STORIA DEL PALIO: 2 LUGLIO 1976

News inserita il 29-06-2020 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Per la festa titolare della Chiocciola, ripercorriamo gli eventi della carriera più folle del XX secolo.

Quella del 2 luglio 1976 è ricordata come una delle carriere più rocambolesche del secolo scorso, caratterizzata da cadute, incidenti e decisioni discutibili circa la disputa del Palio che suscitarono polemiche e contestazioni a non finire.

Assenti Rimini e Panezio, cosa piuttosto frequente in quegli anni, a luglio, i capitani furono costretti a comporre un lotto di cavalli mai vittoriosi, nel quale Rucola, toccata alla Giraffa e montata da Bazzino e Quebel, andato in sorte alla Chiocciola, per la monta di Valente, costituivano le punte. Rio Marin nel Montone con Ragno, Solange nel Leocorno con Liscio e Lucianella con Ercolino nell’Onda, erano altre accoppiate con una certa esperienza paliesca; il lotto era poi completato da 5 soggetti esordienti: Tornado nell’Oca con Aceto, Tobruk nella Tartuca con Canapino, Serena nella Torre con Spillo, Teseo II nella Pantera con Rondone e Lamadina nella Selva con Grinta, anch’esso al debutto. I giorni della festa filarono via tranquilli fino alla sera della prova generale quando la protagonista indiscussa divenne la pioggia, che impedì l’effettuazione delle ultime due prove e rese il tufo in pessime condizioni.

Anche il giorno del Palio, il meteo fece le bizze, con acquazzoni e timide schiarite che si alternarono rapidamente. Nonostante il precario stato della pista, fu deciso comunque di far sfilare il corteo storico, al termine del quale, con una decisione inconcepibile, fu fatto entrare in Piazza un mezzo comunale carico di tufo con alcuni operai che cominciarono a gettare la terra fresca su quella bagnata, rendendo così la pista praticabile solo all’apparenza mentre, nei fatti, essa era divenuta ancora più viscida e pericolosa per cavalli e fantini. Quando tutti ormai credevano ad un possibile rinvio, dall’Entrone uscì un piccolo corteo composto dai capitani e dai fantini che, in uno dei momenti più bassi della storia del Palio, accompagnati dai fischi e dalle urla dei contradaioli indispettiti per l’assurdo spettacolo al quale stavano assistendo, compirono un giro ispettivo della pista. Ma, probabilmente, le autorità comunali avevano già preso la decisione di correre il Palio e, l’ordine di montare a cavallo, fu accolto dalle proteste dei fantini, la maggior parte dei quali certi di finire per terra al primo San Martino (cosa che puntualmente avvenne) e, quindi, contrari alla disputa della carriera.

La caduta di Bazzino per una forzatura del canape, anticipò di pochi istanti la mossa valida; Onda, Chiocciola e Selva furono le più rapide ad uscire; più indietro, Aceto e Camillo si ostacolavano a colpi di nerbate. Al primo San Martino, come detto, il fango presente in pista fece sconti a pochi ed a finire a terra furono la Chiocciola, che aveva girato prima, poi l’Onda, il Montone, la Pantera, il Leocorno, la Torre e la Selva. Da questa ecatombe, fu proprio Quebel il più lesto a rialzarsi, seguito dalla Giraffa che partita male dai canapi, aveva evitato il mucchio e la caduta con una impostazione prudente della curva, dallo scosso della Selva e da Canapino nella Tartuca, che cadde però al Casato, imitato successivamente da Bazzino al secondo San Martino. Solo Aceto, staccato ed ormai al passo, era rimasto a cavallo. L’ultimo giro fu qualcosa di incredibile: Quebel proseguiva la sua corsa, dietro di lui i soli Rucola e Teseo. Tutti gli altri, sparsi o fermi qua e là per la Piazza. L’estremo tentativo di incitamento da parte di Valente e Bazzino, rimasti a bordo pista, attraverso il lancio del nerbo e di alcune zolle di terra ai loro barberi, non cambiò l’esito della carriera; Rucola, pur guadagnando tanti metri, non riuscì a superare il roano di San Marco, che pertanto tagliò per primo il bandierino riportando così il cencio nella Chiocciola che aveva appena finito di festeggiare la vittoria del 16 agosto dell’anno precedente.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 

 

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