Nicoletta Fabio: "Foibe oggi nella nostra storia nazionale grazie all’esempio degli esuli che non si sono arresi al silenzio"
“A partire dal 2004 la Repubblica si è finalmente impegnata a rimuovere la cortina di indifferenza e, persino, di ostilità che, per troppo tempo, ha avvolto le vicende legate alle violenze contro le popolazioni italiane vittime della repressione comunista, donne e uomini, forze dell'ordine, civili e militari”. Queste le parole utilizzate dal Sindaco di Siena Nicoletta Fabio nell’intervento fatto durante il Consiglio Comunale di oggi, venerdì 9 febbraio, dedicato al “Giorno del Ricordo”, che sarà celebrato domani, sabato 10 febbraio.
“Ricordiamo oggi Migliaia di innocenti assassinati nelle foibe del Carso triestino, tra il 1943 e il 1945, uccisi perché colpevoli di essere italiani, a cui vanno aggiunti i morti nei campi di prigionia. Ricordiamo anche i circa 350 mila italiani che dopo la fine della guerra furono costretti ad abbandonare le loro case e le terre dove erano nati e cresciuti, quelle zone del confine orientale tormentate e tribolate, con una storia complicata e contesa, frammentata e conflittuale – ha proseguito il Sindaco Fabio - Profughi nostri connazionali, italiani due volte, che hanno scelto l’esodo per sfuggire al disegno di conquista territoriale e di egemonia rivoluzionaria di Tito. Le violenze anti-italiane furono dopo ottant’anni un piano preordinato, ha detto il Presidente Mattarella un anno fa; eppure capita ancora di imbattersi in qualche sporadico tentativo di negare la verità storica, o di ammetterla a malincuore con una serie di distinguo che non fanno onore a chi vi ricorre”.
“La storia ha il compito difficile, ma necessario, di ricostruire fatti e avvenimenti in modo chiaro e senza indulgenze per nessuno, in modo obiettivo per non lasciare all'interpretazione e al suo possibile danno il protagonismo su questi fatti. Noi rappresentanti delle Istituzioni, garanti di tutti, siamo impegnati a guardare ai fatti storici con obiettività e valore morale – ha aggiunto Fabio - La verità sulle foibe e sull’odio feroce in quelle difficilissime terre non può essere piegata a visioni (o finalità) di parte, proprio per rispetto di quelle vite e di quegli avvenimenti. Una democrazia compiuta non teme il confronto col proprio passato, anche con quello più scomodo e non ha incertezze nell’assegnare alla storia e ai suoi accadimenti la giusta dimensione”.
“Perché l’Italia libera e civile, patriottica non nazionalista, è un paese maturo, che deve leggere dentro la propria storia le ragioni e le dimensioni dei fatti – ha concluso Fabio - Il ricordo di quei tragici giorni deve indurci a lavorare costantemente su noi stessi e in particolare sulle nuove generazioni, educandole al rispetto dell’altro, al confronto, al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze come elemento di crescita, coniugando le diversità con il riconoscimento di valori comuni. Valori espressi innanzitutto nella Costituzione. Se il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo, con fatica, è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, conquistando, finalmente, la dignità della memoria, lo dobbiamo anche al fatto che gli esuli e i loro discendenti non si sono arresi al silenzio. Non lasciamo che questa giornata resti un mero esercizio consolatorio, ma facciamo in modo che ci ricordi, ogni giorno, il valore di essere comunità. Una comunità che faccia tesoro del passato per guardare avanti con consapevolezza, per l’uguaglianza e la libertà, con al centro il valore assoluto della dignità umana”.