STORIA DEL PALIO: LA PROCESSIONE DEL CERO

News inserita il 14-08-2020 - Palio - Rubrica Storia del Palio

La cerimonia si terrà anche quest'anno, ma in forma ridotta.

L’offerta del cero alla Madonna Assunta in Duomo il 14 agosto è, da molti secoli a questa parte uno degli appuntamenti fondamentali delle festività senesi di mezz’agosto. Anche in questo strano 2020 tale appuntamento sarà ripetuto, seppur in modo ridotto. Stasera, alle 17.45, la rappresentanza comunale, assieme alle autorità civili e contradaiole si ritroveranno presso la Chiesa della Santissima Annunziata e, da lì, con la presenza simbolica di un bambino per ogni contrada, ma senza alcun monturato al seguito, muoverà il piccolo corteo che raggiungerà la Cattedrale, dove il Sindaco procederà all’accensione del cero votivo donato dal Comune che arderà per tutto l’anno accanto all’altare maggiore.

Le origini di questa importante e sentita cerimonia si perdono nella notte dei tempi, e sono sicuramente precedenti rispetto a quelle del Palio.

Il primo documento a noi pervenuto nel quale si fa cenno all’offerta di cera alla Vergine risale al 1147 quando, tre fratelli signori di Montepescali, offrirono al vescovo ed al Comune parte dei loro possedimenti come segno di sottomissione a Siena, oltre ad assumersi l’obbligo di portare annualmente due ceri del valore di 5 lire lucchesi, anche se il Cecchini ritiene come già in anni precedenti a quel 1147, altri feudatari avessero compiuto simili gesti, che si ripeterono con il passare del tempo con continuità, come dimostrano gli atti di sottomissione dei conti della Scialenga di Asciano nel 1175, dei conti della Gherardesca di Frosini del 1178, dei signori di Montelatorone (ai quali in cambio della loro donazione di cera fu addirittura offerto il vitto), e della città di Montalcino nel 1212. Con il passare del tempo, la manifestazione assunse anche un carattere politico, in quanto la popolazione senese e le comunità del suo stato furono, in seguito, obbligate a partecipare, pena gravi sanzioni. L’offerta avveniva in due giorni distinti: il 14 agosto, dovevano recarsi in Duomo tutti i cittadini senesi tra i 18 ed i 70 anni suddivisi in lire (qualcosa di simile alle attuali circoscrizioni), popoli (le parrocchie) e contrade (termine da intendere come ripartizione territoriale della città); esclusi da tale obbligo risultavano gli ammalati, i miserabili e chiunque avesse un’inimicizia mortale. I trasgressori venivano puniti con un’ammenda di 20 lire, che saliva a 100 per chi impediva ad altri di partecipare. Il 15 agosto era invece il turno delle comunità soggette a Siena, che dovevano portare tanta cera quanta era la loro importanza. Con la caduta della Repubblica, la processione perse il suo carattere politico, restando puramente manifestazione religiosa che continuò ininterrottamente sino al 1861 quando fu abolita, ufficialmente per motivi economici, ma, in realtà, per la crescente disapprovazione della concezione religiosa ed anticlericale nel nuovo stato unitario. Nel 1924, Fabio Bargagli Petrucci, indimenticabile uomo di studi, per 13 anni prima sindaco poi podestà di Siena e figura di spicco nella vita cittadina e paliesca (fu sua la riscrittura rinascimentale del corteo storico) reintrodusse la processione con inizio dalla chiesa di S. Giorgio, luogo simbolico, essendo il posto dove avveniva la benedizione delle armate prima della partenza per le battaglie, recuperando tutti gli aspetti religiosi, ed inserendovi altresì elementi di vita municipale antica e propria del periodo come, ad esempio, l’introduzione di alcune rappresentanze fasciste, ma anche espressioni contradaiole e, solo in un secondo momento, fu aggiunta la presenza del drappellone, da condurre in Duomo per la benedizione.

 

 

 

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