É giunta alla conclusione la settimana di eventi organizzata dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Siena.
Sabato pomeriggio, al Santa Maria della Scala, si è svolta una conversazione a tre voci sugli anni senesi di Giancarlo De Carlo con relatori Giorgio Ciucci, docente di storia dell’architettura dello IUAV di Venezia e accademico di San Luca, e gli architetti senesi Carlo Nepi e Augusto Mazzini.
Salutata dall’assessore al Patrimonio del Comune di Siena Paolo Mazzini, la conferenza si è aperta con un intervento di Carlo Nepi che ha introdotto i temi più importanti dell’attività e del pensiero di Giancarlo De Carlo, con la lettura di alcuni brani scelti fra i suoi scritti. Figura unica, anticonvenzionale, spesso scomoda, De Carlo si è imposto come uno tra i pensatori più acuti dell’architettura italiana. Principale propugnatore della progettazione partecipata come “utopia realistica”, del progetto condiviso invece che come pratica autoritaria, ha sostenuto che “gli architetti contemporanei dovrebbero fare di tutto perché l’architettura dei prossimi anni sia sempre meno la rappresentazione di chi la progetta e sempre più la rappresentazione di chi la usa”.
Giorgio Ciucci ha tratteggiato la carriera di De Carlo, dagli esordi di giovane architetto anarchico vicino a Giuseppe Pagano, alla docenza universitaria a Venezia, dall’esperienza del CIAM e la successiva rottura con l’International Style, alla creazione del Team X, fino ad arrivare, attraverso l’esperienza di Urbino e dei progetti degli anni ‘70, alla creazione del laboratorio internazionale ILAUD, alla fondazione della rivista Spazio e Società, e ai progetti e alle realizzazioni senesi. Ciucci si è quindi soffermato su alcuni edifici progettati da De Carlo per la città di Siena, in particolare sulla torre osservatorio studiata per il concorso di piazza Matteotti del 1989 e sulla sua unicità. “Il problema non è il successo o l’insuccesso di un’opera - spiega Ciucci - In questo senso forse è un bene che la torre non abbia vinto e non sia stata realizzata. Ciò che rimane è il fatto che quello che De Carlo ha portato a Siena si è spento in poco tempo”.
Augusto Mazzini ha ricondotto l’esperienza di De Carlo all'attualità senese, marcata da occasioni mancate e spazi irrisolti.
“L’importanza di De Carlo – sottolinea Mazzini - non è tanto nei suoi progetti, ma nel suo insegnamento. Dopo l’esperienza dell'ILAUD (Laboratorio internazionale di Architettura e Ubanistica) le generazioni successive di architetti purtroppo non hanno saputo continuare il percorso da lui tracciato”.
Numerosi interventi hanno animato l’affollata conferenza sottolineando l’importanza per le giovani generazioni di seguire l’esempio di De Carlo per tornare a progettare nelle città per migliorare la qualità di vita delle persone.
Alla fine degli interventi, hanno preso la parola Marina Gennari e Nicola Valente, consiglieri dell’Ordine degli Architetti di Siena.
In particolare, Gennari ha ricordato come il suo Ordine, spinto dalla convinzione di voler rilanciare la figura dell’architetto al servizio della comunità, abbia creato un laboratorio permanente di studi urbani dove 30 architetti volontari discutono, si confrontano e mettono su carta idee per riqualificare e riportare qualità in aree irrisolte della città e della provincia. Per visitare la mostra, allestita nella sala San Pio del complesso museale del Santa Maria della Scala di Siena, “Giancarlo De Carlo. Schizzi inediti”, promossa dall’Ordine degli Architetti PPC della provincia senese, c’è ancora fino al 25 ottobre.