ENOTECA ITALIANA, Sì MA ADESSO?

News inserita il 24-10-2017 - Attualità Siena

Lo scioglimento deliberato oggi dal consiglio comunale di Siena (Eliofanali)

Sono di una scuola un po’ vecchia, nonostante la mia età. Quando si trattano argomenti “delicati”, bisognerebbe almeno provare ad approfondire, conoscere, analizzare. Poi, semmai, giudicare, anche aspramente. Avere il quadro completo, insomma. Evidentemente, però, è più facile sparacchiare slogan e hastatg. Accade oggi per l’Enoteca Italiana. Si intenda bene: questo non è un post che giustifica questa o l’altra amministrazione; e neanche questa o l’altra opposizione. Chi avrà pazienza di leggere, lo capirà.

Punto uno: il documento. Lo scioglimento deliberato oggi dal consiglio comunale parte da un documento preciso. C’è una delibera precisa dei sindaci revisori dell’Enoteca. Senza entrare troppo nei tecnicismi, in sostanza si evidenzia una situazione che non può andare avanti. Da anni l’ente è in perdita. Ergo, si invitano le istituzioni a smettere di gettare risorse (pubbliche, peraltro) in un teorico pozzo senza fondo: di qui l’approvazione prima in consiglio provinciale (ieri, con il sindaco di Monteriggioni Raffaella Senesi che ha comunque manifestato preoccupazione per i sette lavoratori) e poi in consiglio comunale (oggi).

Punto due: il contesto. Quando si parla bisognerebbe perlomeno contestualizzare la situazione. Nessuno (o pochi) si è chiesto perchè l’Entoeca sta così male, da anni. Facile, certo, accusare una parte politica e una “malamministrazione” (però senza entrarci dentro, senza citare dati e numeri, investimenti e non investimenti, ma solo per i consueti slogan). Che, s’intende, avendo responsabilità di amministrare (per l’appunto) ha le sue brave e parecchie colpe e che nessuno (oltretutto qui) vuole nascondere. Per la ricostruzione di questo aspetto devo ringraziare il collega David Taddei. Di fatto per l‘Enoteca Italiana il declino è iniziato almeno quindici anni fa. Le aziende che ci avevano creduto hanno visto più conveniente per loro investire su altri soggetti promozionali e lentamente si sono allontanate. Lo Stato (governo Berlusconi per intendersi) mise in campo addirittura progetti alternativi con grandi capitali, che impedirono di fatto (non voglio entrare in polemica politica) a Siena di diventare la capitale del vino italiano. Qualcuno ha citato in questi giorni-mesi-anni la dispersa Enoteca d’Italia? Qualcosa come cento milioni di euro in borsa, gettati nel water ma sufficienti per mettere in un angolo l’Enoteca senese (vorrei anche vedere, con cento milioni di euro…). Senza aziende e senza governo centrale, Enoteca Italiana (un’ente nazionale, ricorderei) è rimasta nelle mani degli enti locali che da soli, soprattutto in tempi di vacche magre (senza Mps, per chiarisi) hanno potuto fare ben poco.

Punto tre: poco da fare, nulla fatto. Quel poco che si poteva fare, tuttavia, non è stato fatto. Nessun coinvolgimento dei Consorzi del territorio, per esempio. Nessuna azione di marketing seria. Quasi niente di niente, almeno che sia emerso e che sia venuto a mia conoscenza. Solo un lento declino e pallino in mano a liquidatori, al di là delle dichiarazioni su importanza dell’enogastronomia, dell’eccellenza del nostro territorio, del consueto “bene comune”. Tutti “bla bla” che non producono positivo in bilancio. Un’inerzia che sa quasi d’ingnavia.

Punto quattro: la delibera. La delibera approvata dal consiglio comunale di Siena prevede, con tutte le premesse del caso, certo lo “scioglimento”, ma “mediante procedure che salvaguardino per quanto possibile la storia, il marchio, l’attività di un Ente di grande tradizione e considerino con la massima attenzione la tutela, in primis occupazionale, degli attuali addetti”. Pare ci sia un piccolo spiraglio, sul quale sarebbe obbligo lavorare. Obbligo di tutti: maggioranza e minoranza, che si riempiono (tutti) la bocca con “bene comune”.

Punto cinque: la politica. E’ facile, infatti, da una parte puntare il dito contro il Pd, l’amministrazione, il sindaco, pinco, pallo e sempronio. Probabilmente se il sindaco fosse di un altro colore, avrebbe comunque proposto la stessa delibera. Dall’altra parte (quella del Pd, per capirsi), tuttavia, è altrettanto “facile” giustificare tutto attraverso una situazione che è entrata – da tempo, come detto – in un vicolo cieco e quindi non ha altre uscite. Fuori dalla campagna elettorale permamente, infatti, non vedo sguardi rivolti al futuro, a parte i continui riferimenti alla Mostra dei Vini che si perde in una notte dei tempi, certo gloriosa e che poteva essere riferimento, ma di (appena..) quasi un secolo fa. Al momento non ho letto niente in questo senso, se si eccettua quanto scritto da Pierluigi Piccini sulla stampa oggi. E sinceramente questa mi pare la colpa più grave, almeno da oggi (ma forse anche da ieri, visto che la situazione era conosciuta da diversi anni) in poi. Accuse da una parte, giustificazioni dall’altra, ma i progetti dove sono? Per i lavoratori, per prima cosa, ma poi per il territorio, tutelando un ente storico di cui tutti si riempiono la bocca. Per puntare il dito, però. Nessuno fra partiti e movimenti vari, al momento, mi pare si sia fatto una domanda: il disastro, le responsabilità, certo, ma adesso cosa facciamo? Forse potrebbe essere un argomento interessante per la “vera” campagna elettorale. Ma, ahimè, non sarà così, perchè l’Enoteca rimarrà “occultata” per alcuni (il Pd) e hashtag per altri.

Fonte: https://eliofanali.wordpress.com/

 

 

 

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