Rosanna Bonelli, l’unica donna ad aver disputato una
carriera alla tonda.
Interrompiamo quest’oggi il racconto delle carriere
straordinarie settembrine per celebrare un grande personaggio della storia del
Palio. Domenica verrà infatti consegnato il Masgalano alla Contrada Sovrana
dell’Istrice offerto, per questo 2016, da Rosanna Bonelli, per celebrare, con
un anno di anticipo, il 60° anniversario della sua partecipazione al Palio.
Vogliamo anche noi ricordare la figura di Rompicollo, raccontando la carriera
che la vide protagonista il 16 agosto 1957.
La tratta di quel Palio favorì il Leocorno con la mitica
Gaudenzia, montata dal Terribile, la Lupa con Archetta e Romanino, la Torre con
Tanaquilla e Tristezza.
Le altre al canape furono
il Nicchio con Belfiore e
Vittorino, l’Oca con Ravi II e Biba, il Drago con Capriola e Bazza, la Civetta
con Marta e Giove la Selva con Raffica e Falchetto. La
Tartuca, che ebbe in
sorte
Welka, non corse quel Palio a causa di un infortunio alla cavalla.
All’
Aquila, infine, era toccata la modesta
Percina del sor Ettore Fontani che
per le prime tre prove fu affidata a Biba. Dalla quarta prova in poi capitan
Mario Masoni decise di affidarsi a
Rosanna Bonelli. Nata a Siena il 10 agosto
1924, la Bonelli era all’epoca una delle poche amazzoni professioniste patentate,
impegnata ed ammirata nei maggiori ippodromi italiani. Nei giorni del Palio di
luglio in città si giravano le scene del non indimenticabile film
“La ragazza
del Palio” di Luigi Zampa, con Vittorio Gassman e Diana Dors. Rosanna,
approfittando della complicità dell’ex fantino Ganascia, incaricato di trovare
le controfigure a cavallo,
riuscì, all’insaputa della produzione, a girare
alcune scene della corsa con il giubbetto della Pantera ma, una volta scoperta
l’intrusa che tra l’altro aveva montato senza assicurazione, i produttori la
rispedirono a casa con una ramanzina. Successivamente
la controfigura della
Dors cadde da cavallo e così
Rosanna ottenne l’agognato contratto per
registrare e poté così simulare i tre giri, vestendo stavolta i colori della
Chiocciola, su Gaudenzia. L’appetito vien mangiano, così Rosanna chiese allo
zio Umberto, capitano della Selva, una chance per correre il Palio, quello
vero. Ma lo zio, preoccupato per l’incolumità della nipote, rispose
negativamente, cercando di convincere anche gli altri capitani a non montarla.
L
’Aquila aveva vinto l’anno precedente e le spese sostenute furono cospicue,
tant’è che
le casse di contrada erano semi vuote. Per questo motivo
capitan
Masoni, che nei giorni precedenti la festa non era in città e pertanto non poté
essere contattato dal Bonelli,
cedette alle lusinghe (ed ai quattrini) della
casa produttrice della pellicola, che spingeva per far disputare il Palio alla
Bonelli, in modo da ottenere un lancio del film a livello mondiale. Così
Rosanna,tra lo scetticismo iniziale degli aquilini, indossò il giubbetto giallo
per la quarta prova, e la vittoria di quella mattina, dimostrando tra l’altro
maestria nel cavalcare a pelo, trasformò i dubbi e la diffidenza in certezze.
Rosanna Bonelli arrivò così al Palio e fu ribattezzata, sempre su imposizione
dei produttori del film,
Diavola, soprannome ancora oggi da lei non gradito, in
quanto voleva essere soprannominata
Rompicollo, dal nome della celebre operetta
scritta dal babbo Luigi.
La mossa di quel Palio fu lunga e complessa con molte
contrade che non rispettavano l’ordine e con Rompicollo che faticava a farsi
rispettare dai colleghi uomini. Quando la rincorsa entrò scattò primo ilNicchio seguito da Lupa, Oca e Leocorno, mentre Aquila Torre e Selva partirono
in ritardo. A S. Martino l’Aquila e la Torre si ostacolarono, ma ciò non
scoraggiò Rosanna che rimontò posizioni tanto da girare terza il secondo S. Martino.
Ma quella curva le fu fatale in quanto cadde rovinosamente assieme alla Lupa,
mentre davanti il Nicchio procedeva indisturbato verso la vittoria. Il dopo Palio
di Rompicollo fu turbolento: i torraioli la accusarono di aver danneggiato la
loro accoppiata, ricompensandola con qualche ceffone; ed il mazzo di fiori
preparato dagli aquilini per festeggiarla fu trasformato in un’arma impropria
per difendere la sfortunata fantina.
La carriera paliesca di Rompicollo finisce qui, ma la sua
partecipazione al Palio suscitò l’interesse di molti giornali e riviste dell’epoca,
mentre l’Aquila la nominò fantino di contrada onorario. Ma il riconoscimento
più bello venne dato a Rosanna nel 1999 dal Comune di Siena che la insignì con
la medaglia d’oro di civico riconoscimento.
Dopo Rosanna Bonelli, pochissime donne hanno tentato l’avventura
in Piazza e solo per le batterie. Tra queste si ricordano Maria De Dominicis
che nel luglio ’88 montò l’ormai ventenne Panezio,all’ultima presenza sul tufo,
Spinella Pianetti e, più recentemente, Claudia Costantino. Chissà se in futuro
qualche altra fantina avrà la possibilità di indossare un giubbetto di una
contrada, o se Rompicollo rimarrà l’unica e la sola “ragazza del Palio”.
Davide Donnini
Foto tratta da www.ilpalio.org