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STORIA DEL PALIO: I FANTINI SQUALIFICATI A VITA

News inserita il 12-03-2014

Da Walter Pusceddu a Edoardo Furi, la storia delle esplulsioni perpetue dal 1877.

 
La conferma del TAR Lombardia della squalifica a vita per Valter Pusceddu nel Palio di Legnano ci offre lo spunto per una carrellata sui fantini del nostro Palio che hanno subito questa espulsione perpetua.
Partiamo con la singolare storia di Angelo Innocenti squalificato a vita, al debutto, a seguito dei fatti del luglio 1877 che causarono l’annullamento di quella carriera.
Innocenti fu montato dall’Oca su un grigio di Arcangelo Amaddii, già vittorioso nella carriera precedente, la mossa fu tormentata ed in un primo allineamento caddero ben otto fantini.
Tra questi Girocche della Lupa, secondo molti ubriaco fradicio, fu dato per morto ma durante il trasporto in ospedale si riprese e rientrò in piazza.
Dalla seconda mossa partirono solamente  cinque contrade con Oca e Torre in testa, allo scoppio del mortaretto tutti si fermarono tranne Angelo Innocenti che terminò i tre giri ed alzò il nerbo.
Nonostante la palese irregolarità gli ocaioli si presentarono sotto il Palco dei Giudici a reclamare il cencio, facendo eclissare nel frattempo  il fantino e cercando di far uscire il cavallo da piazza.
Seguirono vari tumulti ed un’invasione di pista, si decise di tornare tra i canapi con lo scosso dell’Oca che però rifiutò sempre di entrare ed il sopraggiungere dell’oscurità causò il rinvio della carriera.
Il giorno successivo la Prefettura vietò la disputa del Palio per gravi motivi di ordine pubblico nonostante il Comune ne avesse già deciso la disputa.
La giustizia paliesca fu ferma ed implacabile coi fantini colpevoli: Girocche fu squalificato per due anni, Cecco del Nicchio per tre, Pilesse della Pantera per cinque ed Angelo Innocenti, a dispetto del cognome, fu squalificato a vita.
Nel luglio 1908 stessa sorte toccò al noto Ermanno Menichetti detto Popo reo di aver tentato, peraltro inutilmente, di fermare l’Oca lanciata verso la vittoria.
Popo, nel Bruco, dopo essere partito tra i primi si fermò a San Martino attendendo il passaggio dell’Oca nel giro successivo.
Il duro ostacolo portato al Meloni non ebbe però l’effetto sperato e l’Oca andò a vincere comodamente.
Le motivazioni di questo gesto di Popo sono da ricercare in vecchi screzi avuti con Picino e dal rancore verso l’Oca rea, secondo il fantino, di essersi battuta più delle altre contrade per far passare la modifica al regolamento che impediva ad uno o più fantini consanguinei di correre lo stesso Palio, norma che lo colpiva in prima persona in quanto fratello di Alfonso Menichetti detto Nappa e di Santi Menichetti.
Ad un anno di distanza la stessa sorte di Popo toccò a Guido Duchi detto Martellino che in quella occasione correva nella Torre su un cavallo molto problematico tanto che al fantino fu ordinato di fermarsi appena possibile per non arrecare danno alle altre contrade.
Martellino, invece, contravvenendo agli ordini e per motivi mai chiariti, rientrò in pista al terzo giro e si parò davanti a Testina che stava tranquillamente portando la vittoria alla Civetta.
Nel parapiglia generale rimase coinvolta anche la Chiocciola ed il Palio finì nella Lupa con l’incredulo Scansino lesto ad approfittare di tanta inattesa grazia.
In un primo momento anche la Torre venne squalificata per quella che oggi chiameremmo responsabilità oggettiva, ma in seguito il provvedimento venne revocato cosa che non accadde per Martellino che fu costretto ad abbandonare la piazza per sempre.
L’ultima squalifica a vita risale al luglio 1928 e fu inflitta ai danni di Edoardo Furi detto Randellone, un vetturino di Santa Fiora dal fisico possente e dal nerbo facile.
Montato nel Leocorno sulla blasonata Giacca impedì alla Civetta di partire con lo svelto Fiorello montato da Memmo, favorendo in tal modo la partenza bruciante del Meloni nell’Oca.
Per eccesso di zelo Randellone prese anche le briglie di Fiorello, terminando in bellezza il compito che gli era stato affidato dal Meloni.
E’ opportuno precisare che l’attuale rivalità tra Civetta e Leocorno non deriva da questo, pur grave, episodio, la mannaia della giustizia paliesca colpì senza possibilità di appello Randellone ed anche il vittorioso Meloni subì una pesante squalifica di quattro Palii confermata nonostante il ricorso presentato dal fantino al Re d’Italia in persona!
 
Roberto Filiani

 

 

 

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