Brutto episodio di insolenza su un autobus in servizio extraurbano.
Siamo in una fredda mattina di gennaio. Sotto un cielo plumbeo, un pullman viaggia da Montalcino in direzione di Siena. A bordo, una variegata “popolazione” di passeggeri, in maggioranza giovani studenti che frequentano le scuole superiori del capoluogo, più qualche sparuto pendolare che si accinge ad affrontare la propria giornata lavorativa.
Alla fermata di Buonconvento, insieme ad altre persone, sale sull’autobus anche una donna di colore, di mezza età , piuttosto robusta. La donna, evidentemente affaticata, non trovando un posto libero sul quale potersi riposare, comincia a lamentarsi dicendo che a causa di un fastidioso dolore alle gambe avrebbe bisogno di sedersi, e che non può quindi stare in piedi per tutto il viaggio. Dopotutto, prosegue, “pago anche l’abbonamento, e quindi ho diritto ad avere un posto a sedere”.
Di posti liberi, però, non se ne vedono molti in giro su quel pullman, se non qualche isolato sedile situato nelle retrovie, ma “circondato” da quella scolaresca che non sembra proprio intenzionata a condividere la vicinanza con qualche estraneo adulto. L’approccio della donna con gli altri passeggeri non sarà certo da ricordare ai posteri quale modello di simpatia, ma le reazioni che di lì a poco giungono, sono di gran lunga peggiori.
Subito dopo queste prime lamentele infatti, non tarda a farsi sentire la risposta, sprezzante, di chi le fa notare che a causa della sua corporatura alquanto robusta, non sarebbe sufficiente un posto per farla sedere, ma ne occorrerebbero almeno due; per poi ostacolarla, più o meno direttamente, a potersi sedere là in fondo.
Finalmente, giunge “salvifica” la fermata di Piazza Gramsci a Siena. La turbolenta comitiva scende e si sparpaglia per le vie della città . Tra poco sarà il rintocco della campanella scolastica a chiamare a raccolta gli studenti nelle rispettive classi e a ricordare che, dopotutto, un altro giorno è iniziato. Un giorno di ordinaria maleducazione.
Andrea Verdiani