STORIA DEL PALIO: I CAPPOTTI DI VALDIMONTONE E CHIOCCIOLA

News inserita il 17-01-2017 - Palio - Rubrica Storia del Palio

1781 e 1850 gli anni magici per la contrada dei Servi e per quella di San Marco.

Sta per concludersi il nostro viaggio nella storia dei cappotti delle contrade ed oggi esamineremo da vicino quelli di Valdimontone e Chiocciola. Il cappotto della contrada di Via dei Servi risale al 1781, e come sempre accade per carriere così lontane nel tempo, le fonti giunte fino a noi sono scarse. Va anzitutto notato come il ‘700 fu un secolo ricco di vittorie per il Montone che conquistò ben 17 successi, compreso il famoso Palio corso a Lucca il 14 settembre 1756.

Nel 1781, come detto, la contrada realizzò il cappotto, a luglio con lo storno del Cetti, cavallo fortissimo per l’epoca, che aveva vinto in precedenza per tre volte. Il barbero fu montato da Bernardino Carvellini detto Begnamino, il quale, dopo una lunga lotta, superò all’ultimo tuffo la Torre aggiudicandosi il Palio. Da sottolineare come Begnamino disputò quella carriera con il capo fasciato a causa di una caduta durante le prove. Ad agosto invece trionfarono il fantino Orazio Ronchi detto Grillo ed il cavallo del parroco Nepi. Durante i tre giri si assistette all’ennesima vendetta dei fantini nei confronti di Dorino che, partito primo con il giubbetto del Leocorno, fu raggiunto ed agguantato da Ciocio che correva nell’Aquila. Al terzo giro, Chiocciola e Tartuca, che si stavano nerbando sin dalla partenza, caddero, dando via libera al Montone che, partito ultimo, poté completare così la sua rimonta.

Il cappotto chiocciolino è datato 1850. Erano anni di grande tensioni sociali e politiche, a cavallo delle due guerre di Indipendenza, ed anche il Palio risentì di questo pesante clima. Tutte le feste popolari toscane furono in quell’anno soppresse. Il Palio invece si disputò, ma venne sottoposto ad una serie di misure restrittive, in quanto le autorità granducali vedevano la nostra festa come un contenitore di sovversivismo politico. A luglio, la presenza contemporanea sul Campo dell’Aquila, con la sua bandiera che ricordava quella imperiale, e dell’Oca tricolore, complicò ulteriormente le cose. Si sparsero infatti voci di intrighi per far vincere l’una o l’altra contrada, ma anche di tumulti all’ingresso in Piazza delle due comparse. Per evitare ciò fu inviata da Roma una guarnigione austriaca che, con fucili spianati, fu posta a presidiare il tratto tra il Casato e la mossa. La comparsa dell’Aquila entrò in Campo per seconda, ed alla sua apparizione si alternarono fischi ed applausi. L’Oca, che entrò per ultima fu invece accolta da un ovazione e dal lancio di mazzetti floreali. Contrariamente ai pronostici (o ai timori delle autorità), il Palio fu vinto dalla Chiocciola. L’Aquila non figurò, andando a dritto al primo S. Martino, l’Oca invece cadde quando era in lotta per la vittoria. La contrada di Fontebranda con il fantino Saltatore, l’Onda con Figlio di Bonino, la Chiocciola con Folaghino, la Pantera con Partino ed il Montone con Palloncino furono le protagoniste della corsa. La contrada di San Marco passò in testa all’ultimo S. Martino approfittando della contemporanea caduta di Oca e Pantera. Il Palio di agosto fu preceduto da voci ancor più preoccupanti: si temevano infatti congiure e complotti contro la guardia nazionale, nonché l’arrivo da tutta la Toscana di democratici per una sollevazione nei confronti del governo granducale. Così le autorità pensarono a provvedimenti restrittivi quali il divieto di presenza in Piazza, l’allontanamento o addirittura l’arresto dei più facinorosi. La città era sotto assedio con gendarmi granducali e militi austriaci pronti a sparare ad ogni minimo sentore di tumulto. Fortunatamente non accadde nulla di eclatante, ed il poco pubblico presente nell’occasione a Siena si godette un bello spettacolo. La mossa fu data due volte; un primo tentativo fu invalidato a causa della forzatura con conseguente caduta del fantino dell’Onda, il debuttante Bachicche, di appena 13 anni. Aquila, Lupa e Pantera partirono al galoppo credendo che la mossa fosse buona e furono fermati a stento dopo due giri. Al via valido scattò in testa proprio l’Onda che mantenne la prima posizione per due giri, venendo superata definitivamente dalla Chiocciola e poi anche dal Drago, che giunse secondo con Gobbo Saragiolo. Protagonisti di quella vittoria furono il cavallo baio del Cianchelli e, di nuovo Folaghino, al secolo Antonio Guaschi, che colse così il suo terzo successo sul tufo. Ma i chiocciolini, a causa delle misure di polizia imposte, non poterono godersi la gioia per il cappotto conquistato. Un cornista dell’epoca, malinconicamente, riportò come “alle 24 sembrava di essere in una città in stato di assedio anziché in mezzo a feste popolari”.

Davide Donnini

 

 

 

 

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