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STORIA DEL PALIO: 3 LUGLIO 1983, SECONDA PARTE

News inserita il 28-12-2021

Il guizzo di Benito regala il cencio al Leocorno.

Riprendiamo il racconto della carriera del 3 luglio 1983, riprendendo le parole di chiusura della prima parte del nostro articolo: “la notte che attendeva le dirigenze si prospettava intensa e molto lunga”. In effetti, la notte che seguì il 2 luglio portò consiglio a contrade, dirigenze e fantini e quando, alle 18.30 del giorno 3, si tornò al canape, utilizzando ancora la prima busta, la situazione apparve sin da subito chiara e lineare. Due abbassamenti falsi furono il preludio alla tanto attesa mossa valida, con il Bruco ancora una volta entrato lanciato dal nono posto, stavolta però seguito come un’ombra dall’Onda che, nel giro di pochi metri, riuscì a coprire tutte le contrade al suo interno, potendo così girare in testa a San Martino. L’alta velocità con cui Nuvola affrontò la curva non consentì però a Borela di prendere la giusta traiettoria; l’Onda fu perciò infilata prima dal Leocorno e poi dal Bruco. Le cadute di Selva, Pantera e Nicchio, misero fuori causa queste tre contrade, così come, fuori dai giochi era già la favorita Aquila, parata costantemente da Musino fin dalla mossa. Dopo il primo Casato, l’Onda, rimasta in terza posizione, sbagliò nuovamente traiettoria, finendo addosso ai palchi e perdendo ulteriori metri; nel frattempo, Leocorno e Bruco avevano ulteriormente allungato, guadagnando diversi colonnini sulle inseguitrici. Al secondo San Martino, Bastiano si salvò dalla caduta, sfiorando il colonnino e ritrovandosi sul collo del suo barbero. Peggio gli andò al Casato, quando il fantino del Leocorno non poté evitare l’impatto e la conseguente caduta, che pareva aprire un’autostrada verso il tanto agognato successo del Bruco, passato al comando della corsa, incalzato da Benito scosso e dalla Giraffa, rientrata in piena lotta per la vittoria grazie alla generosa rimonta del vecchio Panezio. Le posizioni restarono immutate fino al Casato conclusivo, girato il quale, Benito, con uno spunto improvviso, si buttò lungo lo steccato. Il Pesse, abile sino ad allora a parare lo scosso, non ebbe più modo di contrastarne la progressione cosicché il barbero di Pantaneto, proprio pochi metri prima del bandierino, mise il suo muso davanti a quello di Ascaro. Quelli che seguirono lo scoppio del mortaretto furono attimi di grande tensione: il nerbo alzato di Beppe Pes ingannò numerosi brucaioli che già da tempo avevano invaso la pista, ma non coloro che si trovavano nei pressi dell’arrivo, che subito si resero conto dell’esito beffardo della carriera. Il cencio di Giuliano Vanni fu calato ai lecaioli festanti dopo una lunga attesa, una volta allontanati tutti i brucaioli. La Contrada di Barbicone dovette attendere ancora 13 anni prima di riassaporare il gusto della vittoria, mentre per Benito, la “Freccia Nera”, si aprì un lungo periodo di grandi successi, 5 in totale, che lo consacrarono tra le stelle indiscusse del Palio del XX secolo.

Davide Donnini

Foto www.ilpalio.org

 

 

 

 
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