 1932 e nell’anno successivo arrivò subito l’esordio nel Nicchio su Zebra.

Il suo primo Palio degno di nota fu però la storica carriera del luglio 1934, quella che mise fine al famoso patto del TONO. Egli corse ancora nel Nicchio su Lampino, con l’unico ordine di favorire la vittoria dell’Oca, venendo a sostituire Tripolino che voleva vincere senza sottostare a tali ordini. Pietrino diede vita ad una carriera rocambolesca fatta di sorpassi e controsorpassi con la contrada di Fontebranda che alla fine si aggiudicò il Palio. I nicchiaioli, convinti di poter vincere quella carriera ed all’oscuro delle trame dirigenziali, non la presero bene ed a farne le spese furono tanto i dirigenti quanto Pietrino, che subì una dura lezione dai suoi contradaioli i quali, per punizione, non gli restituirono gli abiti, che rimasero appesi per molti giorni ad un filo della luce nei Pispini. L’anno successivo, il 1935, fu quello buono per il De Anglelis. Dopo un beffardo secondo posto a luglio nell’Istrice alle spalle della vittoriosa Lupa, ad agosto Pietrino riuscì a realizzare la “ringollata” montando Ruello e riportando il cencio in Camollia facendo così terminare un digiuno ventennale. Ma a Siena, passare dalle stelle alle stalle può essere cosa rapida, e la sconfitta nel Palio dell’impero del ’36 su Ruello per l’Oca, giunta al termine di una corsa anonima, fu pagata a caro prezzo da Pietrino che a fine corsa subì le ire degli ocaioli. Pietrino, oltre che “assassino” era un buon padre di famiglia e, poiché si trovava spesso in difficoltà economiche, preferì più volte mettere da parte le ambizioni di vittoria pur di intascare qualche lira per poter sfamare i suoi 4 figli; così, ad esempio, nel 1938 rinunciò a correre pur di accettare la cospicua somma offertagli dalla Chiocciola per restare a piedi. Nel 1939 arrivò invece la seconda vittoria, stavolta su Folco per l’Aquila. Da manuale l’ultimo giro di Pietrino che, in un colpo solo riuscì a superare due contrade all’ultimo San Martino, portandosi in scia dell’Istrice che era in testa. Nella spianata cominciò a nerbare il cavallo di Camollia Giacchino che, una volta al Casato ed infastidito dai colpi ricevuti allargò, permettendo all’Aquila di passare. Anche nel dopo guerra Pietrino, pur non riuscendo più a vincere, restò un protagonista del Palio. Nel luglio 45 corse in precarie condizioni fisiche nella Selva sul menomato Montecucco e la sua corsa si interruppe dopo mezzo giro quando il De Angelis decise di rientrare all’Entrone (cosa che gli costò la squalifica per un Palio), ed a fine corsa dovette scappare dall’aggressione dei selvaioli. Nel 1948, montando Anita nell’Istrice, consapevole delle potenzialità del suo barbero, rifiutò un’ingente somma a perdere dell’Oca, ma stavolta la sorte gli voltò le spalle. L’Istrice partì primo mentre Ganascia nell’Oca cadde subito. Pietrino, a suon di nerbate riuscì a tenere dietro la scossa Gaudenzia fino all’ultimo Casato quando, come se fosse “telecomandata”, la storna si buttò all’interno, ingannando Pietrino che la attendeva al di fuori. Nel luglio 49 Pietrino fu protagonista di un atto clamoroso: durante la mossa della seconda prova ebbe un alterco con l’Arzilli, fantino dell’Oca, probabilmente per un partito, così, appena usciti dai canapi, il De Angelis strinse allo steccato Noce, il cavallo di Fontebranda che cadde rovinosamente a terra e fu travolto dagli altri. Il barbero rimase ferito sul tufo ed in un primo momento fu deciso di abbatterlo, ma l’intervento deciso del generale Barbarulli, proprietario di Noce, fece cambiare la decisione, e l’Oca, seppur solo per onor di firma, poté correre la carriera. Pietrino fu sospeso per due prove poi, come premio per la sua audacia, fu montato dopo la provaccia dalla Torre e corse quel Palio sul modesto Marco Polo senza aver disputato nemmeno una prova!

Pietrino terminò la sua carriera nel luglio 1956 nel Leocorno, ma rimase sempre legato a Siena ed al Palio, non facendo mai mancare la sua presenza anche quando ormai non veniva più scelto per correre. Ed era presente pure il 14 agosto 1957 quando, assieme ad altri vecchi fantini doveva girare delle scene del film La Ragazza del Palio. Al termine di una di esse che simulava una carriera senza esclusione di colpi, Pietrino ebbe un malore e morì all’età di 52 anni.

Oltre che a Siena, dove è sempre ricordato, la figura di Pietro De Angelis è celebrata anche nel suo comune natale, Cineto Romano, che gli ha dedicato una bella pagina nel proprio sito internet. Da ricordare, infine, il commovente epitaffio riportato sulla sua lapide tombale: “PIETRO DE ANGELIS, MORTO A SIENA DOVE PER IL PALIO VISSE E PER ESSSO MORI’”.

Davide Donnini

 

 

 

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