STORIA DEL PALIO: 2 LUGLIO 1775

News inserita il 23-10-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

La vittoria di Romeo e l’ode dello Stratico.

Il Palio del 2 luglio 1775 ebbe un esito a sorpresa, in quanto fu vinto dal Nicchio con il giovane debuttante fantino Bernardino Poggi detto Romeo, dalle cronache definito quattordicenne ma che in realtà, così come dimostrano i documenti di anagrafe, aveva venti anni, che montava il cavallo baio del Santini, considerato da tutti, persino dagli stessi nicchiaioli, la classica brenna che non dava speranza alcuna di vittoria. Ma la maestria di Romeo e la sua fame di vittoria permisero alla contrada dei Pispini di ribaltare ogni pronostico, e con questo trionfo inaspettato il Poggi poté entrare nell’Olimpo dei fantini del Palio grazie soprattutto ad una stupenda ode a lui dedicata e detta “Romeide”, definita dagli storici uno dei più bei componimenti sulla nostra festa, scritta da Giovan Domenico Stratico, monaco domenicano nato a Zara, divenuto poi docente di esegesi biblica presso la nostra Università, che nella sua permanenza a Siena si appassionò al Palio ed alla contrada del Nicchio.

La carriera, che fu definita dalle cronache “bella oltre ogni dire”, vide come grande ma sfortunato protagonista il mitico Bastiancino che correva per la Giraffa sul sauro del Ricci, il cavallo favorito. Egli condusse la corsa per oltre due giri, resistendo a suon di nerbate e trattenute agli attacchi simultanei portati da Castagnino e Batticulo, rispettivamente fantini di Tartuca e Pantera.

Ma il re della Piazza, come ebbe a definirlo lo Stratico, non aveva fatto i conti con la grinta di Romeo il quale, dopo aver rifiutato i soldi offerti da Bastiancino alla mossa, lo superò con grande abilità negli ultimi metri tagliando così per primo il bandierino tra lo stupore generale. Fu questa l’unica vittoria di Bernardino Poggi che successivamente disputò altre 14 carriere senza successo. Nonostante ciò, grazie ai versi dedicategli dallo Strartico, che lo paragona addirittura ai miti della Piazza Ministro, Carnaccia, Strega, egli ha acquisito un posto di diritto nella storia del Palio. In conclusione di questo nostro articolo vorremmo riportare un epodo della più volte citata ode che descrive con dovizia di particolari l’esultanza dei nicchiaioli dopo la corsa e nel quale possiamo certamente riscontrare diversi tratti comuni con l’irrefrenabile giubilo moderno:

Nicchio ognun grida; e il vecchierel per festa
Non sente il peso della grave etade,
Nicchio la donzelletta
Con sottil voce annunzia alle contrade,
E la madre importuna al Nicchio affretta;
Là il cittadin si presta,
Là volge il volgo clamoroso i passi:
Senza contegno schivo
La vergine, e il garzon par, che si ammassi,
E baci cambi, ed abbracciar giulivo.
Odi suono festivo
De' cavi bronzi. Scintillar vedresti
Fiamme; ma alto poter vien, che le arresti.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

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