STORIA DEL PALIO: 3 LUGLIO 1991 (SECONDA PARTE)

News inserita il 30-12-2019 - Palio - Rubrica Storia del Palio

Uberto e Cianchino riportano il cencio in Castelvecchio.

La sera del 2 luglio, quando il debuttante mossiere Amosi Cisi aprì la busta, non dovette certamente aver gioito per quanto la sorte aveva stabilito: l’ordine al canape (Montone, Lupa, Chiocciola, Tartuca, Civetta, Pantera; Onda, Selva, Leocorno e Nicchio di rincorsa), era tutt’altro che rassicurante e preannunciava una mossa laboriosa. Dopo pochi minuti infatti, fu chiaro l’intento delle varie rivali presenti, con la Chiocciola decisa ad ostacolare in ogni modo la Tartuca, facendo in alcuni casi pure ostruzione sulla rincorsa, ed il Nicchio immobile fuori dal verrocchino finché il Montone non si fosse trovato fuori posto. Ma, se i tentativi di Falchino sortirono qualche effetto, Etrusco, al primo posto, sembrava una statua di sale, e con il passare del tempo Cisi si trovò di fronte ad una situazione sempre più ingessata e senza via di uscita, impossibilitato altresì a far cambiare la busta fintantoché non ci fosse stata almeno una mossa falsa e, con il sopraggiungere dell’oscurità, dopo oltre un’ora e mezzo di stallo, l’esposizione della bandiera verde alle trifore di Palazzo, con conseguente rinvio del Palio al giorno successivo, fu l’unica soluzione possibile.

La notte tra il 2 ed il 3 fu assai infuocata, tra accese discussioni tra i contradaioli mentre, all’interno del Comune, in una riunione fiume tra i Capitani ed il Sindaco, convocata d’urgenza, venne presa la decisione di non modificare l’ordine al canape, non sussistendone i criteri regolamentari, pur essendo venuto meno requisito il requisito della segretezza dell’ordine stesso. Così, alle ore 18 del 3 luglio, in una Piazza piena solo per metà, e con l’inconsueto scenario del palco delle comparse popolato da monturati…senza montura, in quanto non venne ripetuto il corteo storico ma solo la sbandierata finale, si ricominciò da dove ci si era fermati 25 ore prima. Il tempo di una mossa falsa, (forse pretesto per un ipotetico cambio di busta?) ed il Nicchio finalmente entrò. La Lupa, grazie alla superbe doti di partente del Bufera, schizzò in testa, seguita da Civetta Pantera e Montone, mentre Falchino ostacolò palesemente Cianchino, prendendolo pure per il giubbetto, e relegando la Tartuca nelle posizioni di retrovia. Al primo giro a San Martino, la caduta di Chartreuse fu fatale anche per il Montone con Etrusco che inciampò nei finimenti che aveva perduto al cavallina della Pantetra. Al Casato, il Palio era divenuto una questione a tre, tra Lupa, Civetta, che stava facendo una gran corsa con il modesto Nicoleo, e Tartuca, che si era divincolata dalla morsa della Chiocciola che cadeva al secondo San Martino assieme a Nicchio, Selva ed Onda. Al secondo Casato l’ormai esausto Nicoleo dovette cedere il passo al più potente Uberto che mise nel mirino la Lupa che conduceva ancora, ma con un vantaggio che diminuiva metro dopo metro. Girato San Martino, Cianchino tentò l’attacco finale, prendendo una traiettoria impossibile, a ridosso dello stecconato, che solo con un cavallo duttile e maneggevole si poteva osare senza rischiare di sbattere nel colonnino del Casato; il Bufera, vistosi infilato di dentro, tentò la carta della disperazione, riprendendo in mano Careca per tentare il contro sorpasso interno, ma la Tartuca si era già involata verso il bandierino per il successo che, dopo un digiuno di 19 anni, apriva per la contrada di Castelvecchio, un ciclo d’oro fatto di ben 7 vittorie in 18 anni.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 

 

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