Le ultime verifiche dicono che il fenomeno è molto più preoccupante di quanto si potesse pensare.
Nelle province di Grosseto e
Siena le ultime verifiche dicono che il caporalato è un fenomeno molto più
preoccupante di quanto si potesse pensare. “Nel grossetano sono oltre 3mila i
lavoratori coinvolti in un vero e proprio mercato nero delle braccia: più della
metà in Maremma, mentre il resto va a lavorare nelle
altre province”. Sono alcuni dei dati resi noti dalla Fai, il sindacato del
settore agroalimentare e ambientale della Cisl, che ha organizzato sul tema un
convegno a Grosseto a cui hanno partecipato rappresentanti delle organizzazioni
agricole e delle istituzioni, oltre all’Assessore regionale Marco Remaschi e al
Commissario della Fai nazionale Luigi Sbarra. “Nelle aziende vitivinicole - ha
detto nella sua relazione Antonella Biondi, segretaria Fai-Cisl di Grosseto e
Siena - vengono impiegati soprattutto immigrati dall'Africa e dall'Asia,
lavoratori che in estate fanno i venditori sulle spiagge del Lazio e della
Campania e a inizio autunno si spostano nelle nostre zone. Lavorano quasi
sempre al nero, per un massimo di 40 euro al giorno (ma più spesso per 25-30)
per 10-12 ore”.