STORIA DEL PALIO: I FESTEGGIAMENTI DEL NOVEMBRE 1650

News inserita il 05-11-2018 - Palio - Rubrica Storia del Palio

In onore del granduca, una bufalata ed una carriera alla tonda.

La venuta a Siena del Granduca Ferdinando con la consorte Vittoria Della Rovere, e la loro permanenza in città dal 6 ottobre al 10 novembre, fu celebrata con grandi festeggiamenti, che compresero pure la disputa di una bufalata, l’ultima della storia, disputata il 3 novembre, ed un Palio alla tonda, il giorno 6. I preparativi per il grande evento furono minuziosi, e già a partire dal mese di settembre, vennero emanate ordinanze che prevedevano, tra l’altro, la sospensione di tutte le cause e le esecuzioni civili per permettere ai magistrati quattro giorni di ferie, mentre agli abitanti delle zone interessate dal passaggio della carovana granducale veniva fatto obbligo di abbellire ed illuminare finestre e balconi. I “legnaioli” ed i muratori addetti alla costruzione dei palchi in Piazza, erano invece avvisati di rispettare tutte le misure in tema di sicurezza e di stabilità nell’erezione dei palchi stessi.

Con due bandi, datati 1 e 2 novembre, si fissavano le regole della bufalata e del corteo: fu così disposto che i figuranti sarebbero entrati in Piazza dall’attuale Chiasso Largo e, dopo aver percorso la pista in senso contrario a come avviene oggi, rendendo omaggio ai sovrani affacciati al balcone del palazzo Chigi Zondadari, sarebbero dovuti accedere all’interno della conchiglia dove furono innalzati degli appositi palchi loro riservati; il tutto sotto l’inappellabile autorità del Maestro di Campo Giovanni Battista Piccolomini che, a cavallo, controllava l’andamento e dettava i tempi del corteo. Una dettagliatissima descrizione di Guglielmo Palmieri ci illustra l’intera composizione del corteo: le comparse delle 6 contrade partecipanti (Lupa, Oca, Drago, Chiocciola, Torre, Onda) erano composte da trombetti, tamburini, alfieri, dagli illustri protettori a cavallo riccamente vestiti, dal carro allegorico rappresentante scene mitologiche o ispirate alla storia antica, preceduto o seguito da “cartellanti” che, con cartelli in mano, illustravano il tema dell’invenzione, ed infine la bufala con i pugilatori al seguito. Concluso il corteo e sgomberata la pista, fecero ingresso le bufale e, dopo 3 squilli di tromba, dall’altezza del vicolo di San Paolo, fu dato il via alla corsa. Giunse prima al traguardo la bufala della Chiocciola e la contrada conquistò così il prezioso Palio di broccato d’oro del valore di 140 scudi con fodera di taffetà bianca e nera e le insegne dei sovrani, oltre ad un premio in denaro di ben 1000 lire. Terminata la corsa, fu consegnato alla Torre il masgalano, un bacile in argento del valore di 60 scudi per la miglior comparsa, mentre all’Oca andò il premio per la miglior invenzione. I festeggiamenti non finirono qui in quanto, domenica 6 novembre, tra le stesse contrade partecipanti alla bufalata, fu disputato un Palio alla tonda con i cavalli. Sullo svolgimento di questo Palio le notizie sono poche e frammentarie, e sappiamo solo che, al termine di 4 giri di Piazza, uscì vincitore il fantino Mone per il Drago, che si aggiudicò così un drappellone di damasco cremisi con fregio bianco e fodera di taffetà bianco e nero.

Davide Donnini

 

 

 

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