STORIA DEL PALIO: AMARANTO URBANI, IL FANTINO GENEROSO

News inserita il 17-02-2020 - Palio - Rubrica Storia del Palio

La carriera di Boccaccia, 25 presenze e tanta sfortuna.

Il suo curriculum paliesco parla di 25 carriere disputate e nessuna vittoria, ma non c’è dubbio che Amaranto Urbani detto Boccaccia, ma conosciuto da tutti i senesi semplicemente come Amaranto, si sia guadagnato un posto nella storia della nostra festa. Il suo debutto in Piazza avvenne nel luglio 1932 nella Giraffa su Wally e, prima dell’interruzione per la guerra, egli disputò 7 Palii, dimostrando sempre le sue grandi doti di cavallerizzo e sfiorando il successo in entrambe le carriere del ’36, a luglio nella Chiocciola su Melisenda e ad agosto nel Nicchio sul grande Folco. Alla ripresa del Palio dopo la fine delle ostilità, Amaranto fu protagonista di uno degli episodi più clamorosi mai visti sul Campo.

Nel Palio della Pace, per ben due volte riuscì, con Elis per la Tartuca, a partire primo dai canapi, ma fu sempre fermato dallo scoppio del mortaretto, cosa che indispettì fortemente i tartuchini che, come segno di estrema protesta, ritirarono il proprio barbero dalla Piazza. Nel 1946 iniziò un breve ma sfortunato sodalizio con l’Oca: a luglio, con Folco, fu ancora fermato da un mortaretto galeotto azionato dal mortarettaio montonaiolo Ragno che aveva visto la sua contrada in difficoltà. Nella seconda mossa, Amaranto riuscì lo stesso ad uscire primo, ma i suoi sogni di gloria finirono a San Martino. Ad agosto, su Salomè, mantenne la testa per un giro intero, ma poi dovette cedere di fronte alla freschezza del giovane rampante Ciancone, che conseguì il suo primo trionfo. Nello straordinario di maggio ’47, il suo spunto dalla rincorsa su Cesarino fu impressionante, ma gli anteriori del forte purosangue cedettero di schianto nell’affrontare a forte velocità il primo San Martino. Non passarono nemmeno due mesi che Amaranto dovette “accontentarsi” dell’ennesimo secondo posto, di nuovo alle spalle del Gentili. Il 1949, quello che poteva essere l’anno buono, portò al fantino laziale solo delusioni: a luglio nel Bruco su Mistero provò ripetutamente, ma senza successo, a superare Bazza nella Chiocciola, ad agosto, ancora su Mistero, stavolta nella Torre, fu fermato solo dalla sfortuna e dalla determinazione dell’Arzilli nella Civetta. Alla soglia delle 20 presenze, i senesi, forse ingenerosamente, cominciarono a giudicare Amaranto come un debole, uno che si scioglieva quando c’era da fare sul serio. La sua carriera era così al tramonto, ma la sfortuna volle comunque metterci lo zampino per l’ultima volta nell’agosto 1952, quando Amaranto, ancora nel Bruco, su Miramare, cadde al canape la sera del Palio, si infortunò, e con una decisione che provocherà anche fondamentali modifiche regolamentari, fu sostituito da Falchetto che correva, solo per onor di firma, vista la menomazione del proprio barbero, nella Chiocciola.

La sua ultima presenza sul tufo è datata 16 agosto 1953, nella Civetta su Sayda. Tre anni dopo, Amaranto Urbani, il fantino generoso, morì vinto da una malattia incurabile, a soli 44 anni.

Davide Donnini

Foto tratta da www.ilpalio.org

 

 

 

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