Le doppie vittorie della contrada di Camporegio e di quella di Via Duprè.
Il nostro viaggio tra i cappotti delle contrade prosegue oggi con quelli di Drago ed Onda. La contrada di Camporegio ha realizzato l’en plein nel 1890; mattatore di quell’annata fu il fantino Francesco Ceppatelli detto Tabarre, vincitore di entrambe le carriere, montando a luglio Prete e ad agosto Farfallina. Quest’ultima nella carriera di Provenzano toccò in sorte alla Chiocciola, montata da Dante Tavanti detto il Citto, ed assieme al Drago ed alla Torre con il morello del Vanni ed Il Moro erano le grandi favorite di quel Palio.
Dai canapi scattarono
Istrice e Selva, ben presto superate dal
Drago e dalla Torre che guadagnarono rispettivamente la prima e la seconda posizione, mantenendole fino al bandierino.
La Chiocciola fu invece estromessa dalla corsa fin da subito, in quanto ostacolata a suon di nerbate dalla stessa Torre e da Bozzetto, fantino della Giraffa. Questi non gradivano infatti la vittoria della contrada di S. Marco, il cui fantino fu ritenuto reo di non aver stipulato alcun partito con gli altri. Chi invece i partiti li aveva fatti in modo assai pesante fu la Torre che tentò di comprare tutti i fantini. Solo Tabarre non abboccò alle lusinghe di Salicotto, preferendo la gloria personale ai quattrini. Durante la corsa, allora,
un monturato torraiolo provò a fargliela pagare,
lanciando, al passaggio dell’accoppiata dragaiola, un pesante scudo dell'armatura del duce, ma costui fallì miseramente la mira, andando a colpire alcuni spettatori in Piazza.
Ad agosto invece, la corsa di Tabarre, sotto gli occhi di Emanuele Filiberto Duca di Aosta, fu più lineare,
riuscendo a conquistare fin da subito la testa e mantenendola nonostante gli attacchi di Leggerino nel Leocorno e di Girolametto nell’Aquila. La carriera non fu esaltante come altre del periodo e ciò non sfuggì ad un critico cronista che non esitò a definirla “bruttissima, con poca gara e poche nerbate”. La mossa invece fu piuttosto convulsa: ci vollero infatti due tentativi andati a vuoto prima di quella valida. Nel primo ben sei contrade “appettarono” (batterono) nel canape, ma solo il Leocorno cadde; gli altri effettuarono un giro intero al galoppo, sebbene il mortaretto fosse scoppiato, e furono a stento fermati. Nel secondo si assistette invece alla
caduta del fantino dell’Onda Beppino, che si infortunò seriamente e dovette essere condotto in ospedale.
Al cavallo, uno dei migliori del lotto,
fu data la via da scosso ma non figurò mai nelle posizioni di testa.
Il Drago completava così uno storico tris consecutivo, avendo vinto anche la carriera del 18 agosto 1889, disputata con i cavalli scossi.
Per trovare il cappotto dell’Onda occorrere riavvolgere il nastro sino al 1779. Essendo carriere molto lontane nel tempo le notizie sono scarse. Per ciò che riguarda il Palio di luglio sappiamo che la mossa fu concitata e venne data due volte a causa dei disordini creati da Nicchio e Leocorno che avevano ritardato a presentarsi al canape. L’Onda si impose con il grande Mattio Mancini detto Bastiancino, che con le sue 15 vittorie è tutt’ora il fantino con più vittorie nella storia assieme al Gobbo Saragiolo. In quella carriera Bastiancino montava un cavallo di proprietà di Stefano Ticci. Ad agosto il Palio fu corso con i proventi raccolti dopo una questua tra la cittadinanza ma, sempre secondo le cronache, questo non riuscì bello, a causa dei partiti tra fantini che “influirono per togliere alla corsa quella gara che rende divertente lo spettacolo”. A riportare la vittoria fu Giuseppe Brecchi detto Brecchino, al suo primo successo in Piazza, il cui diminutivo è dimostrazione della sua giovane età. Secondo alcuni egli aveva un’età adolescenziale ( addirittura 15 o 16 anni); dai documenti anagrafici apprendiamo invece che Brecchino avesse allora 20 anni, essendo nato nel 1759. L’Onda sfruttò in quell’occasione anche un bell’aiuto della sorte, in quanto si racconta che la contrada bianco e celeste vinse il palio per essere entrato un sasso nel piede del cavallo del Bruco che era in testa.
Davide Donnini