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STORIA DEL PALIO: GUANTO

News inserita il 05-01-2022

La carriera paliesca di Antonino Marino, bruscamente interrotta a causa di un incidente stradale.

La carriera paliesca di Antonino Marino detto Guanto si può dividere in due fasi, una prima nella quale il fantino palermitano, classe 1932, risultò semplice comprimario, ed una parte finale che lo vide grande ma sfortunato protagonista. Il debutto di Guanto con un giubbetto di contrada risale alla prima prova dello straordinario del 1960, con i colori della Chiocciola. Nella stessa carriera, Guanto fu poi chiamato dalla Pantera per portare al Palio Rosella, cavalla di Dante Malatesta che egli ben conosceva, avendola montata in più di un’occasione, ma che si presentò al canape in condizioni fisiche precarie, a causa di un acciacco subito per la prima prova, che condizionò in negativo la carriera della contrada di Stalloreggi. Nel luglio successivo, la sorte rispedì Rosella in Pantera e capitan Ettore Bastianini decise di ricomporre l’accoppiata con Guanto. Anche in questa occasione, però, l’esito del Palio non fu molto diverso dal precedente e si concluse con un’anonima corsa nelle retrovie. Nel luglio 1962, Guanto, dopo aver disputato le prime due prove nel Drago, approdò nella Giraffa dove lo attendeva Gabria, bisbetica debuttante che aveva già dato filo da torcere a più di un fantino. Pure Guanto subì la scorrettezza della grigia, finendo a terra per la prova generale,ma la dirigenza giraffina decise comunque di confermarlo, nonostante le perplessità del popolo, interamente fugate dopo un appassionato e caloroso discorso per la cena. Il giorno successivo però, Marino non mantenne le sue promesse, partendo ultimo e percorrendo i tre giri al piccolo trotto, rischiando addirittura il doppiaggio. Ai contradaioli infuriati che chiedevano conto dell’inspiegabile atteggiamento, egli con schiettezza rispose: “ che mi dovevo pure ammazzare con quel cavallo pur di farvi contenti?”. Dopo uno stop di quattro anni, Guanto tornò a correre nel mitico Palio dell’agosto 1966, e la sua caduta al canape per la terza prova, provocata dall’imperizia del mossiere Cappelli, fu la scintilla che scatenò tutti i disordini più volte illustrati nei nostri scritti. Il Palio, corso il giorno 17, vide il Montone tagliato subito fuori a causa di un partenza infelice. L’occasione per la riscossa personale arrivo per Guanto il 16 agosto 1967: la Pantera, infatti, gli offrì la monta di Topolone, allora segnato con il nome Ettore, grande favorito dopo la clamorosa vittoria in rimonta del luglio precedente nella Tartuca. La grande chance fu però malamente sprecata dal Marino che cadde al primo San Martino, quando si trovava in terza posizione. Storiche sono le foto nelle quali si vede il fantino che, nel vano tentativo di evitare la caduta, resta attaccato alle redini di Ettore che, infine, si romperanno a metà. Il Palio di agosto 1968 poteva essere davvero quello della svolta per Guanto, invece si trasformò in una beffa colossale. Chiamato dal Leocorno sul potente ma difficile Ercole, in sostituzione di Mezzetto, Guanto fu autore di una grande rimonta, sfruttando anche le disavventure altrui, tanto da ritrovarsi addirittura in testa al secondo Casato, con diversi colonnini di vantaggio su uno stuolo di cavalli scossi che inseguiva. La vittoria ormai sembrava in pugno, ed anche i monturati di Pantaneto erano già scesi in pista, pronti a festeggiare dopo 14 anni di astinenza ma, al Casato finale, Ercole, già avvezzo a questo tipo di scherzi, si rifiutò di girare, forse attratto dallo scosso della Selva, che si era fermato lì il giro precedente, trascinandosi dietro altri cavalli scossi e Canapino nel Montone, “regalando” così la vittoria ad Aceto nell’Oca, che stava concludendo la corsa al passo dopo essere andato a sua volta a dritto al secondo San Martino. Pochi mesi dopo la beffarda corsa in Piazza, un’altra corsa, stavolta in superstrada, fu fatale a Guanto che, in un grave incidente stradale, perse l’uso delle gambe, costringendo Antonino Marino ad interrompere nel più drammatico dei modi la sua breve e sfortunata parentesi paliesca.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 

 

 
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