Il Senato accademico respinge la proposta di Cravos e del Comitato Palestina Siena. Gli studenti denunciano una decisione contraria ai principi di libertà e diritti umani sanciti dallo Statuto di Ateneo

La protesta di Cravos e del Comitato Palestina Siena
Il Senato accademico dell’Università di Siena ha respinto la mozione presentata dall’organizzazione studentesca Cravos e dal Comitato Palestina Siena, che chiedeva la sospensione dei rapporti con le università israeliane, con Leonardo S.p.A. e con l’esercito statunitense. La proposta mirava inoltre a sostenere l’appello dei rettori di Gaza, ad avviare collaborazioni con gli atenei palestinesi e a introdurre un regolamento che impedisse all’Ateneo di collaborare con enti coinvolti in violazioni dei diritti umani o nella produzione di armamenti.
Secondo Cravos, la mozione era “costruita dal basso” e aveva raccolto, in meno di due settimane, oltre 1.000 firme di studentesse e studenti, 123 del personale tecnico-amministrativo, 168 dottorandi e specializzandi e 170 docenti dell’Ateneo senese.
Durante la seduta del 13 ottobre, i promotori hanno presentato relazioni delle Nazioni Unite e rapporti di Amnesty International e Human Rights Watch, che – sostengono – documenterebbero il coinvolgimento delle università israeliane, di Leonardo e dell’esercito americano nelle violazioni dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati.
Nonostante ciò, la mozione è stata bocciata. Tra le motivazioni, riferisce Cravos, è stata avanzata la necessità di “un maggior nesso di causalità” tra i soggetti citati e i crimini denunciati. “Quel nesso è già evidente e documentato da fonti internazionali”, replica l’organizzazione, che critica la scelta dell’Ateneo di non interrompere i rapporti con i tre enti citati.
Il 13 ottobre, durante la seduta, gli studenti hanno chiesto al rettore di comunicare pubblicamente l’esito della decisione al presidio riunito nel cortile del Rettorato. Al rifiuto del rettore di scendere, alcuni studenti sono entrati pacificamente nell’aula del Senato per chiedere spiegazioni. Dopo un breve confronto, la seduta è stata sospesa e aggiornata al giorno successivo.
Il 14 ottobre, la riunione è ripresa in modalità telematica. In quella sede, il Senato ha approvato una risoluzione alternativa che, secondo Cravos, “mantiene in vita proprio quei rapporti che la mozione intendeva interrompere”. Il documento prevede che l’Ateneo eserciti “una vigilanza rigorosa” sulle collaborazioni, con la possibilità di sospenderle in caso di violazioni dei diritti umani, ma non stabilisce misure immediate.
Cravos denuncia la “vaghezza” della risoluzione, ricordando che una commissione per verificare gli accordi era già stata istituita nel maggio 2024, senza però produrre risultati concreti. “Anche questa volta – scrivono – si preferisce un testo di facciata, che esprime buone intenzioni ma non incide realmente sulle collaborazioni con enti coinvolti nella guerra e nell’occupazione”.
L’organizzazione studentesca contesta inoltre il clima di “pressione e minaccia” che si sarebbe creato attorno alla mobilitazione, citando “dichiarazioni pubbliche dei vertici dell’Ateneo e del Ministro dell’Università” e possibili provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti che hanno partecipato alle proteste.
“Continueremo a costruire, dentro e fuori l’Università, un’alternativa sociale e politica – si legge nella conclusione del comunicato – che metta al centro il diritto allo studio, al lavoro e all’abitare, contro le politiche di riarmo e ogni tentativo di reprimere la protesta”.




































