STORIA DEL PALIO: I CAPPOTTI DELLA TORRE

News inserita il 22-12-2016 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Il bis di Salicotto nel 1787 e nel 1896

L’ultima contrada che ha centrato due cappotti nella storia è la Torre. Il primo di essi è datato 1787. “Da tutti si credeva che avrebbe vinto la Chiocciola, ma non fu così, perché il di lei fantino Dorino ebbe contro tutti gli altri che lo nerbarono….”.

Così comincia la cronaca di questa carriera, rimasta negli annali per la faida dei fantini contro Dorino, al quale non furono perdonate le sue spacconate. Isidoro Bianchini, Dorino in Piazza, correva per la contrada di S. Marco montando il cavallo di Sebastiano Felloni, di gran lunga il migliore del lotto e, per dimostrare la sua supremazia, ma anche e soprattutto per avidità di denaro, decise di non fare alcun partito con gli altri nove, minacciando di buttare a terra tutti coloro che si fossero frapposti tra lui e la vittoria. Ma, si sa, i fantini dell’epoca non erano noti per essere degli stinchi di santo e la fecero pagare cara a Dorino. Data la mossa, Baffino, che montava nella Lupa, lo prese per le redini, Uccellino della Tartuca provò addirittura a montargli sopra il cavallo, mentre Biggeri della Civetta completò l’opera nerbandolo per i restanti giri impedendogli il successo. Di tutto ciò approfittò la Torre, con Groppasecca ed il sauro del Nepi che superò l’Aquila al secondo giro, venendo a vincere. Il Palio d’agosto vide ancora sfortunato protagonista Dorino, che stavolta montava nella Tartuca. Anche stavolta partì in testa, ma fu fin da subito incalzato da Uccellino nell’Onda e da Biggeri nel Leocorno, ai quali probabilmente non era bastata la punizione inflitta al collega nella carriera precedente, che lo raggiunsero e lo ostacolarono, favorendo così la vittoria di Salicotto che presentava la stessa accoppiata di luglio.

Il secondo cappotto 109 anni più tardi, nel 1896, quando la Torre vinse il Palio di luglio e l’ordinario che fu spostato al 25 agosto (il 16 infatti fu disputato un Palio straordinario). A luglio approdò in Salicotto Farfallino che fu montato da Scansino costituendo un’accoppiata fortissima, che si rese protagonista di un’incredibile rimonta. La Torre partì infatti attardata a causa delle ripetute nerbate inflitte da Massimino, fantino dell’Onda, che per tale ragione venne squalificato per un anno. La Chiocciola, che aveva avuto in sorte il baio del Franci sembrava poter vincere facilmente, ma al terzo Casato fu raggiunta dalla Torre. Mugnaino, fantino di S. Marco provò prima a rinserrare agli steccati Scansino, poi gli sferrò una nerbata, ma nel compiere questo gesto si sbilanciò e cadde goffamente. Passò la Civetta, ma il guizzo decisivo fu quello di Farfallino per la gioia della Torre. A seguito della sconfitta, alcuni chiocciolini delusi dall’ennesima sconfitta decisero, con un gesto clamoroso e passato alla storia, di gettare nel pozzo di S. Marco l’icona di S. Antonio, patrono della Tartuca. Solo dopo che la statuetta fu ripescata, nell’inverno 1910, la Chiocciola riassaporò il gusto della vittoria nel Palio successivo del luglio 1911). Come detto, l’ordinario di agosto fu corso il giorno 25 per festeggiare il passaggio dell’ VIII corpo d’armata da Siena, di ritorno dalle grandi manovre. Le fasi preparatorie dei quella carriera furono condizionate dalla pioggia. I cavalli furono scelti senza la disputa delle batterie e le prime due prove furono annullate. Nelle restanti si assistette ad un’ecatombe di fantini causate dal tufo viscido. Nella terza cadde il fantino della Selva, nella quarta finirono a terra il Nicchio e Tabarre del Drago che addirittura rovinò assieme al cavallo a prova terminata nel tentativo di fermare, nella prova generale stessa sorte toccò a Pantera e Giraffa. Non fu da meno la provaccia che vide finire sul tufo ancora Abbacchio della Giraffa, la Taruca e la Pantera, il cui fantino Dante Tavanti si ruppe una spalla e fu sostituito in extremis da Pioviscola. La carriera fu convulsa. La prima mossa fu annullata in quanto quando le contrade fiancarono quando Torre ed Istrice non erano ancora entrate. I fantini compresero l’annullamento solo dopo aver compiuto un giro intero al galoppo ed alcuni cavalli risentirono dello sforzo compiuto. Al via valido iniziò una lotta senza esclusione di colpi tra Civetta e Selva che furono raggiunte dopo un giro dalla Torre, con il cavallo Febo, che l’anno successivo farà cappotto per la Giraffa, montato ancora da Scansino, che al secondo passaggio alla Fonte prese la testa per mantenerla fino al bandierino.

Davide Donnini

 

 

 

Galleria Fotografica

Web tv