STORIA DEL PALIO: 2 LUGLIO 1936

News inserita il 20-02-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

La Giraffa vince una carriera..."Imperiale"

Il Palio del 2 luglio 1936 fu il primo disputato dopo la conquista di Addis Abeba, avvenuta il 5 maggio di quello stesso anno, e dopo la proclamazione dell’impero fatta da Mussolini il 9 maggio. Per festeggiare degnamente l’evento, il Podestà Bargagli Petrucci, in accordo con il Magistrato delle Contrade, dispose che le carriere di luglio e di agosto sarebbero state denominate rispettivamente I e II Palio dell’Impero, e che nei drappelloni venissero raffigurati elementi celebrativi di tale conquista. Nel Palio di luglio furono fatte anche diverse ed importanti innovazioni nel corteo storico e nel cerimoniale della tratta.

Nella passeggiata storica furono introdotte nuove figure che portavano ad oltre 500 il numero delle comparse che sfilavano nel Campo. Tra di esse i Vessilliferi della Mercanzia, i Magistrati del Tribunale della Mercanzia, i Vessilliferi delle 8 arti maggiori e i rappresentanti delle Corporazioni delle Arti di ciascuna contrada. Venne inoltre aumentato il numero degli armigeri di Palazzo di scorta al Carroccio (da 18 a 30), preceduti dal Capo degli armigeri e da due tamburini. Per ciò che riguarda l’assegnazione dei cavalli, su proposta di Virgilio Grassi, fu deciso di effettuarla, per la prima volta dopo quasi 200 anni, all’esterno, su di un palco appositamente eretto di fronte a Palazzo Pubblico. Dalla fine del ‘700 infatti, la cerimonia di assegnazione si svolgeva all’interno dell’Entrone, alla sola presenza dei capitani e dei barbareschi. I contradaioli ne rimanevano fuori e conoscevano l’esito del sorteggio solo quando il barbaresco usciva con il barbero assegnatogli. La novità fu assai gradita dal popolo senese, tant’è che il Podestà stabilì che tale innovazione dovesse divenire consuetudine nelle carriere future.

La sorte in quell’occasione favorì l’Oca con Folco e la Giraffa con Ruello. La contrada di Fontebrtanda si affidò all’esperto Pietrino, quella di Provenzano scelse il modesto Umberto Baldini detto Bovino. Vincitore al debutto nel Nicchio nel 1927, Bovino era stato diverso tempo assente dalla Piazza in quanto spedito a combattere in Africa. Al suo ritorno ebbe una delusione d’amore che lo gettò nello sconforto e ben presto divenne dedito all’alcool. La scarsa reputazione che in città si aveva per il Baldini fece sì che la vittoria dell’Oca fosse considerata, anche dagli stessi ocaioli, poco più che una formalità. Ma la sera del 2 luglio le cose andarono diversamente. Davanti agli occhi attenti del Re Imperatore Vittorio Emanuele III, presenza abituale al Palio, accompagnato per l’occasione dalla figlia Giovanna e dalle Granduchesse di Romanoff, le contrade furono chiamate nel seguente ordine: Giraffa (Ruello e Bovino), Leocorno (Norina e Bubbolo), Pantera (Dina e Sgonfio), Onda (Pina e Ganascia), Selva (Masina e Smania), Oca (Folco e Pietrino), Bruco (Pippo e Smeriglio), Montone (Rosetta ed Il Biondo), Drago (Aquilino e Tripolino), di rincorsa la Chiocciola (Melisenda e Boccaccia). A causa dell’intemperanza dei cavalli la mossa fu ripetuta tre volte. Al via valido partì in testa la Pantera, seguita da Chiocciola e Selva, mentre il Leocorno cadde subito. Al Casato, dopo aver rimontato diverse posizioni, passò in testa la Giraffa mentre, nelle retrovie, Pietrino dopo una partenza infelice e sfruttando le doti di gran galoppatore di Folco, guadagnava posizioni fino al terzo posto, ma il terreno perso in partenza era troppo e la Giraffa era ormai lontana. Tra lo stupore di tutti, lo scarso Bovino aveva vinto il Palio dell’Impero, nonostante la sua monta non fosse stata impeccabile. Si narra infatti che avesse corso vistosamente ubriaco, con lo zucchino completamente calato sugli occhi ed avesse concluso i tre giri senza il nerbo, ma grazie alla forza di Folco riusc comunque a trionfare. L’anno successivo il Sovrano fu nuovamente presente al Palio ed appose la sua firma autografa sul drappellone di Aldo Marzi mentre nel 1940, quando il Palio era già fermo per gli eventi bellici, il Re, con apposito decreto, diede facoltà alla contrada di utilizzare un emblema così descritto: “di rosso al trofeo cimato da un’aquila dal volo abbassato sormontante due medaglioni posti uno sopra l’altro circondati: il primo da corona di quercia; il secondo da corona d’alloro, il tutto d’oro, caricati l’uno della corona imperiale, e l’altro dal fascio littorio addestrato dalla leggendo in nero A – XV – IMP - I – I. Lo scudo sarà di forma appuntata”.

Da quel momento la Giraffa assumerà l’appellativo di Contrada Imperiale.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

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