Il viaggio attraverso la provincia di Siena inizia a San Gimignano e raggiungerà Radicofani, tappa dopo tappa alla scoperta dell'antica via di pellegrinaggio, che negli ultimi anni sta avendo un vero e proprio boom di presenze.
L'alba nuvolosa, i negozi ancora chiusi, solo un bar aperto nella piazza principale, ci ricorda che non siamo nel Medioevo, alzo lo sguardo e le torri marziali e solide controllano la campagna circostante, la via scende verso la porta San Giovanni che si affaccia sulla Valdelsa, in direzione sud, in direzione Roma. L'ingresso della Via Francigena in provincia di Siena è il miglior biglietto da visita ce si possa volere: San Gimignano patrimonio UNESCO affascina tutti coloro che vi sostano, che siano turisti o viandanti, la via romea che da secoli attraversa il centro storico è uno degli itinerari storici più importanti d'Europa collega da mille anni la Francia a Roma. Da alcuni anni c'è stata una riscoperta in chiave turistica naturalistica e religiosa di questo itinerario, rimettendolo al centro degli interessi economici delle aree attraversate. L'obbiettivo è quello di creare un sistema economico legato alla via così come è accaduto in Spagna al Cammino di Santiago. Ostelli e Bed and Breakfast stanno fiorendo lungo la Via Francigena e l'itenerario è stato segnato sempre più in modo capillare per permettere ad un numero sempre maggiore di persone di poterlo utilizzare in sicurezza. L'obbiettivo adesso sarà quello di creare un sistema di accoglienza integrato tra tutti gli attori pubblici e privati, un sistema turistico adatto a tutte le fasce di reddiito, con proposte diversificate a seconda delle esigenze di viaggio.
Lasciando il centro di San Gimignano alle spalle è la campagna a prendere il sopravvento, si scende al sobborgo di Santa Lucia dove i segnavia indicano di scendere in picchiata nel fosso degli Imbotroni con un guado d'altri tempi, per poi risalire subito senza tregua una scoscesa salita verso la Torraccia di Chiusi per poi ridiscendere verso la vallata del torrente Fosci, con un andamento altimetrico da elettrocardiogramma, un saliscendi brutale che spezza le gambe.
Ma la Francigena non è Santiago, ancora il percorso ufficiale è possibile di variazioni e deviazioni, gli aggiustamenti e le revisioni sono scritte aggiuntive, integrazioni a penna e suggerimenti lasciati da pellegrini che ci hanno preceduto. La deviazione facilita la discesa ed evita il guado e in questa giornata piovosa è più prudente prendere la via alternativa. Attraversiamo la piana dei Fosci, passando davanti agli scavi della villa romana di Aiano antica mansio descritta da Sigerico nel decimo secolo. Il percorso che segue la Francigena di oggi è quello descritto dal vescovo di Canterbury più di mille anni fa, poi nel corso dei secoli in questa zona la via ha preso strade diverse a seconda delle questioni geopolitiche. Qua oggi è segnalata la variante per raggiungere il centro di Colle Val d'Elsa.
Attraversato il torrente Fosci con un altro guado la strada prosegue su Badia a Conéo, nascosta sulle colline boscose quasi per mantenersi riparata da sguardi indiscreti che possano contaminare la sua originale struttura medioevale. Anche qua un'altra indicazione scritta a penna su un adesivo segnala la presenza di una fonte dietro la chiesa.
L'attraversamento delle colline boscose che ci immettono nella valle dell'Elsa nasconde un tranello: un paracarro abbattuto da chissà chi, ci fa girare attorno ad una casa per un paio di volte per ritrovare la strada giusta, facendoci passare più per malintenzionati che per viandanti.
Quartaia primo centro abitato da un po', ci offre dell'acqua fresca, la vallata ampia ci dà una vista superba sul Chianti, su San Gimignano e sulla Montagnola, un paesaggio da cartolina che una coppia romana ammira in contemplazione, finalmente due pellegrini. Oltrepassata la fattoria abbandonata di Fabbrica con la fonte monumentale semi nascosta da un pendio, la strada ci porta alle Vene, un luogo di villeggiatura estiva vintage, quando il mare erano i fiumi, dietro casa. Ancora oggi d'estate è bazzicato dai giovani per pic nic e bagni refrigeranti nell'afa estiva. Oltrepassata Gracciano con la millenaria Pieve a Elsa, citata da Sigerico come guado sull'Elsa e punto di ristoro, per pellegrini antichi e moderni, incontriamo le caldane altro luogo dove è tradizione fare bagni estivi per via dell'acqua fresca, proprio quello che stanno facendo un gruppo di giovani che si rilassano al sole primaverile che ha fatto capolino, la tentazione alla sosta è forte, ma ci ritroveremo a Monteriggioni. Altri gruppi di case tra i campi coltivati, passiamo Strove famosa per la pieve di San Martino, costeggiamo la provinciale risalendo a Castel Petraia, adesso trasformato in un albergo e ristorante di lusso, affrontiamo le propaggini boscose del Monte Maggio, un grande pastore maremmano bianco ci studia ma ci lascia passare, come un guardiano ci dà il permesso di accedere a Badia Isola, uno dei simboli della Francigena, patria di vari eventi nati per valorizzare questa via e il camminare lento. Arrivare a Monteriggioni è un attimo costeggiando il bosco, salire al Castello è l'ultimo sforzo, mentre molti pellegrini sostano al bar sulla strada statale, ecco dove erano finiti.
Filippo Landi