SULLE ORME DEI PELLEGRINI, LA FRANCIGENA IN UN RACCONTO (2)

News inserita il 11-05-2018 - Ok Siena

Da Monteriggioni a Siena la tappa si inerpica sul Monte Maggio per poi ridiscendere nel Pian del Lago, in un paesaggio boscoso ma ricco di incontri e castelli. La salita finale ci regala la vista della città del Palio solo all'ultimo istante, lasciando senza fiato.

Il nuovo giorno si affaccia su Monteriggioni, il profumo del pane appena sfornato invade la piazza d'armi, la chiesa aperta invita ad un passaggio prima di rimettersi in cammino, i bar si ripopolano, una lauta colazione prima di giungere a Siena è fondamentale, non ci sono bar o ristoranti lungo il tragitto.
Si attraversa la porta sud e di nuovo sulla strada, il Monte Maggio, ci accoglie con le sue selve ombrose, si attraversano casali e luoghi che rimandano al peregrinare, la cartellonistica comunale ci aiuta a collegare i nomi moderni a quelli antichi: il Mandorlo, Ponte Rosso, Gallinaio, Uccellatoio, Cerbaie. Al Castello della Chiocciola una fermata è d'obbligo per ammirare l'antico maniero con la sua torre cilindrica. Villa poco oltre ci aspetta con il suo punto sosta, un'oasi attrezzata di tutto punto con tavolini, acqua fresca, perfino un cavatappi per stappare una bottiglia di vino, una bacheca di legno ci parla di questo luogo creato dall'iniziativa di un cittadino, Marcello, che l'ha costruita da solo, riprendendo lo stile e il senso delle aree atrezzate presenti in Spagna sul Cammino di Santiago. E' possibile contattarlo per farsi apporre il timbro sulla credenziale e farsi preparare un panino tutto in cambio di una donazione simbolica. Il punto sosta è un rendez vous di pellegrini: un signore americano sulla sessantina che viaggia da solo, una coppia di ragazze del nord Europa, altre due ragazze anche loro provenienti d'oltralpe.
Si riparte ritemprati nel corpo e nello spirito: fa piacere un'iniziativa di questo genere, ma dovrebbero essere i Comuni a creare strutture di sosta non i singoli cittadini. L'antica strada si immerge nel bosco su una mulattiera dissestata e fangosa, incontrando un bivio dove si diparte una variante che taglia il Pian del Lago e accorcia il percorso. Proseguo per la via ufficiale costeggiandolo come gli antichi pellegrini che non disponevano di un servizio di traghetto, perché ricordiamoci che era come dice il nome, un lago. La piramide ci ricorda proprio la bonifica del lago di Pian del Lago da parte del Granduca: due ragazzi italiani sono sdraiati all'ombra per un momento di riposo. L'antica Francigena adesso punta su Siena dopo aver aggirato l'antico specchio d'acqua, la strada anche qua in cattive condizioni: fango e incuria hanno reso il viaggio un campo avventura tra alberi caduti da scavalcare e pozze enormi da guadare, giunge alle porte di Siena ai piedi della zona del Petriccio. Costeggiando il quartiere residenziale si affronta la salita finale, uno strappo taglia gambe sull'asfalto bollente delle ore più calde, è proprio quello che ci vuole per gustarsi la vista della Torre del Mangia e del Duomo al culmine dell'ascesa. Siena fa capolino con la sua forma a veliero: un due alberi scafo rosso e alberi bianchi, arenato sulla collina di fronte a noi ormai a portata di mano. Da qui in poi il viaggio è sulla statale, l'antiporto di Camollia ci annuncia la meta, porta Camollia ci apre le porte di Siena, una delle perle della Francigena, arrivo e partenza di viandanti di tutte le epoche, la strada è stata la fortuna della città e sta tornando ad esserlo, secondo i dati delle presenze turistiche degli ultimi anni. I pellegrini giungono stanchi e accaldati in Piazza del Campo una meraviglia per gli occhi che ripaga stanchezza e sudore, la forma di conchiglia a tanti ricorda il legame con il Cammino Spagnolo, una vicinanza che la città potrà sfruttare per rilanciarsi attingendo ad un settore turistico sempre più in crescita, quello del turismo lento.

Filippo Landi

 

 

 

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