Alta tensione all'incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy
Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) tra i sindacati, governo e l’azienda Beko sul futuro dello stabilimento di Siena. La multinazionale ha confermato l’intenzione di cessare la produzione entro il 31 dicembre 2025, limitandosi a proporre nuovamente un affitto di due anni senza avanzare soluzioni alternative.
I rappresentanti sindacali hanno ribadito la necessità di mantenere l’attività produttiva fino al 2027, evidenziando il rischio di una chiusura definitiva una volta interrotto il ciclo produttivo. Senza un accordo concreto, il futuro occupazionale dei lavoratori dello stabilimento di Viale Toselli resta fortemente incerto.
Alta tensione al tavolo di trattativa
L’incontro è stato segnato da momenti di forte tensione. Metà della delegazione sindacale ha abbandonato il tavolo in segno di protesta, mentre l’altra metà è rimasta per evitare la rottura definitiva della trattativa. I sindacati temono che l’azienda possa procedere unilateralmente ai licenziamenti, aggravando la crisi occupazionale nel territorio senese.
Beko: Siena non vuole essere un "agnello sacrificale"
I lavoratori e le rappresentanze sindacali denunciano il rischio che lo stabilimento di Siena venga sacrificato senza un reale tentativo di trovare alternative. La richiesta resta quella di una soluzione che garantisca continuità produttiva, in attesa di nuovi investitori o di un piano industriale sostenibile.
Golden Power, le promesse disattese
Ulteriore motivo di scontro è stata la dichiarazione della sottosegretaria Bergamotto, secondo cui non è possibile applicare il Golden Power allo stabilimento di Siena, nonostante fosse stato presentato come una possibile misura salvifica durante la campagna elettorale. Questo dietrofront ha provocato indignazione tra i sindacati, che chiedono spiegazioni e un intervento concreto da parte del governo.
Secondo le organizzazioni sindacali, l’esecutivo non ha ancora avviato alcun dialogo né con la proprietà né con le istituzioni locali. Da qui la richiesta pressante affinché il governo si attivi nei prossimi giorni per individuare una soluzione concreta.
Un nuovo incontro è stato fissato per il 24 febbraio a Roma, con l’auspicio di sbloccare la situazione e trovare un’intesa che tuteli i lavoratori. Nonostante la rabbia e la delusione per l’ennesima fumata nera, i sindacati insistono sulla necessità di mantenere aperto il confronto per scongiurare decisioni unilaterali da parte dell’azienda.
L.C.