SIENA E LO SHOPPING "MALEDUCATO": A VOLTE SUCCEDE

News inserita il 25-02-2022 - Attualità Siena

Spunti di riflessione, e quasi una provocazione, in una città che dovrebbe vivere con il turismo

 

I maggiori spunti di riflessione ci arrivano sempre dalla realtà quotidiana, così anche questa volta cogliamo la palla al balzo per sottolineare vezzi e caricature della nostra amata città nei comportamenti, negli usi e nei malcostumi.

Sarà capitato anche a voi di entrare in un negozio nelle vie del centro di Siena ed essere squadrati da capo ai piedi come se deste fastidio al commesso o commessa di turno: uno sguardo tra lo stupito e lo schifato, quello riservato ad un alieno o a un essere repellente, comunque venuto da un altro pianeta ad oltraggiare la tranquilla solitudine del "sottoposto" di turno. 

Questi lavoratori del commercio (ovviamente mica tutti) sembrano ricevere, prima del contratto, un autentico corso di maleducazione.

Le barzellette sulle commesse stanno ormai sostituendo quelle sui carabinieri, senza che nessuno si offenda. La nostra infatti è (forse) poco più di una provocazione.

Nella sua unicità, Siena presenta sempre caratteristiche inusuali e le riscontriamo anche in questa situazione, dove il rispetto del pubblico dovrebbe essere maggiore che in altre città, vista la presunzione di campare di turismo.

Di contro, però, in un ambito di lavoro dipendente, bisogna ammettere che tutte le catene in franchising non favoriscono certo l'amore per il proprio lavoro.

Quando Siena era una città di botteghe (e bottegai) e il cliente entrava dentro, aveva a che fare direttamente col titolare. Questo favoriva buoni rapporti, sconti ed educazione, sapendo che a trovare un cliente ci vogliono 20 anni e a perderlo 5 minuti.

Oggi Siena è diventata forse la prima città, di certo non l'ultima, per gli acquisti online semplicemente perché alcuni servizi essenziali iniziano clamorosamente a mancare.

La supponenza del dipendente al centro commerciale, con una preparazione che scarseggia e che considera il cliente tutt'altro che sacro, fa sì che arriviamo agli atteggiamenti visti oggi.

Alla domanda: “Scusi sa dove sono le macchine da caffè?” segue, sbuffando, la risposta: “Io non sono di questo reparto”, senza neanche aver scambiato uno sguardo con gli occhi del cliente.

Nella marmaglia generale di una maleducazione irriverente, vanno ad aggiungersi le psicosi di un virus che dura da due anni accentuando le fobie comportamentali di individui esasperati.

Allora amici, quando varcate la soglia di un esercizio commerciale, ricordatevi di ringraziare sempre i bravi addetti alle vendite e di perdonare chi vi guarderà come che se non foste entrati sarebbe stato molto meglio, come se non tornate più va bene, come se un dispetto del genere non era certo da fare, non a lui/lei a quell'ora e in quel giorno, sporcando pure per terra che uno deve ripulire, oppure facendo tirare fuori un paio di pantaloni che poi lui/lei deve rimetterli a posto! Eh no! Non si fanno queste cose ad un commesso/commessa!

Rimarrete, in un futuro prossimo, affezionatissimi al vostro pc che con il solito clic vi farà arrivare tutto quello che volete, travolti da uno shopping compulsivo, acquistando soprattutto tutto quello che non vi serve ma avrete perso l'umanità (ma anche la simpatia, la professionalità e l'esperienza) del vostro bottegaio di fiducia che, salvo attività molto particolari, non troverete più.

E non riuscirete a fare quelle due giuste chiacchiere che vi facevano fare acquisti con soddisfazione...

Simone Benvenuti

 

 

 

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