MENS SANA VERSO LA FINALE. INNOCENTI: “SERVONO INTENSITÀ ED ENERGIA”

News inserita il 11-05-2024 - Mens sana Basket

L’assistant coach biancoverde si racconta alla vigilia di gara-1: “Annata che mi ha regalato emozioni indimenticabili” 

La lettura biancoverde della finale per la promozione in B Interregionale passa attraverso le parole di Andrea Innocenti. Arrivato in viale Sclavo nell’estate scorsa, l’assistente classe 1986 di coach Paolo Betti ci aiuta ad entrare tra le pieghe della sfida che vedrà la Mens Sana opporsi al pronosticato vantaggio (di talento e di esperienza) del Costone, ripercorrendo al contempo altre tappe della bella e sorprendente stagione Note di Siena, con qualche piccola concessione all’album dei ricordi personali.
Innocenti, l’obiettivo Mens Sana è alzare ancora una volta l’asticella?
“Questo racconta, fino a oggi, la nostra stagione. Da ogni momento difficile, da ogni sconfitta sono nati i presupposti per una crescita che ci ha portati a compiere passi avanti: penso a come siamo tornati sul parquet dopo aver perso contro San Giovanni o a Pisa, penso ai primi 20’ della gara contro Sansepolcro disputata all’indomani del ko sul campo del Costone.

Questa attitudine a rimanere sul pezzo, a non mollare mai, è emersa pure nelle partite di semifinale con San Vincenzo, che ci hanno visto recuperare svantaggi anche importanti”.
Significa che siete pronti a invertire la rotta dopo le due sconfitte patite nella seconda fase?
“Affrontare una squadra forte ed esperta come il Costone, per un gruppo giovane come il nostro significa andare a scuola, imparare. L’età media del roster Mens Sana è molto bassa e i ragazzi hanno alle spalle una carriera assai breve, però è anche vero che tutti hanno voglia di accrescere il loro background: domenica si riparte da 0 a 0, i nostri pensieri non devono essere rivolti a ciò che è stato, ma a ciò che siamo adesso”.
Il mantra che aleggia attorno a Note di Siena è “affrontiamola con leggerezza”. Sicuri che sia l’interpretazione migliore?
“C’è una frase che ho letto nei giorni scorsi e che mi piace molto, dice che c’è differenza tra la pressione di dover vincere e il sogno di poter vincere. Noi abbiamo questo sogno: siamo partiti a fari spenti, abbiamo vissuto un’annata inaspettata, adesso ci giochiamo la vittoria del campionato con una serie che sarà bellissima, tra due squadre della stessa città. Per rispondere alla domanda, è importante non finire schiacciati dalla pressione, quanto alla leggerezza è bene che ci sia ma nella stessa misura della tensione”.
Fu la pressione a farvi segnare appena 41 punti nel primo faccia a faccia stagionale a Montarioso?
“È giusto ricordare cosa è successo in quel primo scontro diretto, ma è anche importante rimarcare i grandi passi in avanti compiuti quando ci siamo nuovamente trovati di fronte: nella partita di ritorno abbiamo dimostrato di essere una squadra diversa, capace di metabolizzare e soprattutto di reagire a certe difficoltà contro le quali eravamo andati a sbattere. Vedremo domenica se saremo in grado di fare un ulteriore passo avanti”.
Costone più forte, più esperto e, proprio visivamente, più grande in termini di taglia fisica. Qual è la ricetta giusta per non andare nuovamente a sbatterci contro?
“I nostri marchi di fabbrica sono l’intensità e l’energia. Sono le regole che ci siamo dati il 23 agosto e che abbiamo rimesso in piedi anche recentemente, quando abbiamo affrontato gara 5 con San Vincenzo. Ci auguriamo, magari, che il Costone faccia un po’ meno canestro rispetto alle due precedenti partite: nella prima, va detto, lavorarono molto bene pure sul piano difensivo mettendoci in difficoltà con i raddoppi, quando li abbiamo affrontati in casa nostra ebbero invece una serata fantastica in fase di realizzazione”.
A proposito di San Vincenzo, affrontarla da avversario che sapore ha avuto per lei?
“San Vincenzo è casa mia, mio padre allena là e là ci sono i miei amici, oltre al fatto che in quella società ho mosso i primi passi da giocatore e sono tornato per tre stagioni sul finire della mia carriera. Sono state complicate soprattutto le partite disputate in trasferta: rientrare al palazzetto e ritrovare tante persone che conosco da sempre è stato tosto sul piano emotivo, però ho cercato di concentrarmi su ciò che dovevamo fare in campo, in quel momento era fondamentale dare una mano a Betti e ai ragazzi”.
Prima di andarsi a sedere, nemmeno tanto per la verità, in panchina, Andrea Innocenti cosa faceva?
“Il playmaker, per tanti anni. Ho iniziato a San Vincenzo con le giovanili, poi sono venuto qua a Siena per motivi di studio (si è laureato in fisioterapia, ndr) e ho giocato prima con il Cus, poi a Colle in un’annata che ci vide arrivare alla finale per la promozione in B contro Perugia, infine al Costone allenato da Andrea Zanotti, che oggi ho ritrovato con piacere nello staff Mens Sana. La serie C l’ho comunque poi vinta a Piombino, dove ho disputato anche la B. Ho giocato anche a Viterbo e, prima di tornare a San Vincenzo, a Castelfiorentino, dove ho conosciuto Paolo Betti: era il vice allenatore della prima squadra, ma era anche il coach delle giovanili e per un anno gli ho fatto io da vice con l’under 16 dell’Abc. L’ultima stagione da cestista è stata a Firenze con Legnaia: abbiamo vinto la coppa toscana di C, poi il Covid ha fermato tutti i campionati e lì sostanzialmente è finita la mia carriera, anche perché a 35 anni si era presentata un’altra opportunità”.
Sul suo curriculum professionale si legge il nome ACF Fiorentina…
“Esatto. Sono stato chiamato a far parte dello staff fisioterapico della società viola, ho seguito il loro settore giovanile. Bellissima esperienza sul piano professionale e umano, anche se inizialmente non è stato facile ritrovarsi in fondo a una panchina a fare il fisioterapista dopo essere sempre stato in cabina di regia sul parquet: ho avuto la soddisfazione di lavorare in un grande club, con professionisti di alto livello, è stato anche interessante vivere dal di dentro le dinamiche di uno sport come il calcio che conoscevo solo da appassionato, mi è mancata però l’adrenalina del campo”.
Poi Paolo Betti le ha proposto di seguirlo sulla panchina della Mens Sana?
“L’idea è venuta fuori durante un viaggio a Malta per l’addio al celibato di un nostro comune amico, nonché compagno di squadra, che è Samuele Manetti. Io avevo già il patentino per allenare in C e in tutta sincerità avevo anche un’idea abbastanza definita di prendere accordi per fare il vice in una squadra vicino Firenze, sempre in serie C, Paolo però mi ha convinto a seguirlo alla Mens Sana, dove grazie al club e a Riccardo Caliani si sono create le condizioni migliori anche per riuscire a gestire gli incastri che caratterizzano le mie giornate”.
I cantieri della Siena-Firenze li conosce tutti a memoria?
“Ieri, ad esempio, sono arrivato all’allenamento al palasport dopo una lunga giornata trascorsa nel mio studio fisioterapico fiorentino, ma quando il calendario del campionato ci manda in campo a metà settimana il viaggio si allunga, perché di mercoledì visito a Cecina. Sono sacrifici che però vengono ripagati: non parlo solo di risultati, è proprio a livello emozionale che questa annata alla Mens Sana mi ha regalato momenti indimenticabili. Ho inseguito per una vita, quando giocavo, il sogno di vivere atmosfere come quelle che si respirano qui al palasport: non esiste in serie C o in serie B una tifoseria come quella biancoverde, è un sogno ad occhi aperti per tutti noi avere un sostegno del genere”.
Essere fisioterapista significa buttare anche un occhio su dinamiche di infermeria?
“Sì, ma cerco di starne fuori perché il mio ruolo qui è quello di vice allenatore e perché ho il massimo rispetto del lavoro dello staff medico Mens Sana. La squadra è seguita nel migliore dei modi da grandi professionisti come il dotto Martelli e Jacopo Boldrini, che è un ottimo collega”.
Volendo fare un bilancio, che annata è stata la sua prima trascorsa sulla panchina biancoverde?
“Sono partito un po’ a fari spenti, chiedendo a Betti di guidarmi in questa mia prima vera esperienza a livello senior, dato che in precedenza avevo solo lavorato con i giovani a Castelfiorentino: Paolo ha la capacità di metterti a tuo agio, dà spazio a noi che siamo suoi collaboratori e ci coinvolge nelle scelte. Nello specifico, curo molto lo scouting delle squadre avversarie, con un occhio attento soprattutto a come la nostra difesa deve affrontarle”.
Concludendo, questa serie C quanto sta stretta alla Mens Sana?
“Edoardo Pannini, al quale invidio la grande maturità nonostante sia un ragazzo ancora molto giovane, in una intervista mi ha molto colpito quando ha detto che si augura di tornare il prima possibile a fare il tifoso della Mens Sana in serie A. È quello che tutti ci auguriamo, perché l’ambiente merita di uscire quanto prima da questo purgatorio: non nascondo, però, la soddisfazione personale nell’essere stato, anche io, un piccolissimo protagonista che sta lavorando per quell’obiettivo”.
Matteo Tasso

foto Mens Sana Basketball

 

 

 

 

 

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