UNA FINESTRA SU SIENA: L'ACROPOLI, A SPASSO NELLA STORIA DELLA MIA CITTÀ

News inserita il 06-07-2019 - Attualità Siena - Rubrica Una finestra su Siena

Ho percorso l'itinerario che lega a doppio filo il Complesso monumentale della Cattedrale e il Santa Maria della Scala e queste sono le cose che mi hanno più colpito

                                  

Ripercorrere la storia fa bene. Ripercorrere la storia della propria città fa bene. Anche se si tratta di un luogo di cui si respira l’aria da più di vent’anni. Anche se l’hai già visitata un milione di volte da milioni di angolazioni in milioni di modalità; dalle gite delle elementari in fila per due, agli amici incontrati all’estero che un giorno sbucano in città e eleggono te, che stai sudando per la responsabilità, Cicerone. Si perché a Siena di storia ce n’è veramente tantissima e in queste milioni di volte in cui l’ho guardata con occhio più critico non ho mai potuto affermare con certezza: ho il quadro completo di tutto. C’è sempre un dettaglio che mi sfugge, che mi stravolge, che cambia la mia percezione delle cose, che prima non conoscevo e che adesso è un tassello in più, ma non ti illudere, non hai finito! E questo costante stupore dovrebbe renderci fieri, ma anche tremendamente protettivi e gelosi nei confronti della nostra storia, sia senese che italiana, così carica di fascino e complessità. Dunque, mossa da questo spirito, una mattina presto, deviando dalla solita strada, mi sono incamminata verso l’Acropoli di Siena, l’itinerario che lega a doppio filo il Complesso monumentale della Cattedrale e il Santa Maria della Scala. Ho osservato Piazza del Duomo, ho studiato i percorsi, ma soprattutto le espressioni dei turisti e li ho invidiati per la loro meraviglia da prima volta davanti alla Cattedrale e per il loro passato culturale diverso che rende esotico ciò che per me è domestico e familiare da più di vent’anni. Con quello stesso sguardo, che ho rubato loro e che ho cercato di fare mio il più possibile, ho passato una giornata all’Acropoli e ho stilato una, sottolineo, “personalissima” lista delle cose che mi hanno più colpito.

                                 

                                                           Il Pavimento del Duomo

IL DUOMO Sembra scontato perché è tra le tappe principali e che più saltano all’occhio con la sua imponente bellezza, ma non lo è affatto. Il cantiere del Duomo ha rappresentato nel tempo un polo attrattivo per i più talentuosi artisti italiani; nell’innumerevole quantità di dettagli suggerisco perciò di non perdersi il magnifico pulpito di Nicola Pisano, il San Giovanni Battista di Donatello, il San Girolamo e la Maria Maddalena di Gian Lorenzo Bernini, il San Pietro e il San Paolo di Michelangelo e molti altri capolavori. Se poi capitate nel periodo in cui è scoperto il meraviglioso pavimento, vi resterà difficile staccare gli occhi da terra, persi nella complessa trama e nel contrasto tra i toni caldi e il nero delle scene istoriate di questo arazzo marmoreo.

IL BATTISTERO Sotto la cornice policromatica degli Articoli del Credo affrescati da Lorenzo di Pietro, si innalza la fonte battesimale, i cui rilievi e decorazioni scultoree sono stati scolpiti da Donatello, Lorenzo Ghiberti, Jacopo della Quercia e Giovanni di Turino. Il Battistero è così santuario di alcuni dei maggiori artisti del primo Rinascimento.

LA LIBRERIA PICCOLOMINI Il ciclo di affreschi cinquecenteschi di Pinturicchio è una delizia per gli occhi. La ricchezza dei particolari raffigurati, lo sfavillio dorato delle volte, l’elegante posa delle Tre Grazie e il perimetro di codici miniati di papa Pio II rappresentano il trionfo del colore, dell’armonia e dell’amore per la cultura.

                                 

                                              Il ciclo di affreschi della Libreria Piccolomini 

LA SAGRESTIA VECCHIA Nella variopinta scenografia della sala affrescata da Lorenzo di Pietro, è tornato dal 18 aprile 2018, in un nuovo allestimento museale, il Tesoro del Santa Maria della Scala. La Sagrestia Vecchia si fa nuovamente scrigno di un corpus di reliquie dall’aura leggendaria, le più antiche provenienti da un luogo remoto nel tempo e nello spazio, Costantinopoli. I ricami d’oro della copertina dell’Evangeliario di fine XI secolo, il Sacro Chiodo e i frammenti di legno della Croce e i reliquari decorati con smalti, metalli e pietre preziose rendono questo antico tesoro uno spettacolo imperdibile.

IL PELLEGRINAIO La storia dell’antico Spedale Santa Maria della Scala, struttura di accoglienza di origine medievale, è carica di fascino. In questo reticolo di sale la più caratteristica è quella del Pellegrinaio, un lungo corridoio affrescato tra il 1441 e il 1444 da Lorenzo di Pietro, Domenico di Bartolo e Priamo della Quercia. Di nuovo trionfa il colore, dimensione a cui Siena è profondamente legata.

FONTE GAIA Per chi non lo sapesse la caratteristica Fonte Gaia che si trova in Piazza del Campo è solo una copia; l’originale, progettato da Jacopo della Quercia e ultimato nel 1419, si trova al Santa Maria della Scala. Le forme scolpite nel marmo sono un raffinatissimo capolavoro d’arte scultorea.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO Gli utensili di età romana, le ceramiche attiche, i frammenti di tombe arcaiche, così immersi nell’atmosfera a tinte dorate delle gallerie scavate nel tufo, funzionano come una macchina del tempo che trasporta il pensiero nelle epoche più remote.

                                 

                                                          La Galleria delle Statue

 LA GALLERIA DELLE STATUE Nel Museo dell'Opera c'è un corridoio avvolto nell’ombra, in cui sprazzi di luce fioca avvolgono, in un contrasto suggestivo di bagliore e oscurità, le statue marmoree provenienti dalla facciata del Duomo e il maestoso occhio absidale in vetro colorato di Duccio di Buoninsegna.

LA MAESTÀ DI DUCCIO DI BUONINSEGNA La fama di quest’opera non scalfirà mai l’impatto emozionale che regala dal vivo. L’oro e i colori brillanti spadroneggiano in questa imponente pala d’altare, realizzata dall’artista senese Duccio di Buoninsegna e tra le più importanti del periodo medievale.

LA ROSA D’ORO Una pioggia di foglie di lamina d’oro e l’azzurro scintillio di uno zaffiro cabochon denotano questo autentico gioiello d’arte, realizzato su disegno di Gian Lorenzo Bernini. Donata nel 1658 al Duomo di Siena da papa Alessandro VII in segno di stima, la Rosa d’oro è soltanto uno dei numerosi capolavori d’oreficeria e manifattura custoditi nelle sale del Museo dell’Opera.

IL PANORAMA Sia dal Facciatone che percorrendo l’itinerario “La Porta del Cielo”, che si snoda nei locali sulla sommità del Duomo, si può godere di panorami mozzafiato dentro e fuori la Cattedrale.

Per concludere due note: la prima è che consiglio di diluire la visita dell'Acropoli in più giorni per non affaticarsi troppo; la seconda è rivolta a chi mi chiede, come mi è spesso successo, dove stia l’utilità di tutto questo ovvero della storia, della cultura...All’inizio proverò a fare un discorso sulla futilità dell’accostamento tra arte e senso pratico moderno, poi, sentendo l’ingente spreco di energie preziose, mi limiterò a guardarlo con la pietà che si riserva a coloro che non sanno cosa si perdono.

Francesca Raffagnino

 

 

 

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