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IL FUTURO DI ACQUEDOTTO DEL FIORA E DEL SERVIZIO IDRICO

News inserita il 28-07-2015

E’ plausibile, come apparso su alcuni organi stampa regionali e nazionali, che la società romana Acea acquisisca le quote di partecipazione di Acquedotto del Fiora dei Comuni che ne compongono il capitale sociale pubblico? Su questo tema, Ernesto Campanini (Sinistra per Siena, SsM, RC) ha presentato, nella seduta odierna, un’interrogazione finalizzata a conoscere "lo stato della situazione, la posizione del Comune di Siena in merito a un’eventuale cessione della propria quota di partecipazione nella compagine societaria di Acquedotto del Fiora ed eventualmente chi saranno i beneficiari di tale operazione".
Durante la sua illustrazione, Campanini ha sottolineato che "Acquedotto del Fiora fattura diversi milioni di euro e che, negli ultimi anni, le bollette per il servizio idrico dei residenti nel Comune di Siena hanno subito notevoli rialzi" e ha richiamato anche l’esito del referendum del 2011, "in cui i cittadini hanno espresso la volontà di togliere il profitto dalla gestione dell’acqua e di ripubblicizzare il servizio". "Temo che la vendita della quota comunale ad Acea – ha concluso il consigliere – farebbe allontanare ancor di più la gestione del servizio idrico".
Il sindaco Bruno Valentini ha inquadrato la questione partendo dall’analisi della composizione societaria di Acquedotto del Fiora, da un lato, e di Acea, dall’altro. "Acquedotto del Fiora – ha specificato Valentini – rappresenta il modello di gestione della Private Public Partecipation, così come definito dall’Unione Europea. Il 60% del suo capitale azionario è infatti detenuto dai 56 Comuni ricadenti all'interno della conferenza territoriale n° 6 "Ombrone", mentre il restante 40% è stato aggiudicato a seguito di gara a evidenza pubblica dal partner privato rappresentato dalla società Ombrone spa, di cui Acea è il socio di riferimento. Il Comune di Siena detiene il 5,24%". "All'interno di questo modello gestionale – ha continuato il sindaco – il partner pubblico svolge il ruolo di indirizzo e rappresentanza del territorio. Il partner privato coniuga, invece, la propria capacità di gestione di un’attività tipicamente industriale, quale il servizio idrico integrato, curando l'efficienza dei processi produttivi e la soddisfazione della clientela, e apportando il proprio know how quale maggiore operatore idrico italiano in termini di popolazione servita".
"Acea nasce nel 1909 – ha proseguito Valentini – come azienda elettrica municipale del Comune di Roma. Dal 1999 ha fatto il suo ingresso in Borsa, collocando sul mercato una quota pari al 49% del capitale sociale. Il gruppo, oggi, è attivo nel settore idrico, nella filiera dell’energia elettrica, nell’illuminazione pubblica e nel gas. A oggi il 51% del capitale di Acea è detenuto dal Comune di Roma".
Il sindaco ha quindi affermato che "a oggi è impraticabile quanto ipotizzato dal consigliere Campanini circa la possibilità per il Comune di Siena di cedere la propria quota di partecipazione in Acquedotto del Fiora. Tra i soci pubblici e il partner privato di Acquedotto del Fiora è stato sottoscritto un atto, denominato “Patti parasociali”, che disciplina i rispettivi ruoli, diritti e doveri, fra l'altro, relativi alla composizione degli organi sociali, al funzionamento della società e alla gestione della medesima, e che garantisce una piena e leale collaborazione tra le parti medesime. L'articolo 7 dei “Patti” regola il trasferimento delle azioni e, in particolare, al comma 4 stabilisce che i soci pubblici potranno trasferire la loro partecipazione anche ad altre società dagli stessi controllate o conferirle in società aventi la funzione di holding di gestione delle partecipazioni dirette e indirette dei Comuni".
"Inoltre – ha aggiunto Valentini – lo statuto di Acquedotto del Fiora prevede che gli enti locali territoriali debbano mantenere complessivamente almeno il 51% del capitale sociale per tutta la durata della società".
"Piuttosto, anche cogliendo l’invito del Governo a ridurre le società controllate – ha concluso il primo cittadino – è al vaglio un’ipotesi di studio per la costituzione di un’unica società toscana con maggioranza a capitale pubblico, partendo dall’integrazione tra quelle in essere, che sia in grado di gestire il servizio idrico integrato su tutto il territorio regionale, partendo dalle realtà più omogenee, come Siena e Grosseto, e le aree fiorentina e pisana".
Campanini ha auspicato che "gli elementi e le motivazioni di impraticabilità per l’operazione, illustrati dal sindaco, siano fondati, perché molti organi stampa battono, invece, da tempo su tale argomento e lasciano intendere che il rischio è presente". "Anche se procederemo nella direzione di un’unica società toscana gestrice del servizio idrico – ha concluso il consigliere – temo che continueremo comunque ad andare in barba all’esito del referendum del 2011".

 

 

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