In questi anni si corse solo la carriera di agosto.
Il 1798 fu per Siena un’annata particolare a causa di evento tragico che sconvolse la vita cittadina impedendo altresì la disputa della carriera di luglio. Il 26 maggio, il giorno della vigilia di Pentecoste, Siena fu scossa da un violento terremoto, stimabile attorno all’ 8° grado della scala Mercalli, che provocò poche vittime ma numerosi danni agli edifici. La più colpita fu senz’altro la chiesa di San Cristoforo che dovette essere abbattuta, ma subirono lesioni importanti pure il Duomo, che rimase parzialmente inagibile per oltre 3 anni, Palazzo Pubblico e San Domenico, mentre la Torre del Mangia non soffrì le conseguenze del sisma.
Anche l’anno successivo il Palio di luglio saltò, ma questa volta i capricci della natura non c’entrano. Il 25 marzo 1799 le truppe napoleoniche invasero la Toscana ed il 29 dello stesso mese fecero il loro ingresso a Siena. L’entusiasmo .che accompagnò inizialmente l’entrata in città dei francesi si trasformò ben presto in avversione a causa della rapacità di generi alimentari e di danaro pubblico da parte degli invasori transalpini. Temendo sommosse popolari generate da tali malumori, le autorità vietarono ogni sorta di manifestazioni di massa come la processione della Domenica in Albis o quella del Corpus Domini. A fare le spese di tali provvedimenti furono anche le contrade: Oca e Drago ad esempio si videro negare il permesso per i festeggiamenti in onore di Santa Caterina.
Il Palio però non subì restrizioni, tant’è che la disputa della carriera di luglio fu in un primo momento autorizzata ed il 19 giugno vennero estratte a sorte le contrade. Pochi giorni dopo però, le mutate condizioni politiche e sociali, indussero i francesi a revocare l’autorizzazione a correre il Palio. In tutta la provincia senese era iniziata l’insurrezione contro gli oppressori da parte dei gruppi del Viva Maria, movimento antifrancese sorto ad Arezzo, le cui bande armate entrarono a Siena il 28 giugno, seminando morte e terrore tra i sostenitori delle idee repubblicane ed anche nei confronti degli ebrei, ritenuti amici dei francesi. Gli invasori transalpini furono costretti prima ad asserragliarsi in Fortezza e poi a fuggire da Siena. Ristabilito l’ordine, il 1° agosto fu finalmente concesso il permesso per correre la carriera di agosto con le stesse contrade del Palio di luglio. La vittoria arrise al Nicchio che conserva tutt’ora nel museo il drappellone dipinto appositamente per il mai disputato Palio di Provenzano, che fu “ben nascosto per essere sottratto alla rapina degli insorti”
Davide Donnini
Foto tratta da www.ilpalio.org