STORIA DEL PALIO: I FANTINI CATTIVI

News inserita il 13-06-2016 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Panoramica su coloro che sono stati squalificati a vita dalle carriere.

“Vanno alla mossa son dieci assassini”, recita il popolare stornello senese. Oggi sono tutti professionisti seri ed atleti super allenati, ma una volta la definizione di assassino calzava veramente a pennello ai fantini del Palio, spesso dei veri e propri mercenari capaci di tutto pur di trionfare in Piazza, di far perdere la contrada rivale o la quella sgradita. Oggi parleremo dei fantini più cattivi in assoluto, coloro che hanno subito la massima delle pene: la squalifica a vita.

Uno di essi fu Angiolo Innocenti, di cui non conosciamo il soprannome che, a dispetto del proprio nome, in quel Palio fu tutt’altro che un innocente angioletto. Innocenti debuttò nel luglio 1877 nell’Oca che gli affidò il cavallo vincitore nell’anno precedente. La mossa fu assai convulsa: al primo tentativo, a causa di una forzatura collettiva quando la rincorsa non era ancora entrata, caddero tutti i fantini, al secondo tentativo scapparono primi Oca e Torre. Scoppiò il mortaretto per annullare la partenza, ma l’Innocenti completò lo stesso i tre giri. Gli ocaioli corsero al palco dei giudici reclamando il cencio, gli altri contradaioli pretendevano la ripetizione della corsa. Il barbaresco dell’Oca tentò di portar via il cavallo da Piazza, ma gli fu impedito. In tutto questo marasma, Innocenti era fuggito da Piazza. In un primo momento fu deciso di ricorrere, con l’Oca che si sarebbe ripresentata al canape con il cavallo scosso, ma a causa della riottosità del destriero, che si rifiutò di allinearsi con gli altri, il Palio fu rinviato al giorno successivo. Intervenne però la prefettura che ordinò l’annullamento della carriera per motivi di ordine pubblico. Angelo Innocenti pagò così la sua smania di vittoria con la sospensione a vita.

Più affermato era Popo, al secolo Ermanno Menichetti, vincitore nel 1898 e nel 1907, che nel 1908 la combinò veramente grossa. In quell’occasione Popo vestiva il giubbetto del Bruco con il quale aveva vinto l’anno precedente. Fin dall’inizio il Menichetti si disinteressò della corsa tant’è che venne addirittura doppiato ma, invece di farsi da parte per non ostacolare gli altri, si gettò incontro all’Oca che era in testa ed a suon di nerbate cercò di ostacolarla. Ma il tentativo di Popo fallì, anzi finì solo per danneggiare le inseguitrici, mentre la contrada di Fontebranda riuscì a conquistare lo stesso la vittoria. Anche per Ermanno Menichetti le porte di Piazza del Campo si chiusero per sempre.

Un gesto simile lo compì Guido Duchi detto Martellino il 4 luglio 1909 quando, con i colori della Torre, si fece doppiare per poi dar vita ad uno scambio di nerbate con la Civetta che conduceva la corsa. Martellino riuscì nel suo intento di fermare la contrada del Castellare, favorendo così laLupa che giunse prima al bandierino. Da notare come una cronaca dell’epoca dice che il fantino aveva il preciso ordine dalla contrada di uscire da San Martino subito dopo il primo giro per impedire che il cavallo, assai debole, potesse anche involontariamente creare ostacoli al regolare svolgimento della corsa. Ordine che però il Duchi mai rispettò, e la sua carriera di fantino di Piazza si concluse così.

Come dimenticarci poi di Edoardo Furi detto Randellone (ritratto nella foto), vincitore nel ‘23 per la Giraffa, ma noto alle cronache più per la sua indisciplina che per le sue eroiche imprese. Randellone era già stato protagonista in negativo nel 1919 di una colluttazione durante la provaccia, sfociata poi in rissa con il fantino della Tartuca Bubbolo. In quell’occasione al Furi vennero comminati due anni di sospensione. Ma nel 1928 non se la cavò così a buon mercato, uscendo per sempre dalla scena paliesca. Pur montando la forte Giacca nel Leocorno, Randellone, una voltra data la mossa, non esitò a trattenere per le redini la Civetta, estromettendola così dalla corsa. Da notare come a quel tempo non esistesse ancora la rivalità tra le due contrade che nacque ufficialmente solo nel 1960.

Terminiamo la nostra carrellata con Fiammifero, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo, squalificato a vita dalle carriere nel 1901, su richiesta della Chiocciola, contrada per la quale montava, per essersi buttato volontariamente (ed anche piuttosto goffamente) da cavallo per favorire la vittoria dell’Oca.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

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