TUTTI I VINCITORI DEL "SIENA INTERNATIONAL PHOTO AWARDS 2019"

News inserita il 27-10-2019 - Eventi Siena

Jonathan Banks vince il titolo "Photo of the Year", "Best Author" è il fotoreporter americano Matt McClain

 

SIENA – Lo straordinario scatto del fotografo britannico Jonathan Banks, "Un ragazzo nella folla", che ritrae un bambino liberiano mentre cerca di recuperare la sua palla in mezzo alla folla sorvegliata da soldati armati, è l’immagine vincitrice assoluta del Siena International Photo Awards (SIPA) 2019, il contest di fotografia che vanta la più ampia partecipazione internazionale. Lo scatto dell’anno è stato selezionato tra le immagini più belle dei fotografi di 161 paesi che sono stati premiati nella suggestiva cornice del Teatro dei Rinnovati di Siena. L'evento di premiazione ha visto la partecipazione di oltre 300 fotografi e ospiti da tutto il mondo, consacrando ancora una volta il SIPA come uno dei più importanti premi fotografici al mondo.

“Il percorso che abbiamo scelto di intraprendere da anni ha lo scopo di collegare una città come Siena, unica per storia e bellezza, a un festival dedicato alla fotografia e a un premio fotografico, il Siena International Photo Awards - commenta Luca Venturi, ideatore e direttore artistico del Festival - In questi cinque anni abbiamo lavorato con passione per creare un appuntamento che oggi è sempre più atteso e apprezzato da un pubblico non solo italiano”. “Questo successo - continua ancora Luca Venturi - trova conferma nei numeri e nel rilievo dei professionisti di fama internazionale che hanno scelto di partecipare al nostro progetto che oggi è tra i grandi premi internazionali di fotografia. Siamo molto felici che questo nostro sogno abbia trovato, sin da subito, il sostegno e l’entusiasmo delle istituzioni, dei cittadini e di partner privati senza i quali questa avventura non potrebbe aver avuto non solo inizio ma anche importanti sviluppi nel corso degli anni”.

La foto Photographer of the Year 2019. Scelto come miglior fotografo dell’anno Jonathan Banks oltre a essere un pluripremiato professionista è volontario della Croce Rossa britannica e spesso lavora con organizzazioni non governative. L’immagine che ha vinto l’edizione 2019 del SIPA è stata scattata a Monrovia, la capitale della Liberia, mentre Banks stava lavorando per International Alert, un'organizzazione per la costruzione della pace.

“In questo festival di tre giorni, alla periferia di Monrovia, la folla era di decine di migliaia di persone – ha raccontato il fotografo britannico Jonathan Banks - Ho iniziato fotografando i soldati, ma poi sono passato a ciò che appariva più interessante tra la gente. Stavo realizzando un primo piano di un soldato quando un bambino è uscito improvvisamente dalla folla allungando la mano verso la sua palla, spaventato dai soldati e dalle loro armi", ha detto Banks. “Tutto ciò è accaduto in un battito di ciglia ma sono comunque riuscito a realizzare questo scatto che, attraverso gli occhi spaventati di un bambino solamente preoccupato di riprendere la sua palla, testimonia la precarietà della pace".

“In soli pochi anni il Siena International Photo Awards si è trasformato in una delle più importanti competizioni fotografiche al mondo - spiega Luca Venturi, ideatore e direttore artistico del Festival - Un successo legato non solo all’entusiasmo, alla dedizione e alla passione dei partecipanti, ma anche al fatto di voler conservare nel cuore dei “Siena Awards” quello che era il sogno iniziale. Fin dall’inizio abbiamo avuto il coraggio di immaginare che Siena potesse e dovesse diventare la Capitale della Fotografia e in virtù di questa ‘idea folle’ abbiamo scelto di organizzare un festival capace di riunire fotografi da tutto il mondo. Siamo felici di aver creato una grande famiglia, una comunità con al centro la fotografia, come forma di linguaggio internazionale che connette persone di ogni cultura ed estrazione sociale. Un sogno diventato realtà, sostenuto da partner e istituzioni che insieme a noi continuano a investire nella forza dell’immaginazione e nel potere che le immagini hanno di poter raccontare storie piene di significato”.

Tutti i premi del SIPA 2019. Nel corso della cerimonia sono stati assegnati i riconoscimenti nelle dieci categorie in gara: creative; fotogiornalismo; fotografia di viaggio; persone e ritratti; natura; wildlife; architettura, sport; “Jump for Joy” e storyboard. Short Documentary Film.

Premio migliore autore dell’anno. Il fotoreporter americano Matt McClain ha conquistato il prestigioso titolo di “Best Author 2019” grazie al riconoscimento ricevuto dalle sue immagini, premiate in ben due distinte categorie: "Photojournalism" con la foto intitolata "Memorial Day", una straziante immagine di un bambino in visita al Cimitero di Arlington seduto accanto alla lapide del suo defunto padre “Fascinating Faces” e con lo scatto “Border Patrol Academy” ritrae un cadetto donna in fila con i suoi commilitoni ad Artesia, in New Mexico.

In Creative e Still Life, il fotografo indonesiano Hardijanto Budiman ha vinto con la sua surreale immagine "Chiudi gli occhi e lasciati andare". L'italiano Alessio Paduano si aggiudica il primo premio in Fotogiornalismo con la foto, "Vita e morte nel Mar Mediterraneo", scattata durante una straziante operazione di salvataggio dei migranti al largo della costa libica.

I premi nelle categorie Viaggi e Natura. Susana Girón, Spagna, ha vinto Viaggi e Avventure con la foto "Transumanza in Spagna". Lo scatto panoramico che documenta la secolare tradizione dei pastori nomadi mentre, a piedi, trasferiscono i loro greggi seguendo il consueto itinerario stagionale. Lo spagnolo Ignacio Medem ha conquistato quest'anno la categoria La bellezza della Natura con la foto intitolata "Riciclaggio naturale", realizzata mentre un gruppo di oltre 100 coccodrilli stava divorando un ippopotamo morto in Zambia.

I premi wildlife, architettura, sport e Jumo For Joy. William Burrard-Lucas, fotografo del Regno Unito, ha vinto la categoria Wildlife con "Black Rhino at Night", un’immagine notturna di un rinoceronte perfettamente illuminato che cammina sotto le stelle in Kenya. Con "Multi Colour" la fotografa indonesiana Elizabeth Jenny Taner ha vinto il primo premio in Architettura & Spazi Urbani. Lo scatto della Taner cattura sapientemente la vibrazione e la geometria di un complesso colorato di uffici a Tokyo. Il fotografo russo Maxim Korotchenko ha vinto Sports in Action con "Divers", un'avvincente immagine realizzata in un centro acquatico nella quale ombre, elementi umani e linee architettoniche sono in perfetto equilibrio.Una coppia che ride gioiosamente in una stazione ferroviaria quasi vuota del Giappone è l’immagine con la quale il fotografo belga Bram Paulussen ha vinto la categoria Jump for Joy.

Life Force: What Love Can Save’: il racconto della forza dell’amore. L’argentina Constanza Portnoy si è aggiudicata la categoria Storyboard con il suo bellissimo reportage, "Life Force: What Love Can Save", che racconta la storia commovente e dissipatrice di stereotipi di una bambina che cresce con genitori gravemente disabili.

Giovani talenti e il premio per il miglior documentario. L'indiano Mohit Khetrapal ha infine vinto la categoria Under 20 con "Fun Teacher", una foto di un ragazzo che si tuffa nel fiume Gange a Varansi sotto lo sguardo attento del fratello minore. Il fotografo greco Nick Kontostavlakis ha vinto la nuova categoria " Short Documentary Film " con lo straordinario video "A Journey Back to Greece".

The World of Imagination: la mostra con le foto del SIPA. L’appuntamento con gli scatti più belli del Sipa proseguirà fino a domenica 1 dicembre, negli spazi espositivi dell’ex distilleria dello Stellino, con la mostra ‘Imagine all the people sharing all the world’, l’esposizione che raccoglie le foto del ‘Siena International Photography Awards’. La collettiva, ospitata negli spazi espositivi dell’ex distilleria dello Stellino, in Via Fiorentina, raccoglie i migliori scatti le 114 fotografie di 99 fotografi di 39 nazionalità diverse, divise nelle categorie tematiche. La quinta edizione della rassegna fotografica espone non solo le foto dei vincitori del Siena International Photo Awards, ma anche autentiche opere d’arte, fotografie di Premi Pulitzer, e pluripremiati vincitori del World Press Photo. La mostra è accompagnata anche dalle immagini video degli autori di National Geographic dei reportage più degli autori premiati e della storyboard. L’incredibile sequenza di immagini, irripetibili e suggestive, sarà esposta fino a domenica 1 dicembre.

Tutte le mostre del Siena Awards. Oltre agli scatti del Sipa, fino a domenica 1 dicembre la città del Palio ospita mostre ed eventi espositivi con protagoniste le immagini e gli straordinari reportage realizzati dai più importanti fotografi internazionali. Un corpus unico di immagini che farà di Siena la capitale mondiale della fotografia. In mostra anche gli scatti Randy Olson uno dei più importanti e storici collaboratori di National Geographic e docente del Siena Stories Workshop che torna a esporre a Siena dal 27 ottobre al 1 dicembre in occasione del festival Siena Awards. Per l’occasione a San Domenico sarà possibile ammirare le immagini di “Plastic Apocalipse". Una mostra che racconta la sfida ambientalista mettendo in scena l’autorevole rigore, la maestosa armonia, il delicato equilibrio e la straordinaria bellezza del nostro Pianeta, impegnato nell’ardua lotta di resistenza contro l’inquinamento. La mostra propone così un percorso mirato a sensibilizzare il visitatore attraverso un viaggio tra i grandi contrasti segnati dalle delicate e straordinarie bellezze di nostra madre Terra e quanto di più distruttivo può compiere l’opera dell’uomo. L’esposizione diventa una sorta di manifesto a tutela della vita del Pianeta e si propone come strumento di persuasione per prendere coscienza che ogni nostro agire è finalizzato a mutare in maniera indelebile il volto del Mondo.

Afghanistan Desert Patrol. Racconta la sua esperienza in Afganistan Philip Coburn, quando nel gennaio del 2010 aggregato all’esercito dei Marines statunitensi a Helmand, viaggiando su un veicolo MRAP insieme al collega Rupert Hamer, è stato colpito da un ordigno esplosivo I.E.D. (Improvised Explosive Device). Un incidente in cui persero la vita il collega Rupert e un giovane Marine, mentre lui rimase gravemente ferito perdendo entrambi gli arti inferiori. I suoi scatti, in mostra fino al 1 dicembre nel padiglione esterno dell'Ex Distilleria “Lo Stellino", seguono la missione dell’ISAF legata alla riconquista di Musa Qala. Il fotografo racconta di avere avuto l’impressione di essere quasi dentro un film, tanto tutto sembrava assurdo e surreale: “mangiavamo cibo in scatola e ci lavavano con una bottiglia d’acqua ogni 3 giorni, ma l’essenziale era riuscire a rimanere vivi”. Il gruppo si spostava su automezzi attraverso il deserto, le pianure afghane e giù attraverso gli uadi, origliando le “chiacchiere” dei Talebani e scoprendo che avevano soprannominato la loro unità i “Guerrieri che Dio protegge” perché consideravano i loro blindati un segno di invincibilità. Sempre Coburn racconta: “Dopo aver lasciato l’unità per rifornimenti al campo base, l’ufficiale comandante aveva obbligato tutti a radersi la barba lasciata incolta da settimane, anche se per superstizione nessuno avrebbe voluto rompere l’incantesimo legato alla sopravvivenza che questa rappresentava. Poco prima del trasferimento con un’altra unità verso Musa Qala qualcuno aveva osato camminare in mezzo ai loro letti, di fatto sacchi a pelo buttati sulla sabbia, causando l’ira generale per la mancanza di rispetto che ciò rappresentava”. Circa un mese dopo aver lasciato la BRF il caporale Darryl Gardiner, che aveva condotto Philip con sé a Helmand, era rimasto ucciso mentre trasportava alcuni commilitoni feriti verso l’elicottero che avrebbe dovuto trarli in salvo.

Life force: what love can save’ al Chiostro Basilica di San Domenico. Supera ogni pregiudizio e racconta la forza dell'amore la personale di Constanza Portnoy, che sarà ospitata dal 27 ottobre al 1 dicembre nel Chiostro della Basilica di San Domenico. La fotografa argentina ha scelto di ‘dare luce’ alla straordinaria storia di Jorge, Vero e della piccola Ángeles. Una famiglia speciale nata dall'amore tra Jorge e Vero che, nonostante le difficoltà legate alle malformazioni dei due, riesce a dare alla luce la piccola Ángeles. L’obiettivo della fotografa si posa proprio sulla vita quotidiana della famiglia, per raccontare il legame d’amore, il sostegno incondizionato, l’accettazione reciproca e la tolleranza. Tutti elementi che hanno permesso a Jorge, Vero e della piccola Ángeles di andare avanti, nonostante la condizione di povertà e il ridotto sostegno economico che ricevono. Una mostra di immagini forti ed emozionali che dimostra come grazie al loro amore Jorge, Vero e la piccola Ángeles siano capaci di vivere pienamente e non semplicemente di sopravvivere. Il progetto fotografico di Constanza Portnoy cerca di rompere con i preconcetti e gli sguardi di disapprovazione di molti ambienti della società definiti “normali”, cercando di “illuminare” la semplicità e l’autenticità dei rapporti umani.

‘Grandma Divers’ di Alain Schroeder. Celebra la prodezza delle “donne del mare” dai capelli argentati il reportage del fotogiornalista belga Alain Schroeder, in mostra fino al 1 dicembre nell’Area Verde Camollia 85 a Siena. Nella sua 'Grandma Divers' racconta l'affascinante e poco conosciuta storia della comunità di pescatrici coreane, definite anche come le ultime sirene, dedite già dal 434 D.C. alla tradizionale attività dell’immersione subacquea in apnea in cerca di alghe, frutti di mare di vario genere e di polpi. Le Haenyeo (letteralmente “donne di mare”) rappresentano l’esempio positivo di pesca sostenibile grazie all’estrema conoscenza della vita marina che si tramanda attraverso questo mestiere che recentemente è diventato patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. La pratica di pesca sostenibile si fonda sul rispetto dell’oceano e sul desiderio di condividere armoniosamente con la ricca fauna e l’intensa attività marina. Così attraverso gli scatti di Alain Schroeder conosciamo le immersioni senza bombole di ossigeno e attrezzature tecnologicamente avanzate che hanno permesso alle Haenyeo di sviluppare metodi per “navigare” nelle profonde acque del mare, partendo da una tecnica di respirazione che permette loro di trattenere il respiro sott’acqua fino a due minuti. Fisicamente impegnative e pericolose, le immersioni in apnea non sono per i deboli di cuore. I pericoli comprendono anche le avversità delle estreme condizioni meteorologiche in cui possono imbattesti quando si immergono per raccogliere alghe, frutti di mare, crostacei e molto altro ancora.  Schroeder le ha volute fotografare con le loro tute di gomma sottile e con i loro vecchi occhiali, con la consapevolezza che le Haenyeo rischiano di diventare una professione del passato perché si tratta di una tradizione che sta lentamente svanendo. Un mestiere che, come racconta il fotografo, promuove uno stile di vita ecologico e sostenibile e che grazie agli sforzi delle comunità locali e del governo, sta portando un rinnovato interesse anche nei giovani, delusi dalla vita urbana e desiderosi di ritornare alle loro radici.

Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military.  Il Chiostro Basilica di San Domenico accoglie, fino a domenica 1 dicembre, la mostra ‘Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military’ di Mary F. Calvert che negli ultimi quattro anni ha concentrato la sua attenzione giornalistica sugli abusi e sulle violenze sessuali perpetrate all’interno dell’esercito americano. Donne e uomini arruolati nelle forze armate statunitensi sono violentati e aggrediti sessualmente dai loro colleghi in un numero record. Le immagini in mostra raccontano la storia di alcuni coraggiosi soldati che hanno scelto di denunciare gli abusi subiti, nonostante le enormi pressioni affinché mantengano il silenzio. Si stima che delle 20.000 aggressioni sessuali avvenute nel 2016, solo circa 6.200 vittime donne abbiano riferito in merito alle violenze subite. Solo in un caso su dieci si è andati al processo e la maggior parte delle vittime sono state costrette a uscire dal servizio. Con un tasso di condanna del 4%, non sorprende che solamente il 17% delle vittime di sesso maschile riferiscano i crimini di aggressione sessuale subiti. La maggior parte delle vittime di sesso maschile impiegano tra i 20 e i 40 anni prima di riconoscere il crimine e parlarne con la famiglia, gli amici o i medici. Durante le udienze al Senato e alla Camera dei Rappresentanti, l’esercito è costretto a svolgere indagini sulla diffusione di stupri e violenze sessuali al proprio interno, sul perché le vittime vengano ignorate e sul motivo per cui gli abusi vengano considerati una semplice violazione della condotta e non un reato perseguibile penalmente. Gli effetti del Military Sexual Trauma (MST), espressione utilizzata per indicare lo stupro, l’aggressione e la molestia sessuale in servizio, includono la depressione, l’abuso di sostanze stupefacenti, il ricorso all’alcol, la paranoia e l’isolamento. Le vittime sprofondano per anni nella vergogna e nella paura mentre i danni psicologici silenziosamente consumano la loro vita. Molti di loro finiscono per diventare senzatetto, per uccidersi o comunque per dipendere da alcol e droghe. L’obiettivo di Mary, al fianco delle vittime, testimonia la loro lotta per ottenere giustizia e per scuotere le coscienze al fine di produrre un cambiamento.

’Blue 'Karma' di Filippo Borghi a Palazzo Sergardi Biringucci. Gioca in casa Filippo Borghi che a Palazzo Sergardi Biringucci, espone ’Blue 'Karma', la mostra dedicata al mondo “Underwater”, che raccoglie alcune delle più belle immagini del fotografo, da anni considerato uno dei massimi interpreti internazionali di questo meraviglioso genere fotografico. Un omaggio al mare, straordinariamente ricco di vita e di contraddizioni, capace di rivelare magnifiche sorprese agli occhi dell’osservatore. Le foto esposte esaltano la natura e rappresentano un viaggio attraverso le meraviglie degli abissi che, purtroppo, sono sempre più messe a rischio dal difficile e contrastante rapporto con l’uomo. Le foto sono il frutto del costante impegno da parte di Borghi di realizzare un progetto capace di rappresentare un percorso di sensibilizzazione e di corretta informazione sul mondo subacqueo. Una mostra che porta alla luce le meraviglie nascoste dal mare, catturandone la bellezza.

Spazi Sonori dalla collezione di Antonello Palazzolo. Dal 27 ottobre e fino al 1 dicembre Palazzo Sergardi ospita la preziosa collezione di Antonello Palazzolo, artista poliedrico, pianista, architetto e fotografo, ideatore di “Spazi Sonori” istallazione permanente, laboratorio multimediale e salotto aperto dove suono, immagine e architettura si mescolano naturalmente, contribuendo ad una magica percezione multisensoriale. La musica eseguita e spiegata dall’artista attraverso le infinite storie che gli antichi strumenti e spartiti della collezione hanno da raccontare, fa da colonna sonora costante. Chopin, musicista per metà polacco come gli attuali proprietari di Palazzo Sergardi, sembra combinarsi naturalmente con le antiche pietre di questi spazi. Gli storici pianoforti della collezione e quello del 1852 conservato al piano nobile del palazzo, tutti costruiti dalla storica prestigiosa firma Pleyel di Parigi notoriamente prediletta da Chopin, danno il tocco finale alla magica combinazione di suono, tempo e spazio. Quando le porte del Palazzo si aprono Chopin invade ogni angolo del giardino, delle corti e delle sale antiche, raggiunge la città tornando dove è nato, nel profondo del cuore degli uomini di buona volontà. La mostra raccoglie le foto che Antonello Palazzolo ha cominciato a scattare alle centinaia di persone che visitano Spazi Sonori, attratto da quel misto di suono e luce che sembra risplendere nei volti di quei visitatori di tutte le età, di tutte le nazionalità e culture.

 

 

 

 

 

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