STORIA DEL PALIO: PILLOLE DI ANEDDOTI PALIESCHI

News inserita il 29-07-2016 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Carrellata di eventi curiosi a cavallo dei secoli.


Nel luglio 1773, Sorba vinse il Palio nell’Aquila facendo solo un giro e mezzo. Dopo il secondo S. Martino, infatti, vistosi tagliato fuori dai giochi per la vittoria, si nascose tra le carrozze che erano parcheggiate di fronte al Palazzo Comunale, sfruttando anche la nuvola di polvere che si alzava a causa del tufo non ben annaffiato, per riapparire in pista all’ultimo passaggio delle contrade.

Con il cavallo più fresco, Sorba non ebbe alcuna difficoltà a precedere gli altri ed a vincere. A quanto pare, nel momento nessuno si accorse della sua “furbata” ed il Palio fu assegnato all’Aquila senza contestazioni, ma dall’anno successivo fu vietato il parcheggio delle carrozze in Piazza nei giorni del Palio e fu disposto di innaffiare costantemente la pista per evitare gli inconvenienti causati al polverone.

Nel luglio 1806 il barbero della Tartuca, nei giorni precedenti alla carriera, ebbe dei seri problemi di salute. Il Palio fu rinviato al 3 a causa della pioggia, ed il cavallo morì nella notte tra il 2 ed il 3. I deputati allo spettacolo ordinarono allora alla Tartuca di presentarsi al canape con un altro cavallo solo per far presenza. Questo fu montato da un vecchio carbonaio vestito con i colori della contrada. All’abbassarsi del canape cavallo e fantino di Castelvecchio furono trattenuti dai militari ed allontanati dalla pista.

Molto movimentata fu la carriera dell’agosto 1814. Data la mossa, il fantino della Chiocciola Belloccio, prese per un intero giro le redini del cavallo della Tartuca estromettendolo così dalla corsa. Partì primo il Nicchio, raggiunto poi al secondo giro dall’Oca e dalla Torre. Ci fu un fitto scambio di nerbate tra le tre contrade, finché il fantino dei Pispini,Cicciolesso, non saltò sopra il cavallo dell’Oca che continuò la corsa con due fantini in groppa, favorendo così la vittoria della Torre. A fine carriera, mentre gli ocaioli presi da “scapigliati furori” malmenarono Cicciolesso, i tartuchini “diedero sfogo ai loro sentimenti con l’abbruciare lo stemma della Chiocciola”, che fino ad allora consideravano come alleata.

Nel luglio 1835 accadde un fatto inconsueto: il fantino della Civetta cadde ed il suo cavallo fu fermato da un certo Stecco, ex fantino del Palio che assisteva alla corsa che con un balzo saltò sullo scosso cavalcando con i suoi abiti contadini. A S.Martino però il barbero non curvò e Stecco rovinò goffamente sul tufo e fu prima ricoverato in ospedale poi condotto in carcere. Ma la punizione più dura la ebbe in seguito: gli fu infatti impedito, vita natural durante, di farsi vedere in Piazza per i giorni del Palio.

La carriera di luglio 1930 è ricordata, tra le altre cose, per un aneddoto curioso. Alla Pantera toccò una brenna, che fu affidata al giovane ed inesperto Primetto Cortigiani. Durante la terza prova il Cortigiani, che fin da subito non riscontrò le simpatie dei contradaioli, cadde ed i panterini chiesero a gran voce di scenderlo. Fu perciò montato Alfredo Jacopini detto Grattapassere, che aveva già corso un Palio nel ’25 per il Drago. Tutto ciò scatenò la rabbia del Cortigiani che non digerì l’umiliazione della sostituzione. Allora la dirigenza decise di ricorrere alla sorte per stabilire chi avrebbe dovuto difendere i colori di Stalloreggi. Ma il sorteggio fu tutt’altro che regolare, in quanto in entrambi i biglietti predisposti vi era scritto il nome di Grattapassere che corse il Palio raggiungendo il suo obiettivo cioè quello di non arrivare ultimo. Costui non fece certamente la storia del Palio, in quanto dopo quella carriera non ne corse altre ma, il suo ricordo è rimasto ben vivo nella mente dei panterini che gli hanno dedicato il famoso stornello “Pantera ultima non può mai essere”, e dal 1974, Grattapassere è il titolo del giornalino di contrada della Pantera.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

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