VIDEOFRAMMENTI BIANCOVERDI: "SANDROKAN" DELL'AGNELLO

News inserita il 11-01-2021 - Mens sana Basket - Rubrica Videoframmenti Biancoverdi

Canestri, agonismo e attaccamento alla maglia. In un filmato tutte le prodezze dell'ex capitano mensanino

Sandro Dell'Agnello_Mens Sana

Sandro Dell’Agnello arriva a Siena nell’estate del 1996, un paio di mesi prima di compiere 35 anni. L’idea che l’ala livornese abbia detto sì alla Mens Sana per avvicinarsi a casa e, di lì a poco, appendere le scarpette al chiodo al termine di un’onorata carriera sul parquet sfiora un po’ tutti in quei giorni, ma è un’idea che non ha fatto i conti con il giocatore e soprattutto con l’uomo Sandro Dell’Agnello, uno che il basket lo ha scoperto tardi, sostanzialmente per caso (a 18 anni guidava il camion, come tutti in famiglia, ma siccome “era alto” lo aggregarono ad una squadretta di Promozione, due anni dopo era in A2 con la Pielle) e che, però, da quel momento ha dato lezioni di competitività ed agonismo a chiunque sia transitato dalle sue parti sopra un parquet.
Non lo chiamano per caso “Il Grinta” (dalle nostre parti però il soprannome più gettonato diventa e rimane “Sandrokan”), Dell’Agnello, e poche settimane bastano per renderlo punto di riferimento di una squadra ed una tifoseria. Quella Mens Sana, costruita con pochi soldi e tante scommesse, sbattaglia in giro per l’Italia per ritagliarsi un ruolo diverso: bisogna mantenere la categoria, certo, ma si prova a farlo senza troppi patemi d’animo e c’è spazio pure per pensare a raggiungere i playoff e, quando le cose vanno ben oltre le più rosee aspettative, annusare l’aria del basket internazionale.

Lui, il numero sette in maglia Fontanafredda, è sempre in prima linea quando c’è serve strappare un rimbalzo, togliere un pallone agli avversari, allargare i gomiti, fare la voce grossa in campo e, perché no, dentro lo spogliatoio. Dell’Agnello è questo e molto altro, perché caratterialmente è un leader ma a pallacanestro (ditelo pronunciando le vocali il più possibile aperte, con accento labronico insomma, contribuisce a farvi entrare meglio nel personaggio) sa giocare e bene: lo racconta la sua carriera prima di Siena (lo storico scudetto e una Coppa Italia con Caserta, le oltre 100 presenze in Azzurro coronate dall’argento europeo del 1991 e altro, tra Livorno, Roma e Pesaro), lo testimoniano i filmati raccolti e messi assieme per questa puntata di Videoframmenti Biancoverdi, nella quale c’è spazio per i suoi caratteristici canestri dall’angolo, per le entrate in cui va ad attaccare il ferro senza timore nonostante avversari più alti e grossi di lui, per quel consueto tiro da tre punti che arriva, puntuale, nel momento in cui va ripresa per i capelli oppure risolta la partita. Dimostrazione ancora una volta di carattere, come di attenta lettura delle situazioni cestistiche.
Dell’Agnello rimane a Siena quattro anni (tre e mezzo, per la precisione, perché nella stagione 98/99 c’è una parentesi di 11 partite giocate a Roseto dalla quale viene richiamato a furor di popolo) e volendogli ritagliare un ruolo nell’evoluzione di viale Sclavo, rappresenta l’anello di congiunzione, il raccordo, tra la Mens Sana abituata a giocare per evitare la retrocessione e quella che di lì a poco inizierà a mettere trofei in bacheca, in Italia ed in Europa. Non ha vinto nulla con addosso la maglia biancoverde, impossibile del resto chiedere a quella Mens Sana di vincere qualcosa, eppure nei ricordi e nell’immaginario Dell’Agnello rimane “il capitano” della Mens Sana, almeno fino a quando (e comunque i paragoni sono difficili, oltre che scomodi) da queste parti sono atterreranno i “marziani” dell’era Montepaschi.
Matteo Tasso

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