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PSI, VALDORCIA: TERRITORIO DA TUTELARE E TENERE UNITO

News inserita il 23-05-2016

"Grande è il disordine sotto il cielo della Val d’Orcia, in questi giorni. Ci sono iniziative della “società civile”, che al momento annovera politici di lungo corso, alcuni anche “capitani valorosi” che rivestono o hanno rivestito incarichi importanti nei loro Comuni e non solo; sindaci che segnalano l’urgenza di una gestione associata di funzioni, nel caso specifico turismo e cultura; e poi battitori liberi che intervengono per plaudire a questa o quella iniziativa, per inneggiare alla Val d’Orcia, luogo di meraviglie paesaggistiche e artistiche, alla sua unità, alla sua forza di attrazione.

Forse è il caso che anche la sezione Sandro Pertini del PSI di San Quirico d’Orcia esprima una posizione che sia “politicamente firmata”, visto che le forze politiche sembrano scomparse, le liste civiche tacciono come quasi sempre accade dopo le campagne elettorali, il PD è fondamentalmente impegnato nelle sue beghe interne e non riesce, forse nemmeno ci prova, a darsi una linea unitaria in un’area come la Val d’Orcia che ne avrebbe davvero bisogno.

Così, dopo molti anni di una gestione del sito Unesco che non ha partorito un solo progetto d’area o che comunque non lo ha portato a termine, siamo a fare i conti, nel vero e proprio senso della parola, con una società, la Valdorcia srl, braccio operativo delle politiche d’area, che sta lentamente ma inesorabilmente naufragando.

Di fronte a questo panorama, non si può più tacere.

Allora anche noi facciamo la nostra proposta.

Ci sembra inutile andare a costituire un’altra Unione dei Comuni che raccolga soltanto i Comuni della Val d’Orcia, anche se comprendiamo che lo scopo sarebbe quello di ricompattare i cinque Comuni del Parco. Presto si andrà verso le fusioni dei Comuni e in quel momento gli assetti dovrebbero essere di nuovo discussi e rivisti. Avviare un’Unione dei Comuni che abbia qualche capacità reale di ridurre costi e sprechi, di rendere più efficiente la pubblica amministrazione, non è come girare la chiave di accensione nel quadro di una macchina, “pronti via”. Si tratta di processi lenti e complicati, come dimostra l’Unione Amiata Valdorcia che stenta dopo anni a raggiungere i risultati sperati e promessi da chi l’ha a suo tempo sostenuta.

Tentare di associare fra i cinque Comuni le funzioni cultura e turismo è una manovra parziale che, ammessa e non concessa un’identità di vedute che al momento pare proprio non esserci, sarà comunque presto messa in discussione dalla creazione degli ambiti che pare essere in gestazione e, ancora, dalle fusioni che presto o tardi si dovranno realizzare.

Quella delle fusioni fra piccoli Comuni è un’idea socialista che risale a circa 25 anni or sono. Noi la riprendiamo e la rilanciamo con forza perché, nella difficile situazione economica in cui versa l’Italia, ci sembra essere l’unico sbocco praticabile per i Comuni delle nostre dimensioni.

Siamo da sempre consapevoli che in Val d’Orcia c’è una eterogeneità di situazioni e che il cammino verso la fusione dei cinque Comuni dell’area è difficile, se non impossibile. Riteniamo però che ci siano Comuni legati da affinità storiche e culturali che potrebbero intanto mettersi intorno a un tavolo e discutere seriamente di questa prospettiva, quali che siano le Amministrazioni che in questo momento sono al governo, quali che siano le loro collocazioni politiche. Il dovere che abbiamo verso i cittadini non è quello di aggrapparci alle nostre bandiere, e tanto meno a campanilismi fuori dal tempo.

Oggi, i nostri piccoli Comuni hanno bisogno di ritrovare uno slancio e una vitalità che la situazione economica generale non aiuta. I benefici che deriveranno dalla fusione, se possibile di tutti e cinque i Comuni dell’area, altrimenti di quelli che sentono di poter andare per una stessa strada, saranno notevoli e si riverseranno sui cittadini in maniera tangibile.

Un’ultima osservazione: operazioni come quella denominata “Destinazione Amiata” e ancor più quella recentissima dell’incontro dei Comuni montani con il presidente della Regione Enrico Rossi che ha messo al centro dei progetti montani lo sviluppo geotermico, non aiutano a rendere più coesa la Val d’Orcia. La presenza e l’adesione a progetti di questo tipo di Comuni come Castiglione d’Orcia e Radicofani non va nella direzione del “progetto Val d’Orcia” e tanto meno in direzione dei piani di gestione richiesti dall’Unesco. Quindi qualcuno dovrà decidere se cedere alle sirene degli incentivi e dei premi che arriveranno ai Comuni geotermici, o viceversa puntare sulle bellezze del paesaggio, sui prodotti di eccellenza e su un turismo di qualità come il nostro Comune e qualche Comune vicino stanno facendo da anni, e non solo in Val d’Orcia.

Noi, come PSI, sappiamo cosa vogliamo per San Quirico.

Probabilmente ci sarà chi farà scelte diverse, chi cercherà scorciatoie, chi sosterrà le cosiddette “centrali geotermiche buone” in luoghi di straordinaria bellezza come Bagno Vignoni e Ripa d’Orcia.

Sarà bene, intorno al tavolo che noi proponiamo, naturalmente alla presenza dei cittadini dell’area, che ognuno dichiari le proprie scelte, senza più ambiguità, senza più doppi giochi.

Perché tutte le palle in aria contemporaneamente, non c’è giocoliere, per quanto abile, che possa permettersi di tenerle."

 

Partito Socialista Italiano

Sez. Sandro Pertini

San Quirico d’Orcia

 

 

 

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