IL CONGRESSO DEL PD INCORONA ANDREA VALENTI NUOVO SEGRETARIO PROVINCIALE

News inserita il 19-11-2017 - Attualità Siena

Ottenuti 160 voti. Sono 94 le preferenze per Massimo Bernazzi; una scheda bianca

Si è concluso oggi il congresso provinciale del Partito Democratico di Siena. I risultati del ballottaggio incoronano Andrea Valenti (160 voti). 94 le preferenze per Massimo Bernazzi; una scheda bianca.

Questa la dichiarazione del nuovo segretario provinciale:

"Sarà un onore guidare il Partito Democratico della provincia di Siena, e sicuramente un onere. Ho già ringraziato (spero) tutti in questi giorni, ma oggi sento di nuovo il dovere di ringraziare, oltre a tutti i delegati che hanno sostenuto me o Massimo, gli altri candidati che, con me, hanno diviso questa esperienza congressuale.
Massimo Bernazzi, che non conoscevo prima di questo congresso, e per il quale ho maturato nel corso di questi lunghi giorni una profonda stima umana e politica, si è sempre confrontato con lealtà e rispetto, e i suoi auguri sinceri di oggi mi hanno davvero emozionato. Grazie di tutto.
Raffaella Senesi ha deciso di intraprendere un percorso politico insieme a noi, sostenendomi al ballottaggio. La ringrazio di cuore per la fiducia, con un immenso in bocca al lupo reciproco per il lavoro che ci aspetta.

Perché ci aspetta un lavoro duro e bello allo stesso tempo, che la nostra comunità ci chiede e che alla nostra comunità dobbiamo. Spero che sia un lavoro il più possibile condiviso, con il sostegno e l'impegno di tutti.

Care delegati, cari delegati,

si conclude oggi una fase congressuale che è stata lunga e per certi versi complessa. Mi presento oggi con un risultato sinceramente inaspettato. Un risultato che è stato costruito quotidianamente, nei tanti incontri che abbiamo fatto, nei numerosi congressi ai quali ho partecipato e nelle proposte che in quelle sedi abbiamo avanzato.

Un risultato che sono consapevole non essere mio, non personalmente, ma condiviso dalle tante persone che mi hanno affiancato in questo percorso fin dall’inizio e dai molti che, in questo congresso, si sono uniti a noi fino a portarci ad ottenere la maggioranza dei voti in questo congresso.

Ringrazio davvero di cuore tutti gli iscritti che hanno in questo congresso, quelli che hanno espresso la loro preferenza per me o per gli altri candidati. Sono l’immagine di una comunità che ancora sceglie, discute, si impegna.

Come ringrazio quanti tra di loro hanno assunto dei ruoli nelle assemblee territoriali e nei circoli. Con tutti loro mi auguro di lavorare al meglio nella costruzione di una rete larga e partecipata.

Ritengo doveroso anche ringraziare la commissione per il congresso e tutti coloro che hanno fatto sì che, nonostante condizioni spesso complicate, si arrivasse oggi ad una conclusione di questa fase.

Sono consapevole che potevamo fare un congresso migliore. Come sono consapevole che l’immagine che abbiamo dato di noi in questa fase, quello che è uscito sui giornali ed è stato quindi sotto gli occhi dell’opinione pubblica non è quello che avremmo voluto. Abbiamo celebrato la nostra democrazia interna, siamo l’unico partito che sceglie la propria classe dirigente attraverso una votazione aperta e democratica. Questo doveva emergere, perché questo siamo. Purtroppo non sempre è andata così. Eppure sono convinto che, se a volte, durante questo congresso, il partito non ha dato un bello spettacolo di se, i candidati abbiano sempre svolto il loro ruolo con impegno e determinazione, portando in tutti i circoli una discussione che non può che essere linfa vitale, una discussione che forse troppo spesso è mancata.

Li ringrazio entrambi, in maniera davvero sincera. Con Raffaella Senesi e Massimo Bernazzi il confronto è sempre stato sereno e corretto, incardinato sui temi politici, senza mai scendere su livelli diversi. Credo che siamo riusciti ad onorare la nostra comunità politica in una situazione complessa, non era scontato e di questo non possiamo che essere soddisfatti.

Noi abbiamo provato a mettere in campo un’idea di Partito Democratico in questa provincia. Un documento che, nella sua semplicità, credo che rifletta alcuni punti fondamentali dei quali ci dobbiamo, collettivamente, fare carico fin da domani.

Abbiamo parlato di centrosinistra. Noi crediamo che la costruzione di un progetto nuovo sia
l'ingrediente essenziale per dar vita ad un nuovo centrosinistra civico e politico. Un centrosinistra
che non sia la riproposizione di schemi del passato, che si fondi su un'alleanza che guardi oltre le
forze che oggi sono impegnate direttamente in politica. Non ci interessano cartelli elettorali e
sommatorie di sigle, ma la realizzazione di un campo aperto, plurale e inclusivo dove trovino
cittadinanza il mondo del lavoro, dell'impresa, della cultura, del volontariato e più in generale
dell'impegno sociale. Il progetto nuovo per la provincia di Siena dovrebbe essere il primo obiettivo
al fine di creare quel minimo comune denominatore in cui soggetti diversi possano riconoscersi.

Abbiamo parlato di Partito. Noi pensiamo ad un partito degli iscritti e degli elettori, ma anche capace di essere interlocutore della sinistra e delle forze riformiste tutte. È evidente che non possiamo pensare ad un partito-struttura, con politici a tempo pieno e sedi ambiziose, ma pensiamo anche che non si possa fare politica senza luoghi o senza risorse, da raccogliere in modo trasparente, tra gli iscritti, gli elettori, tra coloro che sono impegnati nelle istituzioni, attraverso momenti di aggregazione e feste come occasione politico-culturale e ricreativa, da riprendere anche a livello provinciale. Ci rendiamo conto che l'organizzazione provinciale per tante ragioni sia meno determinante di quanto non lo fosse anni fa, crediamo che il livello comunale abbia bisogno di crescere ed essere supportato, ma riteniamo che sia ancora forte l’identità territoriale delle terre di Siena, che questa identità vada ulteriormente rafforzata e si debba porre come un interlocutore, serio, affidabile, presente per i territori.

Abbiamo parlato di temi. Siamo convinti che sia utile avere una rete permanente di scambio dei circoli e delle unioni comunali, così come pensiamo che avere luoghi di elaborazione degli amministratori possa aiutarci a fare il punto sulle politiche locali. Pensiamo che accanto ai circoli, primo punto di insediamento e radicamento territoriali, si debbano promuovere esperienze di impegno tematico.

E su questo percorso che abbiamo tracciato e abbiamo proposto in tutta la provincia, abbiamo ottenuto un vasto consenso. Il dato politico è che la maggioranza degli iscritti ha votato per me e per la nostra mozione, consegnandoci una maggioranza in 20 comuni su 35, un risultato diffuso su tutte le aree della nostra provincia.
In tanti abbiamo creduto a questo sogno di cambiare il PD in provincia di Siena. Di renderlo all’altezza delle aspettative dei suoi iscritti e elettori, nella necessità di portare nuovi stimoli e nuova energia, nel fatto che questo partito andava necessariamente aperto al futuro e ai nuovi bisogni che i nostri territori manifestano.
Un consenso che è stato trasversale, che ha superato le logiche del congresso nazionale e delle appartenenze di corrente. Perché per me, ma immagino anche per gli elettori, il congresso si è concluso lo scorso 30 aprile con l’affermazione di Matteo Renzi. Un risultato ampio e lampante, che nessuno contesta. Oggi stiamo parlando d’ altro. Oggi parliamo di noi, della nostra provincia.

Come ho dichiarato fin dalla conclusione dei congressi nei circoli, il 29 ottobre, ho subito cercato di trovare una soluzione unitaria per la gestione futura del nostro partito.
Ho fatto questo per una serie di motivi, tra i quali il principale è la spinta che mi è venuta dai numerosi iscritti con i quali ho avuto modo di confrontarmi. Una richiesta di unità sincera e accorata, proveniente dalla nostra base, dalle persone che di questo partito sono la parte viva ed attiva, che spesso rischiano di non capire divisioni di carattere politico.

Ho sempre considerato il pluralismo l’anima del partito democratico. Credo che dobbiamo davvero vogliamo costruire la grande casa dei riformisti. Questo almeno è l’obiettivo che ci siamo dati 10 anni fa quando, da storie diverse, abbiamo deciso di stare insieme per cambiare la politica italiana e il nostro paese. Abbiamo fatto il Partito Democratico per unire le forze riformiste, democratiche, progressiste di questo paese.

Se ci lasciamo stritolare dalle differenze e non cerchiamo i punti in comune (che ci sono, e sono numerosi), se ci leghiamo a logiche di corrente che servono solo a occupare qualche centimetro di potere, di certo non al bene comune, se ci chiudiamo in steccati ideologici e mentali, noi ci condanniamo all’irrilevanza politica

E con noi, condanniamo i nostri comuni, la nostra provincia, il nostro paese.

Ho sempre in mente le parole, meravigliose nella loro semplicità, di Lorenzo Milani, una figura che è stata fondamentale per la mia formazione umana, professionale e politica: ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia.

Non ci possiamo permettere di essere avari, di non essere lungimiranti, di non provare a sortirne insieme.

Nelle mozioni degli altri candidati ho rilevato numerosi punti in comune, e non poteva essere altrimenti. Un bisogno di un partito maggiormente strutturato e attivo, la necessità di elaborare programmi, il bisogno di discussioni approfondite che traccino vie d’uscita a problemi che sono centrali nella nostra provincia e rischiano di diventare un elemento di ulteriore crisi, che non possiamo lasciare abbandonati: i temi del lavoro, dell’università, della sanità, della banca, delle infrastrutture.

Ho ritenuto necessario essere io ad assumermi la responsabilità di fare il primo passo nei confronti di chi in questo congresso si è confrontato con me. Questo avevo dichiarato fin da subito, e questo ho fatto.

Lo dico con estremo rammarico, non sono riuscito in quello che mi ero riproposto.

Non ho trovato la possibilità di procedere ad una gestione unitaria, a causa di motivazioni politiche e personali che mi sono state poste con gentilezza e rispetto dalla parte che con me ha avuto accesso al ballottaggio, sulle quali chiaramente non mi permetto di esprimere un giudizio, se non il mio personale rammarico per un’occasione persa.

Ho trovato invece, da parte Raffaella Senesi, la possibilità di intraprendere un percorso condiviso.

Un confronto che è stato centrato su alcuni temi cardine per il futuro del partito, che saranno in caso di mia elezione parte integrante del nostro programma.

Ringrazio quindi Raffaella e chi l’ha sostenuta per la volontà di provare a fare insieme a noi un ragionamento serio e articolato sulle priorità da dare al mio eventuale mandato, priorità che nascono da un percorso di ascolto e osservazione che non nasce con questo congresso, ma che in esso si è concretizzato. Proveremo a costruire insieme un progetto di sintesi tra le rispettive mozioni congressuali e lavoreremo alla costruzione di una segreteria che partirà da un ticket che la vedrà nel ruolo di vice segretaria con deleghe di assoluta rilevanza. Una segreteria che raccoglierà uomini e donne del partito che potranno garantire disponibilità, volontà di impegno, competenza, rispetto degli equilibri territoriali. Una nuova classe dirigente, dove persone giovani si affianchino a persone di maggiore esperienza per creare la struttura portante di un PD rinnovato e motivato. Sono soddisfatto dell’essere riuscito nel tentativo di mettere insieme visioni che hanno composto l’anima fondativa del nostro partito, in un’ottica di reale pluralismo e ascolto e rispetto reciproco.

Alcuni temi emergono con insistenza perché sono temi strutturali del nostro territorio, ad esso si collegano storicamente e indissolubilmente. Temi sui quali si corre il rischio di un depotenziamento della nostra provincia a tutti i livelli, con il rischio di una condanna all’irrilevanza, alla sottrazione di servizi e opportunità, ad una crisi lavorativa, sociale, di attrattive devastante.

ll tema della sanità è uno di questi. Dovremo essere in grado di porre sul tavolo della Regione le nostre aspettative rispetto al territorio, la nostra opposizione ferma a un depotenziamento dell’ Ospedale di Siena e della formazione ad essa collegata, il tema delle scuole di specializzazione – già sollevato all’assessore Saccardi durante la festa de l’Unità del capoluogo, la necessità che il complesso ospedaliero senese torni ad essere un’eccellenza nazionale. Come dobbiamo sostenere le altre strutture ospedaliere del territorio, nella loro specificità e nella necessità di un costante miglioramento di prestazioni e strumentazioni diagnostiche.

Un altro tema fondamentale è quello della mobilità e delle infrastrutture. Ritengo che dopo l’esito purtroppo negativo del referendum costituzionale di dicembre 2016, sia necessario una riforma della legge Del Rio. Questo territorio sta soffrendo in ogni suo angolo il depotenziamento delle Province, le nostre infrastrutture e quindi i territori, da quelli urbani a quelli più periferici, stanno pagando un prezzo enorme in termini di viabilità, sicurezza, a volte transitabilità. Ma sappiamo che le infrastrutture sono uno dei cardini di ogni tipo di potenziale sviluppo. Il partito provinciale si dovrà fare portavoce di queste istanze ad ogni livello, coinvolgendo anche le realtà limitrofe che, come noi, stanno soffrendo questa situazione. Strade chiuse, in alcuni casi da anni, semafori a tempo indeterminato, scarsa manutenzione. Sono probelmi quotidiani e diffusi. Come credo che un sostegno forte vada dato alle giuste aspettative della stazione di Chiusi per l’ alta velocità.

Il tema delle partecipate, dove da una parte va rafforzata l’azione politica del partito, completamente assente nell’ultimo periodo, dall’ altra va creato un maggiore coordinamento tra i nostri sindaci, che si trovano spesso costretti a gestire da soli temi delicatissimi come i rifiuti, l’acqua, l’energia. Un coordinamento costante e un confronto serio tra partito e amministratori è alla base di buone politiche in tema di servizi.

Non si può tralasciare il ruolo della banca nella nostra città e nell’intero territorio provinciale. Dopo gli anni della crisi, indotta da aspetti di carattere generale, ma a Siena rafforzata da una serie di errori che sono anche nostri per quello che riguarda la gestione della vicenda MPS, è il momento di avere un’idea di rilancio che punti al mantenimento delle funzioni nella nostra città, a scongiurare uno spacchettamento, a evitare l’ emorragia di servizi che stanno falcidiando i territori, a mettere in campo progetti di ampio respiro che riescano a ridare dignità a una provincia, a creare sviluppo e lavoro.

Perché il tema che in qualche modo li raccoglie tutti, è quello del lavoro. Occorre curare i rapporti con il mondo del lavoro e con quello del sindacato. Essere presenti, come stanno facendo i nostri rappresentanti istituzionali, nelle aree di crisi e mettere in campo politiche a riguardo. Agevolare i settori emergenti nei territori. Aggiungo la necessità di avere un rapporto costante con il mondo della cooperazione sociale, un settore che in provincia di Siena ha retto alla crisi senza perdere occupazione ma rischia di andare incontro a problemi seri nel prossimo futuro.

Ed è per questo che una Conferenza Programmatica del nostro Partito risulta essere cruciale.

Vi propongo la realizzazione di una conferenza programmatica, che manca al nostro partito da quasi 10 anni. Una grande campagna civile e politica, che vedrà impegnati tutti i circoli del territorio nella realizzazione di comitati aperti alle altre forze del centrosinistra e progressiste, al mondo dell’associazionismo e del volontariato, finalizzata alla costruzione della carta di identità del PD senese e delle sue proposte sui temi chiave: economia, sviluppo, lavoro, sanità, sociale, infrastrutture, società partecipate, enti locali, politiche giovanili, immigrazione, inclusione.

Uno sforzo di elaborazione e coinvolgimento che creerà un patrimonio di idee e elaborazione, di coinvolgimento e di apertura che sarà la base sulla quale costruire il PD dei prossimi anni.

Coinvolgere, includere, ascoltare, elaborare. Questo deve fare il nostro Partito.

Avere idee e proposte che riaffermino la nostra centralità – come città e provincia – e soprattutto la nostra dignità, che rischia di venire calpestata da vicende e contingenze che devono assolutamente essere superate per scongiurare un rischio di marginalizzazione e inconsistenza politica.
Lamentarsi non basta più. Noi dobbiamo avere proposte e progetti di qualità per essere credibili e per attrarre finanziamenti. Sarà uno sforzo, ma non è niente che non siamo in grado di fare, e di fare bene. Ne è una dimostrazione che in questo non partiamo da zero perché. Se é vero che da una parte ci sono le vicende negative di questi anni, dall'altra il nostro territorio e ricco di iniziative interessanti e innovative che meritano attenzione. Nei congressi dei circoli ho visto capacità di elaborazione e programmazione, ho visto bellissime iniziative e documenti seri, studiati e ragionati, che affrontano – a volte, perché a volte è necessario – aggrediscono le problematiche territoriali e indicano strade virtuose da percorrere.

Noi dobbiamo fare questo, perché questo fa un partito.

Per realizzare questo programma è fondamentale ridare voce e dignità ai circoli. Chi mi ha seguito nella campagna congressuale sa che su questo tema ho insistito molto. L’ho fatto perché la mia esperienza politica è quella di un segretario di circolo, che non ha mai ricoperto altri incarichi politici. Come segretario ho vissuto queste contraddizioni. Da una parte la consapevolezza della capacità degli iscritti di stare dentro le problematiche e la capacità di elaborare risposte e soluzioni, una capacità data da una capillare conoscenza dei territori, delle proprie peculiarità, delle aspettative dei nostri cittadini. Dall’altra una sensazione di diffusa solitudine, di distacco da una realtà provinciale vista spesso come evanescente e autoreferenziale, distante dai problemi delle persone e incentrata sui problemi interni.

Serve un ribaltamento.

Userò una citazione che non viene da uno scrittore o un filosofo, una citazione che ho usato il giorno nel quale, davanti a un’assemblea di persone che sono presenti anche oggi, ho annunciato che avevo accettato la proposta di candidatura. Una citazione che mi è stata ispirata dalla maglietta di un amico e compagno.

"Mi piace dire che le persone possono cambiare tutto quello che vogliono. E questo vuol dire: qualsiasi cosa nel mondo. E' ora di recuperare l'umanità e di rimetterla al centro. Mostratemi qualsiasi paese del mondo, c'è il popolo dentro. Pensate a questo. Senza il popolo non siete niente".

Joe Strummer, il compianto cantante e chitarrista dei Clash.

Intendo proporre questa idea di riforma del partito a un’assemblea aperta a tutti i segretari, che dovrà diventare un luogo di coordinamento permanente.

Coordinamento provinciale, appunto. A volte basterebbe ridare significato ai nomi.
In questo mandato andrà anche conclusa la fase di risanamento economico del Partito, che è stata avviata dalle precedenti gestioni. Ringrazio chi fino ad oggi ha lavorato per cercare di rimettere in ordine i conti, un lavoro complesso e delicato che deve avere una sua attuazione e conclusione.

Come ringrazio l’Associazione la Quercia per il contributo fondamentale che ha dato in questo percorso.

Sempre da ringraziare, con gratitudine e riconoscenza, sono i dipendenti del Partito, che si trovano a svolgere il loro lavoro in condizioni difficili e sinceramente non più accettabili. Nonostante le condizioni proibitive, non sono mai venuti meno la loro professionalità e il loro impegno. Se oggi siamo qui è anche molto merito loro.

Al necessario passaggio attuato fino ad oggi della razionalizzazione delle spese va affiancata un più incisiva azione sul lato delle entrate: maggiore cura del tesseramento, attenzione e se necessario implementazione delle sottoscrizioni ordinarie e straordinarie, iniziative di autofinanziamento (a questo proposito metto a disposizione del partito, qualunque sia la composizione futura degli organismi, la mia formazione in fund raising con l’idea di elaborare un piano di raccolta fondi che sia professionale, coerente e soprattutto attuabile). E’ necessario un impegno collettivo in questa direzione, e a volte a questo impegno si possono affiancare anche iniziative volte al farci scoprire la parte davvero bella della politica, quella di una comunità che sta insieme, ci sta bene, si confronta in modo sereno e armonioso.

Vi propongo fin da ora, in vista delle festività natalizie, una prima cena di sottoscrizione, un modo per stare insieme e un primo momento di raccolta fondi. Un’ occasione per passare una bella serata e raccogliere fondi.

Perché io vorrei anche questo. Un Partito dove si sta bene. Dove ci si confronta, magari ci si scontra, ma sempre nella consapevolezza che il nostro fine ultimo è il bene comune, dove si ragiona sempre con lo spirito dialogico e plurale, mai con veti, personalismi, esclusione. Dove alla fine si elabora una sintesi.

Occorre una maggiore cura dell’informazione, che i nostri avversari sono in grado di utilizzare in maniera incisiva. Spesso con metodi ripugnanti, diffondendo false notizie e creando vere e proprie realtà parallele dove avvenimenti di cronaca mai avvenuti assumono rilevanza nazionale.
Un’inchiesta giornalistica statunitense, riportata nel saggio del giornalista Leonardo Bianchi “La gente. Viaggio nell’ Italia del risentimento”, ha analizzato come certe fonti di informazione, per sopperire a difficoltà economiche e reggere l’impatto della concorrenza, ormai dipendano in larga misura dalla paura, dalla rabbia e dall’odio. Ed è proprio facendo leva su questi sentimenti che si può arrivare alla gratificazione istantanea. Quindi le persone cliccheranno sul titolo, condivideranno quel post di rabbia e odio. Generando consenso e generando profitto. Così lo faranno di nuovo, e in maniera sempre più efficace. E’ un meccanismo pavloviano che tende ad amplificare, fino a distruggere, rigore e credibilità. Sono i messaggi che intasano le bacheche nei nostri social, si diffondono, diventano realtà percepita. Questo si contrasta facendo della buona informazione, documentata, sincera e credibile, partendo dalle fonti e dai dati. Un lavoro di trasparenza e di realismo, volta a contrastare un meccanismo di odio crescente verso tutto quello che è diverso. Altrimenti assistiamo al trionfo della paranoia, a una sindrome da accerchiamento che ha dei tratti di paranoia collettiva ma che genera purtroppo, nella sua devianza, consenso politico.

Si può essere o meno sostenitori di Jeremy Corbyn, ma credo che sullo slogan alla base del suo programma possiamo essere tutti d’accordo. For the many, not the few. Per molti, non per pochi. Queste sei parole hanno un potere di sintesi tale da racchiudere praticamente tutte le tematiche che ci stanno a cuore. Essere per molti, per la pluralità ci parla di lotta all’ esclusione, all’emarginazione sociale, alle nuove povertà. Ci lega a un impegno costante nell’ affrontare certe tematiche come quella dell’immigrazione, che come dicevo va affrontata nei termini corretti e in un’ottica di costante contrasto delle false notizie create ad arte da compagini politiche che hanno fatto della disinformazione il loro strumento principale di lotta politica.

Ci vincola ad occuparci di diritti, di etica, di temi che non possiamo trascurare, che sono o devono diventare nostre bandiere. Il nostro impegno dovrà creare ponti, non muri. E’ semplice ignorare ciò che è diverso o che non comprendiamo, ma se ci arrendiamo a questo ci arrendiamo a una politica incentrata sulla paranoia, dove ci si guarda costantemente in uno specchio che riflette solo i nostri volti e non altro, dove le contrapposizioni ci rinchiudono in vicoli ciechi.

Avremo dei banchi di prova difficili, da affrontare con determinazione e serietà.

Il primo sarà Siena.

Dobbiamo fare ogni sforzo necessario per non cedere Siena alla destra e al falso civismo. Per fare questo dobbiamo allargare il più possibile il campo e intavolare fin da subito un percorso, insieme all’Unione Comunale del Capoluogo, che dovrà vedere nel Coordinamento Provinciale un luogo di supporto e confronto, che coinvolga la maggior parte di persone e gruppi possibili, nella certezza che il PD non è autosufficiente, ma ha il dovere di essere il cardine di una alleanza di centrosinistra basata su un progetto serio di rilancio della nostra città. Siamo consapevoli che una sconfitta a Siena rischierebbe di generare a caduta ripercussioni sia negli altri comuni della nostra provincia che nei livelli superiori. Con Arezzo e Grosseto in mano al centrodestra e le sconfitte in altre importanti città toscane (Livorno, Carrara, Pistoia) la tenuta di Siena assume un ruolo centrale per tutti gli assetti.

A primavera saremo impegnati nelle elezioni politiche.

Gli scenari sono completamente da definire, quello che è certo è che si registra un brutto clima nel nostro paese. Ho apprezzato l’apertura del segretario Renzi nell’ ultima direzione alla costruzione di un centrosinistra largo e aperto. Ritengo che sia l’unica strada per accedere di nuovo al governo del paese. Ho criticato fortemente la scissione del nostro partito, un passaggio che non ho condiviso né compreso. Tuttavia resto fermamente convinto della necessità di un dialogo con il mondo alla nostra sinistra, nella prospettiva di un accordo tematico che ci permetta di contrastare l’avanzata delle destre e dei populismi.
Temo che questo non sia tuttavia sufficiente, che sia necessario un ulteriore sforzo di apertura e di inclusione verso tutta una parte del nostro mondo che negli anni è andata ad alimentare le fila dell’ astensionismo e della rassegnazione. Noi dobbiamo cambiare il PD, che deve tornare ad essere casa loro. Non possiamo far vincere la destra per abbandono, per sconforto, per noia. Se non facciamo questo, condanniamo i nostri cittadini a vivere una nuova, cupa stagione.

Li condanniamo a un futuro in mano alla destra, ai populismi, alla cieca voglia di sovranità, alle recrudescenze della destra estrema, all’intolleranza, alla macelleria sociale.

Li abbiamo vissuti quegli anni, sappiamo cosa hanno significato. Non lo possiamo permettere di nuovo.

Ho visto con sgomento le immagini della manifestazione di a Varsavia dello scorso 11 novembre, dove 60.000 nazionalisti della destra xenofoba hanno sfilato chiedendo una Polonia pura, bianca, ariana. La stessa Polonia che, alle 04:45 del primo settembre 1939 venne attaccata dalla Wehrmacht. Inizio della Seconda guerra mondiale e delle tragedie che ne seguirono.

Come ho visto con sgomento la foto del calciatore che, a Marzabotto, esulta con braccio teso e maglietta della RSI. A Marzabotto. Qualcuno ha mai parlato a quel ragazzo dell’eccidio di Montesole? Se qualcuno lo ha fatto, allora ha ragione Michele Serra a dire che quel gesto è identico a quello di un milizano dell’Isis che va al Bataclan a rivendicare la strage, un nazionalista serbo che si reca a Srebrenica a esultare sulle fosse comuni, un titino che si reca in Dalmazia a inneggiare alle foibe, un neonazista che va a brindare ad Auschwitz. In quel caso è uno stragista che rivendica il suo esserlo, e come tale va trattato.

Questo vento di destra spira forte in tutta Europa. La Sicilia, i fatti di Ostia, ci dimostrano che l’Italia non ne è minimamente indenne. Come non ne è indenne la nostra provincia. Alcuni segnali allarmanti, per chi sa leggerli, arrivano e rischiano di prendere forza di fronte a un vuoto politico di intenti e proposte.

Noi dobbiamo essere consapevoli che siamo l’unico argine contro tutto questo.

Ma per esserlo non sono sufficienti generiche dichiarazioni di intento o prese di posizione, lecite ma estemporanee.

Serve un Partito che ha idee e proposte concrete, che non rinuncia a radicarsi sui territori, che è parte viva e propositiva dei processi di cambiamento che rischiano altrimenti di travolgere la nostra società. Un partito che metta in campo le sue proposte con dignità e orgoglio, senza rincorrere tematiche che non gli appartengono, ma elaborandone di proprie.

Abbiamo anche il compito, in vista delle amministrative del 2019, di riconquistare quanti più comuni possibile e non perderne altri. Ma per fare questo, occorre lavorare fin da subito.

E’ mia intenzione creare delle task force per supportare i comuni dove siano più in difficoltà, a partire dai 5 che non amministriamo: Colle Val d’Elsa, Casole d’Elsa, Pienza, Chianciano Terme e Piancastagnaio. Il lavoro in vista delle amministrative 2019 dovrà partire subito, come da subito è mia intenzione individuare una figura di supporto per Monticiano.

In conclusione, quello che vi propongo, è di cambiare il PD, e di farlo insieme.

Con il supporto di tutti, con l’aiuto e la messa a disposizione di quelle persone che ho conosciuto, territorio per territorio, in questo congresso. Persone buone e sincere, che senza chiedere nulla in cambio si impegnano quotidianamente per il nostro partito e per i territori nei quali vivono, con la consapevolezza che il nostro è l’unico luogo politico dove si può concretamente agire per la costruzione di una società migliore in provincia di Siena.

Con il supporto particolare dei Giovani Democratici, ai quali ho chiesto – durante il loro congresso – di essere una costante spina nel fianco per il prossimo gruppo dirigente, perché abbiamo bisogno della loro energia, della loro visione, dei loro stimoli. A loro chiedo un impegno enorme, quello di recuperare adesione, di radicarsi nei territori, di crescere costantemente. Ne abbiamo assolutamente bisogno.

Con il supporto di tutti i territori, a partire da quelli più periferici, che rischiano di apparire marginali, che a volte rischiano di essere trascurati. La mia sarà una gestione condivisa che terrà conto di tutte le loro istanze. Tutti si devono sentire protagonisti in questa grande forza riformista. Per questo sarà necessario anche un uso più specifico e strutturato delle nuove tecnologie, che se da una parte hanno il limite di spersonalizzare e sterilizzare, sono anche uno strumento formidabile di comunicazione e riduzione delle distanze.

Con il supporto di un gruppo dirigente possibilmente giovane e preparato, affiancato da figure con maggiore esperienza.

Con il supporto, mi auguro, di tutti voi. Sarò davvero il segretario di tutti, anche di chi non ha voluto – lecitamente – concedermi la sua fiducia. Va chiusa una stagione di eccessivi rancori, e per farlo conosco solo lo strumento del dialogo e del confronto. La mia porta sarà sempre aperta, a tutti.

Con una consapevolezza, forte. Che quello che facciamo è estremamente importante. E che a questo partito noi dobbiamo volere bene. E anche se a volte non ci piace tutto quello che succede, è nostro dovere immergerci nella realtà che ci circonda, aprire bene gli occhi per vederla, aprire bene il cuore per capirne le motivazioni profonde, aprire bene la mente per cercare soluzioni per renderla migliore. Perché il nostro agire politico è efficace solo se condiviso, ed è efficace solo se ancorato a dei valori. Tutti noi abbiamo una piccola ma fondamentale parte in un percorso di avvicinamento a quella che è la nostra idea di futuro.

Tutti noi dobbiamo aggiungere la nostra piccola parte alla storia collettiva che rappresentiamo, con impegno e costanza. Io lo farò, e spero di farlo insieme a voi tutti".

 

 

 

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