DI JULLO E IL DRAPPELLONE, PALLIUM FINALMENTE!

News inserita il 27-06-2023 - Palio

In questo Cencio ricompare una vergine credibile che si riprende il suo ruolo di protezione della città

Finalmente, verrebbe da dire!

Era proprio l'ora di un ritorno alla bellezza del “pallium”, o almeno questa è stata l'impressione del primo impatto, salvo poi esaminare tutti gli elementi e l'arte di Roberto Di Jullo nella sintesi dell'ambìto Cencio.

L'arte, essendo fra le cose che appartengono alla sfera sensoriale dell'anima, ha la fortuna di suscitare in noi emozioni diverse, di ispirarci e proiettarci in visioni virtuali che si formano nella fantasia della nostra mente; di proiettarci in mondi astratti ma anche epici ed evocativi, cosa che questo dipinto sembra fare abbondantemente, al contrario di opere che lo hanno preceduto e, se ci permettete, di dubbio gusto dal punto di vista iconico/araldico/religioso.

Questa volta non un netto ritorno all'antico ma finalmente qualcosa di significativo.

Un Drappellone a più piani che sembra pervaso di una tridimensionalità mai vista, con soggetti che paiono uscire fuori dal dipinto come i cavalli stilizzati che mai guardano in faccia l'osservatore e che, scambiati per dinamici, ci sbattono in faccia la loro staticità come lo scudo di Capitan America, quasi caricaturiali, l'ultimo di loro volge lo sguardo verso l'alto.

Bellissimo lo stacco con lo sfondo, creando giochi fra il calore dei cavalli e le tinte fredde nella parte posteriore, allungando una profondità di campo come farebbe il più bravo dei fotografi.

Una Montaperti con tanto di “cucuzzolo” e cipressini irrompe piccolina come a ricordare qualcosa di grandioso.

Finalmente, in alto, ricompare una vergine credibile, col manto blu e l'aureola oro, con l'Avvocata nostra che si riprende il suo ruolo di protezione della città.

Sul piano sottostante ai cavalli appare un gavinone che pare evocare l'occhio di Dio che tutto guarda, collocato in mezzo ai cavalli ed alle donne “boteriane” sulle varie contrade.

Lo stile dell'autore, con paragoni felpati, appare un mix tra Manara-Botero-Marinetti, una sorta di futurismo con linee tondeggianti e colori pastello che ricordano i noti fumetti d'autore. Fin troppo è stato detto sulle donne stilizzate che presentano le varie contrade in questa carriera, nell'ultimo piano dello sguardo la presenza dei terzi della città e dei simboli della repubblica, iconici e ben visibili.

Una Torre del Mangia rispettata nelle proporzioni e nella prospettiva, allarga il punto di fuga verso l'esterno, verso un infinito intimista e tumultuoso al tempo stesso dove ci piace credere che l'autore abbia voluto rappresentare la parte più drammatica.

E' proprio il caso di dire buon Palio, anzi bel Palio, a tutti!

Simone Benvenuti - Foto: Gianfranco Bernardo

 

 

 

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