UNA FINESTRA SU SIENA: LA STORIA DEI COLONNINI DI PIAZZA

Inserita il 15-01-2016 - Attualità - Rubrica Una finestra su Siena

Il 16 gennaio 1808 presero il via i lavori per la delimitazione del perimetro interno del Campo.

Ben 208 anni sono passati da quella mattina del 16 gennaio 1808, quando presero il via i lavori per l’installazione dei colonnini che tuttora delimitano il perimetro interno di Piazza del Campo. “Uniti” tra loro tramite una catena di ferro, permettevano di contenere gli spettatori che assistevano al Palio, separandoli dall’anello di tufo.

Ancora oggi assolvono alla stessa funzione, anche se i 71 odierni, in travertino e di forma ottagonale, non sono più gli stessi del 1808, sostituiti infatti 60 anni dopo insieme alle catene di ferro, a loro volta rimpiazzate dalle attuali transenne.

Il colonnino così è diventato parte integrante ed imprescindibile della fisionomia della Piazza, e con il passare del tempo la sua presenza talmente usuale e familiare, da essersi addirittura “reinventato” come vocabolo senese dall’ampio utilizzo.

Frasi come “Ti aspetto ai colonnini davanti alla Costarella”, o “ha vinto con ben tre colonnini di scarto”, sono solo alcuni esempi che mostrano come l’uso di questo termine sia tutt’altro che relegato ad argomenti meramente architettonici.

Un “amico”, quindi, il colonnino di Piazza, ma anche una pericolosa insidia per quanti vi si trovano, giocoforza,  a doverci fare i conti, come i fantini durante i giorni di Palio. In particolare con i colonnini del Casato e di San Martino, la cui ubicazione contribuisce a “disegnare” vere e proprie curve a gomito di rinomata pericolosità.

Un aspetto che torna spesso alla ribalta questo, ogniqualvolta si verificano infortuni del genere. Non a caso anche di recente c’è chi ha proposto aggiustamenti in tal senso, come lo storico senese Alessandro Leoncini, che ha auspicato un ritorno all’originale disposizione del 1808, quando fu deciso di non “piazzare” i colonnini in prossimità delle curve di San Martino e del Casato, proprio per addolcirne le traiettorie e ridurre quindi i rischi per i fantini di urtarvi contro con il ginocchio.

Andrea Verdiani

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