STORIA DEL PALIO: IL CORTEO STORICO NEL REGOLAMENTO

News inserita il 05-02-2018 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Le norme che disciplinano lo svolgimento della passeggiata storica.

 

“Non è una festa. E’ un delirio al cui contagio sfuggono solo i protagonisti della parata….intenti a fornire un saggio della loro abilità nel gioco della bandiera ma col professionale distacco che richiede quella solennità liturgica”. Con queste parole Indro Montanelli descriveva il corteo storico del Palio che, così come riporta il primo comma dell’art.

72, consiste “nella rievocazione figurata degli ordinamenti, dei costumi e della grandezza della Medioevale Repubblica Senese, con particolare riguardo alle Contrade, le quali, con le loro Comparse, ne formano la parte principale”. Il regolamento disciplina in modo dettagliato ogni fase della sfilata che precede di due ore la carriera, tra le quali la riunione delle comparse, che si effettua alle ore e nei luoghi prescritti dall'Autorità Comunale, a cura di Funzionari ed Agenti da questa a ciò delegati, la composizione di esse ed il loro ordine di sfilata (artt. 73, 77, 78), nonché lo schema del corteo composto da 14 gruppi e contenuto dell’allegato B al regolamento. Ogni contrada, almeno due giorni prima di quello del Palio, “deve presentare al Sindaco una nota contenente il nome di tutti i figuranti per l’approvazione(art.75). In tale lista deve essere poi indicato anche il nominativo della persona incaricata di recare il costume che il Fantino deve indossare per la Corsa e di ritirare quello di parata indossato dal Fantino stesso nel Corteo. Nel caso in cui alcuni nomi dei figuranti non venissero approvati, “ne viene dato avviso senza motivazione al capitano della contrada che deve provvedere alla sostituzione ed inviare al Comune una nuova nota”. Tutti i figuranti, tranne il fantino, che per nessun motivo può essere sostituito da altro figurante montato sul Soprallasso, “debbono avere idonea prestanza fisica ed essere vestiti coi costumi della rispettiva Contrada, i quali risultano dai bozzetti approvati dall'Autorità Comunale, senza di che la Comparsa non può essere ammessa al Corteo”. Quest'ultima disposizione vale anche per le bandiere portate dai Figuranti, i bozzetti delle quali debbono essere sempre sottoposti alla preventiva approvazione del Comune. L’obbligo di far approvare i disegni delle bandiere risale ai primi dell’800, quando le contrade cominciarono a presentare bandiere stravaganti, di foggia bizzarra, utilizzando anche colori non tradizionali. Fu così ordinato a ciascuna contrada di presentare alla Deputazione ai festeggiamenti tutte le nuove bandiere realizzate per la preventiva approvazione. Esse dovevano avere “disegni all’uso antico cioè con strisce larghe ed i colori dovevano essere gli stessi fissati dal Magistrato Comunitativo”, che sono rimasti pressoché invariati fino ad oggi. Fa parte integrante della comparsa della contrada che partecipa al Palio anche il barbero recato alla briglia dal barbaresco, e l’art. 76 vieta alle contrade “di esimersi, sotto qualsiasi pretesto, di farlo intervenire nel corteo. Soltanto in casi eccezionali, e cioè quando l'eccessiva irrequietezza del cavallo desse luogo ad inconvenienti o pericoli, il Sindaco, udito il parere dei Deputati della Festa, ha facoltà di disporre che venga condotto direttamente nella Corte del Podestà”. Nell’agosto 2006, ad esempio, la dirigenza della Tartuca decise di ritirare il proprio barbero dal corteo senza la dovuta autorizzazione e tale comportamento costò alla contrada una deplorazione.

I figuranti debbono sottostare senza discutere agli ordini del Maestro di Campo, nominato dalla Giunta ed avente il compito di dirigere e disciplinarne lo sfilamento del corteo, e dei Rotellini. Per far sì che la passeggiata mantenga la solennità liturgica citata dal Montanelli, l’art. 79 vieta ai figuranti, “pena la sospensione temporanea o l’espulsione a vita da far parte del corteo, tutta una serie di comportamenti inadeguati tra i quali fumare, gridare, soffermarsi per parlare con spettatori, prendere bibite od altro, togliersi il copricapo od altra parte del costume, o portare oggetti che non facciano parte di questo”. Una volta ultimato il loro giro di pista, essi dovranno, dopo aver deposto armi, insegne ed altri oggetti portati nel corteo, prendere posto nell’apposito palco eretto sotto il Palazzo Pubblico dal quale non potranno scendere prima della fine della carriera, sotto pena dell’allontanamento dalla Piazza o delle sanzioni appena riportate (art. 80).

Il lungo testo dell’art.81 fissa in 4 le sbandierate che le contrade partecipanti al Palio debbono eseguire nel loro giro di Piazza (Palco dei Giudici, Fonte Gaia, San Martino e Cappella). In occasione del Palio di luglio 2009, la Civetta, in segno di dolore a seguito dell’infortunio del proprio cavallo per la prova generale, decise di non fare le sbandierate canoniche, limitandosi ad eseguire l’ “otto” durante il giro di Piazza. In tale comportamento fu riscontrata una violazione al regolamento che fu sanzionata con una censura. Le contrade che non corrono, oltre alle alzate di saluto al Casato ed alla Cappella, ne effettueranno una sola, contemporanea, quando saranno tutte e sette sistemate nella pista. Il tutto accompagnato dai rintocchi di Sunto e dagli squilli della Marcia del Palio eseguiti dalla Fanfara di Palazzo. Interessante infine l’ultimo comma dell’art. 81 il quale prevede che “le sbandierate debbono essere eseguite con nella maniera tradizionale, con aggraziati movimenti e giuochi, che diano risalto alla loro abilita, ma senza eccessivi virtuosismi che richiedano un tempo maggiore di quello stabilito dal Maestro di Campo, cui spetta il compito d'imporre la cessazione e di segnalare tutte le infrazioni all'Autorità Comunale, per i provvedimenti disciplinari del caso”, come successe, ad esempio, nell’agosto 1984 quando, in occasione della sbandierata finale, gli alfieri di Torre ed Oca (con quest’ultimo che addirittura subì u richiamo dal Maestro di Campo), ritardarono ingiustificatamente la loro alzata, e per tale motivo furono entrambe sanzionate con una censura. Il corteo si chiude con una sbandierata collettiva, detta Sbandierata della Vittoria o sbandierata finale, introdotta nel 1919 come omaggio ai reduci della Grande Guerra, che viene eseguita dal tamburino e da un solo alfiere di ogni contrada. Durante tale sbandierata, “i valletti del Comune provvederanno a portare il drappellone sul Palco dei Giudici, dal quale sarà calato solo a carriera terminata da parte del capitano della contrada vittoriosa soltanto dopo che la mossa sia stata valida ed i Giudici della Vincita abbiano emesso il loro inappellabile verdetto sull'esito della corsa” (art. 88.1).

 

Davide Donnini

 

 

 

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