UNA FINESTRA SU SIENA: IL PALIO STRAORDINARIO DEL '67 E IL CENCIO RUBATO

News inserita il 25-09-2016 - Palio - Rubrica Una finestra su Siena

La curiosa storia del drappellone trafugato la sera della vigilia della Carriera, e “ritrovato” il giorno seguente. 

Un fatto curioso caratterizzò il palio straordinario del 24 settembre 1967, indetto per onorare il 49° Congresso della Società Italiana per il Progresso delle Scienze che quell’anno si teneva proprio a Siena. Una scelta, quella di organizzare un palio straordinario per una gloriosa società che tra le sue fila aveva annoverato scienziati del calibro di Enrico Fermi, Camillo Golgi e Daniel Bovet, che non aveva trovato tutti d’accordo. La Contrada dell’Istrice, ad esempio, si manifestò sin da subito contraria e per questo non dette la sua adesione.

Comunque sia, all’inizio, i giorni della Festa si susseguirono come da copione.

Dopo l’assegnazione dei cavalli che favorì Lupa, Giraffa e Oca, e dopo le prove sul tufo che si svolsero all’insegna della tranquillità, proprio alla vigilia della carriera, avvenne il fattaccio. Il drappellone, dipinto da Bruno Marzi, pittore senese che nel corso della sua lunga carriera dipingerà ben 25 cenci legando così indissolubilmente il suo nome a quello della festa senese, verrà trafugato nella notte dalla Chiesa di San Vigilio.

Gli organizzatori, non potendo ovviamente farne ridipingere un altro simile in fretta e furia, decisero allora di esporre sul Carroccio il minuscolo bozzetto sopra un telo bianco. Così, visto che nel frattempo anche gli scienziati riuniti al Congresso avevano già lasciato Siena, paradossalmente, il Palio Straordinario in loro onore si corse senza palio e senza...scienziati!

La carriera poi fu caratterizzato da altissima tensione, quasi a sottolineare ancora di più l’anomalia di un Palio senza cencio: mosse invalidate con rovinose cadute e persino un cambio di busta e di mossiere. Alla fine sarà comunque la Giraffa a trionfare sul tufo, con Rosario Pecoraro detto Tristezza che sul fortissimo Topolone giungerà primo a mani alzate (“Sono l'unico - dichiarerà anni dopo il fantino - ad aver vinto senza mani in Piazza del Campo”).

A sera, in Provenzano, quando oramai la festa della vittoria aveva messo in secondo piano il furto del giorno precedente, giunse inaspettata una telefonata. Dall’altra parte del filo erano proprio gli autori della “bravata”. Si trattava di un gruppo di studenti bolognesi, i quali ammisero candidamente di aver rubato loro il drappellone, ma di non averlo fatto per secondi fini, ma solo come uno scherzo, un gioco goliardico, e si dissero disponibili a restituirlo invitando gli stessi contradaioli a bere e fare festa insieme.

I “giraffini”, per tutta risposta “consigliarono” loro di lasciare il cencio in un luogo prestabilito, e di sparire il prima possibile, se non volevano incorrere in spiacevoli incidenti. E così infatti fecero.

E ancora oggi, nel museo di contrada, accanto al drappellone di Bruno Marzi, è esposto anche il suo minuscolo bozzetto, l’unico, nella storia del Palio, ad aver avuto l’onore di sfilare in una Passeggiata Storica.

Andrea Verdiani


 

 

 

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